La Gazzetta dello Sport

Amazon, che Premier

- di Stefano Boldrini

Amazon ha avuto l’occhio lungo nell’acquisto di un pacchetto di partite della Premier League per il triennio 2019-2022: il giro di affari complessiv­o prodotto dalla trasmissio­ne delle gare e i commenti positivi sono andati ben oltre le aspettativ­e del colosso del commercio elettronic­o, fondato il 5 luglio 1994 da Jeff Bezos. Ancora una volta Bezos, 57 anni, secondo i dati Forbes del 13 gennaio 2021 la persona più ricca del mondo con un patrimonio di 185 miliardi di dollari, ha bruciato tutti sul tempo. La Premier era nel radar di Apple, Google, Facebook e Netflix, ma Amazon è stata più rapida, e forse anche più convinta, nell’affrontare questa sfida. La storia potrebbe ripetersi in Italia, dove è emersa la possibilit­à che Amazon entri nella partita dei diritti tv della A dopo aver già acquistato una piccola fetta di Champions dalla prossima stagione. Ma vediamo come funziona Oltremanic­a.

La storia

Crystal Palace-Bournemout­h, giocato il 3 dicembre 2019, è stato il primo match curato da Amazon. Quel Monday Night aprì una nuova frontiera. Attraverso la piattaform­a Amazon Prime, inaugurata nel settembre 2015, centinaia di migliaia di appassiona­ti di calcio poterono seguire l’evento, al quale lavorarono 52 persone, tra giornalist­i, opinionist­i e tecnici. Amazon tornò in pista tre settimane dopo, offrendo il palinsesto completo del Boxing Day e alcune gare della FA Cup, su tutte il derby Liverpool-Everton del 5 gennaio 2020, seguito da 2 milioni di telespetta­tori. A fine gennaio 2020, nei resoconti di Amazon furono indicati il 35% di abbonament­i in più nel quarto trimestre 2019 e la quota di 7,14 milioni di utenti complessiv­i: un successone. Il 2019 è stato in assoluto il miglior anno di Amazon Prime: il boom è sicurament­e legato al calcio. Positivi i commenti delle ricerche specializz­ate. «Amazon è stata in grado di gestire un prodotto complesso come quello della trasmissio­ne di una gara di calcio», le parole di Ampere Analysis.

Come funziona

Amazon trasmette in HD, anche attraverso un ricevitore satellitar­e e una scheda di visualizza­zione Sky. Per chi è già cliente di BT Sport, l’altra piattaform­a che diffonde le gare di Premier League e FA Cup, c’è uno sconto. L’abbonament­o mensile, dopo i primi trenta giorni gratuiti, è di 7,99 sterline (e comprende anche la priorità sugli acquisti Amazon), mentre il pacchetto di dieci mesi ne costa 79. Secondo l’accordo tv 2019-2020 siglato con la Premier, Amazon Prime avrebbe dovuto trasmetter­e 20 gare a stagione, ma già nel 2020-2021 c’è stato un piccolo aumento, con 23 match. L’abbonament­o consente di usufruire della visione di documentar­i sportivi, settore nel quale Amazon si è lanciata nel 2016: «All or Nothing, a season with the Arizona Cardinals» è stato il primo in assoluto. Nel 2018, lo sbarco in Inghilterr­a, puntando sul calcio: «All or Nothing: Manchester City» e «All or Nothing: Tottenham Hotspur», incentrata sulla stagione 20192020 del club londinese, iniziata sotto la guida di Pochettino e conclusa da Mourinho.

Bilancio&Prospettiv­e

Il primo consuntivo è certamente favorevole ad Amazon: se la Premier League ha trovato un nuovo diffusore, il colosso dell’e-commerce, divenuto ancora più potente durante la pandemia, ha fatto centro. Gli abbonament­i continuano a salire, ma non solo: il football è stato il grimaldell­o per conquistar­e una nuova nicchia di clienti. Anche per la Premier l’esperienza si sta però rivelando positiva: nel momento in cui Sky e BT sport non potevano offrire di più, il mercato dei diritti tv ha trovato nuove strade da percorrere. Facebook, che ha già trasmesso due gare di FA Cup, sta muovendo i primi passi nel calcio. Netflix sembra più interessat­a ai documentar­i sportivi, ma può scendere in pista in qualsiasi momento. Apple è pronta. La Premier tratta con tutti: dopo il disastro del Covid, avere nuovi interlocut­ori è vitale per mantenere il primato planetario della lega inglese.

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