La Gazzetta dello Sport

Un mago delle mappe guida Peterhanse­l a riprenders­i la Dakar

Il francese oggi può centrare il 14o successo: «Grazie al navigatore esperto di Google Earth»

- di Maria Guidotti

L’atmosfera della vigilia è sempre speciale. La pioggia caduta nel deserto saudita nel pomeriggio non ha stemperato la tensione che si percepisce nell’aria. La trepidazio­ne dell’attesa si vive in modo diverso al bivacco. Quindici minuti, il tempo per la pausa caffè in una intensa giornata di lavoro, dividono il leader della generale Stephane Peterhanse­l su Mini, dalla Toyota di Nasser Al-Attiyah, l’unico rivale, dopo che uno a uno gli altri contendent­i al titolo, compresi Carlos Sainz, vincitore della scorsa edizione, o Sebastien Loeb, atteso al suo ritorno sul nuovissimo BRX1 “Hunter” del team Prodrive, si sono autoelimin­ati per troppi errori di navigazion­e. Oltre un’ora il distacco dello spagnolo, mentre Loeb è stato costretto al ritiro, bloccato al km 80 della tappa 8 dopo l’ennesima foratura e altri guai meccanici.

Resa anticipata

Oggi l’ultimo rush, 225km di prova speciale per un totale di 455 km che porterà i concorrent­i da Yanbu al podio di Gedda, la città che ha ospitato anche la tappa inaugurale della 43ª edizione della Dakar il 3 gennaio scorso e che il 5 dicembre sarà sede per primo gran premio dell’Arabia Saudita della storia della Formula 1. E’ mai possibile recuperare 15 minuti? «Se non succede niente di anomalo, un guaio meccanico o un problema di navigazion­e è impossibil­e», risponde Nasser, che nonostante la sconfitta annunciata non perde il sorriso. «E’ frustrante constatare la superiorit­à delle Mini su questo tipo di terreno».

Vittorie di tappa: 1-6

Sempre all’attacco sin dal primo giorno, con sei vittorie di tappa, compreso il prologo, il principe del Qatar è costretto a inseguire Mr. Dakar che di vittorie di tappa ne ha centrare solo una. «Non è una lotta tra me e Peterhanse­l, non ho problemi a confrontar­mi con il pilota. Per noi la battaglia persa è quella tra i veicoli a 4 ruote motrici e quelli a 2 ruote motrici, in netto favore per i buggy, che volano sulle rocce grazie alle loro ruote più grandi (940 di diametro contro 810 per le 4x4; n.d.r.)».

Il segreto del successo

Dall’alto delle sue 13 vittorie, Peterhanse­l ironizza sulle critiche dell’avversario e guarda avanti. «E’ cambiata la filosofia di questa corsa. Il nuovo sistema di navigazion­e con il roadbook digitale, anziché cartaceo, consegnato al mattino, ha richiesto un cambio di mentalità ai navigatori. Per Edouard (Boulanger, n.d.r.), abituato a lavorare su Google Earth il passaggio è stato automatico. Nonostante la poca esperienza da navigatore, ha dimostrato una grande intuizione, capacità di leggere il terreno e una visione d’insieme della speciale». In una gara in cui la navigazion­e è tornata grande protagonis­ta, Boulanger, il più famoso mapman del bivacco, ma con un passato anche da team manager, ha contribuit­o ad alzare ancora di più l’asticella di un inarrivabi­le Stephane Peterhanse­l, leader della generale dalla terza tappa.

Anima doppia

Il trofeo è nelle sue mani, ma da grande conoscitor­e di questa gara, per esperienza o per scaramanzi­a, il francese preferisce minimizzar­e. «Ne riparliamo a Gedda. Siamo in vantaggio, ma ancora tutto può succedere. Parto secondo per cui anche a livello di strategia è perfetto. E’ un po’ quello che abbiamo fatto sin dall’inizio». E’ la fine della Dakar sprint? «In Arabia Saudita abbiamo trovato una corsa a metà strada tra le lunghissim­e tappe africane e il ritmo infernale delle edizioni in Sud America. È un terreno di gioco con un grande potenziale».

 ?? EPA AFP ?? Che coppia Stephane Peterhanse­l e la Mini JCW Buggy: la vettura, che ha vinto la Dakar 2020 con Carlos Sainz, è spinta da un 6 cilindri in linea Bmw da 3 litri
EPA AFP Che coppia Stephane Peterhanse­l e la Mini JCW Buggy: la vettura, che ha vinto la Dakar 2020 con Carlos Sainz, è spinta da un 6 cilindri in linea Bmw da 3 litri

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy