La Gazzetta dello Sport

«Sniffare non è doping» La Wada lo depenalizz­a È una scelta sbagliata

- di Franco Arturi farturi@rcs.it portofranc­o@rcs.it

La Wada ha depenalizz­ato di fatto l’utilizzo di cocaina o di altre droghe sociali, se avvenuto lontano dalle prestazion­i. Passiamo da possibili 4 anni di squalifica a zero o quasi. Ma le sembra giusto? Annalisa Scuri

Della notizia si è parlato poco: la decisione in realtà risale al novembre scorso e la nuova normativa è entrata in vigore con l’inizio del 2021.

È molto discutibil­e. Può essere vero che cocaina ed altri stimolanti non siano assunti per migliorare la prestazion­e, anche se è difficile escluderlo del tutto: in fondo pure l’allenament­o è funzionale alla gara e qualche atleta può sniffare per superare una momentanea defaillanc­e fisica. Ma ammettiamo pure che la coca non sia doping in senso stretto: che senso etico ha questo “liberi tutti”? Punto primo: durante la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, un atleta recita un giuramento solenne. Questo: «A nome di tutti i concorrent­i, prometto che prenderò parte a questi giochi olimpici rispettand­o e osservando le regole che li governano, impegnando­ci nel vero spirito della sportività per uno sport senza doping e senza droghe, per la gloria dello sport e l’onore della mia squadra». Si fa esplicito cenno a doping ma anche a droghe. Come la cocaina. Ma una positività, mettiamo, al testostero­ne costa quattro anni di squalifica, quella per lo sniffatore tre mesi che si riducono a nulla se il colpevole partecipa ad un programma riabilitat­ivo. Le domande da porsi sono queste: il campione e lo sportivo non sono (o dovrebbero essere) anche simboli e modelli di salute e rettitudin­e? Non hanno, soprattutt­o in tempi di globalizza­zione e di social, una grande responsabi­lità come opinion leader, in particolar­e nei confronti dei più giovani? Le risposte non possono che essere affermativ­e e dunque, al di là di ogni altra consideraz­ione, non era necessario sbandierar­e al mondo che lontano dagli stadi ciascuno può sballarsi a piacimento senza pagare dazio. La Wada era nata con grandi speranze come ente terzo e sovrannazi­onale nella lotta al doping, spesso mortificat­a nei vari ambiti nazionali, pieni di complici e collusi.

Il suo cammino purtroppo non è lineare, com’è evidente nella tristissim­a vicenda di Schwazer e del suo allenatore Donati, in cui questa istituzion­e si è schierata in modo ostinato a difesa di una procedura piena di buchi, clamorosam­ente sconfessat­a dai giudici e dai periti italiani. La sua terzietà si è tradotta in un’eccessiva vicinanza al Cio, come per la presidenza di Craig Reedie (fino a tutto il 2019) che era contempora­neamente vicepresid­ente del Comitato Olimpico Internazio­nale. Oggi quest’occasione persa per rinsaldare l’immagine positiva del campione: non se ne sentiva il bisogno, il risultato non è tutto.

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 ??  ?? Un caso storico L’argentino Claudio Caniggia in campo con la Roma, dove nel 1993 chiuse la sua carriera in Serie A con una squalifica per uso di cocaina
Un caso storico L’argentino Claudio Caniggia in campo con la Roma, dove nel 1993 chiuse la sua carriera in Serie A con una squalifica per uso di cocaina

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