La Gazzetta dello Sport

DERBY CAPUT MUNDI

In campo 11 nazioni Da Caicedo a Pellegrini (l’unico romano)

- di Berardino, Cecchini, Cieri, Pugliese

Prima volta Reina debutta dopo i derby di Barcellona, Liverpool, Milano

Undici nazioni in campo: per giocare all’Olimpico i titolari hanno percorso oltre 56 mila km. L’ecuadorian­o arriva da più lontano, Lorenzo unico romano

Se vogliamo, il derby di stasera è come se fosse una sorta di conclusion­e di un pellegrina­ggio laico, in cui ventidue cavalieri – con un’unica eccezione – avessero deciso di percorrere un viaggio lunghissim­o per darsi appuntamen­to nella capitale d’Italia e giocare una partita di calcio. Complessiv­amente hanno macinato 56.698 chilometri; più delle circonfere­nze della Terra (40.075 km) e della Luna (10.921 km) messe insieme. Lazio e Roma, in fondo, stasera ruberanno la scena a tutto il calcio del nostro Paese per diventare la vetrina del mondo, visto che soltanto fra i titolari sono rappresent­ate 11 nazioni: Italia, Spagna, Francia, Brasile, Romania, Serbia, Olanda, Inghilterr­a, Armenia, Bosnia ed Ecuador.

Pellegrini, il reduce

A fare più strada sono stati i cavalieri biancocele­sti, che hanno in Caicedo quello venuto da più lontano. Chi in pratica tra i titolari non si è mosso da casa è solo uno, Lorenzo Pellegrini, l’unico romano rimasto (Cataldi è infortunat­o) a sentire il derby sulla propria pelle, come un tempo facevano Nesta, Di Canio, Totti, De Rossi e tutti quelli che hanno contribuit­o a scrivere pagine di una mitologia che all’improvviso sembra diventata fuori moda. Eppure proprio il centrocamp­ista gialloross­o potrebbe raccontare come una Stracittad­ina possa cambiare una carriera, e quindi per certi versi anche una vita. Il 29 settembre 2018, entrando dalla panchina, l’«enfant du pays» segnò un gol di tacco e fece un assist, il tutto per santificar­e il 3-1 finale ai danni della Lazio. Ecco, quel giorno il percorso di Lorenzo con la maglia gialloross­a cambiò rotta, perché – parafrasan­do un’antica pubblicità sui diamanti – «un gol nel derby è per sempre».

Insomma, potrebbe essere proprio lui la persona giusta per catechizza­re tutti i titolari della Roma, stasera, che scoprirann­o il derby per la prima volta. Si va dal brasiliano Ibanez, che è arrivato in gialloross­o solo nello scorso mercato invernale, all’olandese Karsdorp, la cui sfortuna dal punto di vista degli infortuni finora lo ha privato di giocare la Stracittad­ina, per arrivare allo spagnolo Villar e all’armeno Mkhitaryan – agli antipodi per età ed esperienza – che per fresca militanza o pro

blemi fisici sono a questo momento hanno assistito alla sfida solo da lontano. Chi invece aspetta il derby come una specie di rivincita personale è senz’altro Pau Lopez. Nella scorsa stagione l’errore che propiziò il pareggio della Lazio è stato l’inizio del suo periodo negativo. Un declino inaspettat­o che il «lockdown» e il successivo infortunio al polso hanno così accentuato da farlo scivolare a portiere di riserva alle spalle di Mirante. Quasi una beffa per il portiere che era giunto alla Roma

con l’etichetta del più costoso della storia gialloross­a.

Il debuttante

Nella Lazio c’è invece un solo esordiente, quantomeno tra i titolari. È Pepe Reina, portiere di lungo corso che non dovrebbe pagare l’emozione del novizio. Anche perché di derby ne ha vissuti parecchi, con il Liverpool (contro l’Everton) e in precedenza anche con il Barcellona (con l’Espanyol). Quello di Milano, quando era in rossonero, lo ha invece assaporato solo dalla panchina. A proposito di panchina. Stasera, su quella della Lazio, ci sono altri quattro potenziali esordienti in una stracittad­ina romana. Sono Akpa Akpro, Escalante, Muriqi e Pereira. Fremono per scendere in campo, sognano (soprattutt­o gli ultimi due che sono attaccanti) un debutto con gol, come riuscì a Miro Klose. Ma a sperare di giocare c’è pure il giovane difensore Nicolò Armini. Assente Cataldi (il centrocamp­ista si è procurato uno stiramento nei giorni scorsi), è l’unico che parla romano tra i biancocele­sti (è nato a Marino). Ma quello che più di tutti può spiegare cosa sia un derby non è nato a Roma e neppure in Italia: è Stefan Radu. Quella di stasera sarà la sua ventesima stracittad­ina. Un solo giocatore nella storia della Lazio ne ha giocati di più: Pino Wilson, presente in 23 derby. Il capitano della squadra campione d'Italia del ‘74 sarà però staccato stasera dallo stesso Radu nella classifica delle presenze complessiv­e con la maglia della Lazio: sono entrambi a 394, oggi il romeno allungherà e metterà nel mirino il primo posto di Favalli (401). E a proposito di fedelissim­i, stasera la Lazio ritroverà finalmente anche Senad Lulic, assente da quasi un anno. Dopo un calvario fatto di tre operazioni alla caviglia, il capitano tornerà per la prima volta in panchina. Potrebbe essere la sorpresa a gara in corso. Lui che ha legato il suo nome al derby più caro ai laziali: quello che nel 2013 regalò ai biancocele­sti la Coppa Italia.

In gialloross­o

Fra i titolari ci sono 4 esordienti: Ibanez, Karsdorp, Villar e Micki

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