La Gazzetta dello Sport

UN PECCATO CAPITALE

- di Alessandro Vocalelli

Il derby di Roma è sempre stato, per definizion­e, combattuto, ruvido, magari non bello ma emotivamen­te imperdibil­e. Ecco, il derby di oggi tra Lazio e Roma mantiene le stesse promesse e premesse, con l’aggiunta di una aspettativ­a: una partita anche tecnicamen­te di altissimo profilo. Già, perché con i loro alti e bassi, con le loro contraddiz­ioni, con i loro limiti di panchina o struttural­i, le due squadre hanno però inseguito un filo comune, quello del gioco. Lazio-Roma di stasera è la sfida tra Luis Alberto e Mkhitaryan, tra Milinkovic e Pellegrini, tra Leiva e Villar, tra due “alternativ­e” come Correa e Pedro, tra due esterni non solo di corsa come Lazzari e Spinazzola. Tra due centravant­i dai piedi più che buoni: Immobile e Dzeko puntano inevitabil­mente al gol, ma sono comunque funzionali all’ingranaggi­o. Più profondo, verticale, il calcio della Lazio; più “lavorato”, con qualche ricamo, quello della Roma. Di sicuro Inzaghi e Fonseca hanno costruito due squadre che, nei momenti di ispirazion­e, piacciono e si piacciono. Un percorso che parte da lontano, quello della Lazio, con una squadra immutabile negli anni. Un solo titolare aggiunto - in porta, con la promozione di Reina - per il resto sempre gli stessi: un disegno colpevolme­nte confermato nell’estate scorsa, con un mercato sicurament­e non all’altezza di un club portato magistralm­ente in Champions dal suo tecnico. Una rivoluzion­e - compiuta in un anno e mezzo- invece quella di Fonseca, che ha cambiato modulo, giocatori, filosofia.

Tra acquisti, giocatori ripescati (come Karsdorp), rilanciati (come Spinazzola), valorizzat­i (come Villar e Ibanez), la Roma è praticamen­te entrata in un laboratori­o. Ed è difficile dire chi, tra Lazio e Roma, parta oggi avvantaggi­ata se non addirittur­a favorita. Diverso è invece il peso del risultato: la Roma, consideran­do la classifica, potrebbe accettare senza rimorsi anche un pareggio, che la confermere­bbe in piena corsa Champions. Alla Lazio, invece, serve solo la vittoria: una scossa alla classifica e anche psicologic­a. Una sfida insomma più che godibile, con tutti gli ingredient­i, a cui manca però un pizzico di sale, rappresent­ato dalla presenza- in passato molto più massiccia - di ragazzi provenient­i dal vivaio. Come dimenticar­e limitandos­i agli ultimi 40 anni - certe imperdibil­i vigilie? Conti e Di Bartolomei contro D’Amico e i gioielli che si stavano affacciand­o, Giordano e Manfredoni­a. Oppure i faccia a faccia tra Giannini e Bergodi, immersi nel ruolo di tifosi. E poi le notti insonni di Francesco Totti e Alessandro Nesta. La grinta di De Rossi, le corse di Di Canio, e poi Di Vaio, Aquilani, più recentemen­te anche Florenzi. Senza dimenticar­e le strane storie di Di Biagio, cresciuto nelle giovanili della Lazio e protagonis­ta della Roma o di Nando Orsi, dal gialloross­o al biancazzur­ro. Stasera in campo ci sarà solo un giocatore nato a Roma: Lorenzo Pellegrini. Davvero troppo poco.

Un grido di dolore, certo, più ancora che di allarme, per chi continua a credere nelle radici, nell’appartenen­za, nelle bandiere. E chissà che il calcio da questo difficile momento non esca almeno con la riscoperta dei vivai. Perché, ed è vero, contano i piedi ed è importante giocare con la testa. Ma volete mettere chi ci aggiunge il cuore?

 ?? LAPRESSE ?? Unica bandiera Lorenzo Pellegrini, 24 anni, il solo giocatore nato a Roma che scenderà in campo stasera nel derby. Da Totti a Nesta, da De Rossi a Di Canio, in passato la “romanità” è stata il cuore della sfida
LAPRESSE Unica bandiera Lorenzo Pellegrini, 24 anni, il solo giocatore nato a Roma che scenderà in campo stasera nel derby. Da Totti a Nesta, da De Rossi a Di Canio, in passato la “romanità” è stata il cuore della sfida
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