I tormenti di Fede
Idue giganti di Kranjska Gora sono uno snodo fondamentale nella stagione di Federica Brignone, ben al di là dei 200 punti in palio in una specialità che la vede scendere col pettorale rosso della leader. Sulla Podkoren 3 tirata a lucido e ghiacciata, la detentrice della Coppa del Mondo ha l’opportunità di ricostruire la fiducia che nelle ultime tre settimane sembra esserle sfuggita dalle dita, e che è basilare a 23 giorni dalla combinata che aprirà i Mondiali di Cortina. Da lunedì a giovedì l’azzurra si è infatti allenata — con Sofia Goggia, Marta Bassino, Elena Curtoni e Laura Pirovano — proprio sull’Olympia delle Tofane, messa a disposizione dalla Fondazione Cortina 2021 e dalla Ista, la società che gestisce gli impianti ampezzani. Un warm-up fondamentale per chi, come Federica, sarà al via di almeno quattro gare, discesa, superG, gigante, combinata. Prendere le misure di una pista però conta relativamente. Federica in questo momento ha bisogno soprattutto di altro. «A volte agli atleti può capitare di andare in crisi tecnica e di fiducia — spiega Gianluca Rulfi, il responsabile dell’Élite azzurra —. La soluzione è mettersi a lavorare con calma per ritrovare quello che sai essere il tuo livello. A Federica in questo momento manca questo, ma i giorni a Cortina le hanno fatto bene. Abbiamo fatto tutto quello che era necessario per permetterle ritrovare la tranquillità. Il tempo per arrivare bene ai Mondiali c’è tutto».
3 Federica, come sta? Aveva lasciato Val d’Isère con grande confidenza, il terzo posto in superG due giorni dopo la brutta caduta in discesa era stato un capolavoro. Poi cos’è successo?
«Già a Courchevel (un quinto e un secondo posto, ndr) non avevo sciato al massimo. La caduta a Val d’Isère non ha aiutato, nei giorni successivi il polpaccio mi faceva male. A dicembre non mi sono praticamente mai allenata, anche per via del meteo. Nel gigante di Semmering del 28 dicembre avevo ancora dolore e nella prima manche ho fatto davvero fatica (seconda manche poi non disputata per vento e gara annullata, ndr). La verità è che già dall’autunno ho sciato con poca fiducia. Magari in gara l’ho tirata fuori, ma in allenamento no e questa cosa alla lunga è spuntata. Ai primi di gennaio a
Santa Caterina ho lavorato bene in gigante, ma poi è come se avessi sbagliato il focus».
Può spiegare?
«A St. Anton non avevo mai gareggiato. Faccio la prima prova in discesa senza tirare le linee e vado benissimo. In gara cerco di dare tutto, ma finisco per puntare gli sci. In superG ho avuto l’impressione di non aver fatto bene una curva. È come se stessi facendo le cose sbagliate, il voler spingere troppo non mi fa andare veloce. Se uno non è in fiducia si vede».
Ha problemi con i materiali? «Assolutamente no. Scendo con gli stessi sci dell’anno scorso, non ci sono problemi. Con Rossignol siamo messi bene
nelle specialità tecniche (tra le altre Gisin, Liensberger, Worley, Vlhova, ndr). È la sciata che deve funzionare innanzitutto. Per fortuna sento di aver lavorato bene a Cortina».
Cosa avete fatto?
«In tre giorni abbiamo provato tutta la pista da gigante, a pezzi. Sull’Olympia avevo già gareggiato tra le porte larghe nel 2010, ma è passato troppo tempo, non è un riferimento. C’è molta contropendenza, ma non è una pista difficilissima. Di sicuro sarà un gigante lungo, da 1’10” a 1’25” a seconda della tracciatura e di come sarà preparata. Questa sarà la cosa che conterà di più».
E le altre piste che ha prova
to, che impressione le hanno dato?
«All’arrivo di Rumerlo si faranno parallelo e slalom della combinata. Non c’è molta pendenza e credo che per il parallelo faranno fatica a fare due tracciati uguali. Quel tipo di gara però non mi piace molto, lo considero più un evento».
La Coppa del Mondo è ancora difendibile?
«Non credo, non mi interessa. Non so a quanti punti sono dalla Vlhova. Ora ho un problema di fiducia, se non lo risolvo non vinco più una gara».
Questi due giganti a Kranjska Gora sembrano arrivare apposta. Pista ghiacciata e dura.
«Sì, tra l’altro si partirà appena quattro porte sotto gli uomini, sul muro. La pista è lunga e tosta, prevedo distacchi importanti».
L’anno scorso a Kranjska Gora fece fatica.
«Ricordo che stavo malissimo, ero a pezzi. Fu il momento più duro della stagione. Nel 2012 invece arrivai seconda dietro alla Worley. Ricordo che anche allora la pista era molto dura, bella. Facevo la differenza».
Quanto vede maturata la sciata di Marta Bassino rispetto alla stagione scorsa? «Marta è cresciuta molto, innanzitutto mentalmente. La sua forza è la tranquillità, sembra quasi che non le interessi la gara, ma non è affatto così. Forse le mancava un po’ di cattiveria, ma da quest’estate la vedo davvero motivata, convinta di ciò che sa fare. Si vede da come scia, le sue curve sono diventate molto più corte, sono pulite, dopo il palo non “svirgola” mai, è molto diretta. Ha fatto un enorme passo in avanti per la convinzione. Nello sci è questo che fa la differenza».
Quanto le dispiace che i Mondiali saranno a porte chiuse?
«Tanto. Sognavo da tempo un grande evento in Italia. Stiamo vivendo un bel momento soprattutto con noi donne, tanta gente avrebbe potuto venire e appassionarsi, sarebbe stato importante per la montagna. Ciò che non mi dispiacerà invece sarà l’assenza del contorno di eventi collaterali, che nei grandi eventi non manca e che in Italia è sempre più forte. L’anno scorso dopo il parallelo di Sestriere ero esausta. Sono pressioni in più che sono importanti ma che tolgono tempo alla palestra, al riposo, allo studio, alla vita di atleta».