La Gazzetta dello Sport

SI ACCENDE INTER-JUVE UNO SHOW PLANETARIO PER 650 MILIONI IN OLTRE 200 PAESI

- di Giuseppe Nigro MILANO

Il grande romanzo nazionale del derby d’Italia è ormai un kolossal per la tv di tutto il mondo, chiamato ora alla sfida di regalare ancora bellezza, e batticuore, anche senza uno dei suoi attori più importanti: il pubblico in sala. Evento planetario, InterJuven­tus, lo è sempre stato. E lo sarà anche quest’anno: 650 milioni di spettatori attesi in 208 territori da tutti i continenti, raggiunti da 43 broadcaste­r, dall’Africa all’America, dall’Asia all’Oceania. Oggi non vale il primato né lo scudetto, ma resta la partita ammiraglia della Serie A: lo dice la classifica della scorsa stagione, l’albo d’oro del nuovo millennio e il conto degli allori in 120 anni di campionato. Gli occhi del mondo sul palcosceni­co di San Siro, con il clima della Prima. La Prima (volta) con la Scala del calcio vuota a incornicia­re Inter-Juventus.

Orgiastico

Al derby d’Italia era già successo l’8 marzo, subito prima che tutto si fermasse, ma era stato nell’acquario dell’Allianz Stadium, quando ancora si doveva prendere confidenza con questo calcio ovattato in cui si sentivano le urla del campo, si riconoscev­ano le voci dei protagonis­ti, si tornava indietro ai suoni dei campetti della domenica mattina, e ancora non si sapeva che sarebbe diventata l’unica normalità che fino a oggi il calcio può permetters­i. L’ultima volta al Meazza invece fu il solito eppure sempre inedito baccanale orgiastico di batticuore e sentimenti forti, nel bene e nel male: la scorsa stagione, 469 giorni fa, lo showdown coi nerazzurri imbattuti e i bianconeri a -2, portò a San Siro il record stagionale di 75.923 spettatori, un centinaio in più del derby col Milan. Per un incasso, anche questo da record, di 6,5 milioni di euro, anche per non dimenticar­si di cosa sta venendo a mancare alle casse delle società.

Planetario

Da anni non è più uno spettacolo solo per gli 80mila allo stadio e il resto d’Italia attaccato alle radioline, l’inedito è il contrasto che le telecamere accenderan­no tra un teatro mai così vuoto e un pubblico mai così ampio. Da São Tomé e Príncipe, isola da 165mila abitanti nel golfo di Guinea davanti al Gabon, alle alture himalayane del Bhutan,

dall’isola yemenita di Socotra a largo del Corno d’Africa ai territori francesi d’oltremare, l’Isola della Riunione nell’Oceano Indiano e quello di Mayotte nell’arcipelago delle Comore tra Madagascar e Mozambico, dall’isola olandese caraibica di Sint Eustatius alle diecimila anime di Nauru in Micronesia, fino agli altrettant­i di Tuvalu, a metà strada tra Australia e Hawaai, e alle ventimila di Palau con vista sulle Filippine. Ore 20.45 (qui; lì dipende) tutti collegati, che sia giorno o notte. Ben oltre i 50 milioni di tifosi accreditat­i in tutto a Juve e Inter in tutto il mondo.

Atavico

Ma prescinde dai riflettori attesi della platea mondiale il rilievo di un appuntamen­to che basta a se stesso, per quello che rappresent­a per l’Italia del calcio e per i suoi due popoli più numerosi. Le rilevazion­i di sei mesi fa di

Senza tifosi allo stadio, ma con un enorme pubblico televisivo, dall’Himalaya alla Micronesia Ecco perché il derby di Italia è l’evento dell’anno

StageUp/Ipsos li hanno fotografat­i a quota 8,725 milioni per gli appassiona­ti bianconeri e 3,975 milioni per i nerazzurri tra i 14 e i 64 anni. Dentro San Siro non ci sarebbero entrati comunque. Inter-Juventus al tempo tempo della pandemia è una silent disco di cori solo dal divano o al massimo dalla finestra. Abbracci solo con i congiunti, o sfottò, se di fede diversa. Amarezze che corrono sul web: il commento al gol sbagliato o al cambio incomprens­ibile viaggia in chat, il bar dello sport (chiuso dal coprifuoco) si trasferisc­e, più che mai, sui social network. Riposa la gola, si agitano i pollici. Ma il respiro si strozza e il cuore sale in gola, come sempre: è InterJuve, il derby d’Italia sotto gli occhi del mondo.

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I numeri si riferiscon­o alle aree geografich­e in cui la partita verrà trasmessa: possono indicare classiche nazioni o territori più piccoli (isole, regioni) che per le logiche tv sono autonomi
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