La Gazzetta dello Sport

ORGOGLIO NEPALESE PURJA E GLI SHERPA SALGONO CON L’INNO: UNA PRIMA STORICA K2 L’ultimo inverno

Dieci eroi: erano portatori e ora sono grandi alpinisti, capaci della salita dell’unico 8000 non ancora violato nella stagione più fredda

- di Gian Luca Pasini

Inepalesi avevano deciso di non prendersi il merito individual­e per un’ascensione storica, ma rivendicar­e il risultato a nome del Nepal, rivendicar­e la prima invernale a nome della storia. Così il gruppo di 10 scalatori si è fermato 10 metri sotto la cima e ha fatto gli ultimi passi insieme per essere in vetta tutti assieme. Nessuno prima degli altri, anche se erano arrivati qui con storie, spedizioni e perfino ambizioni molto diverse fra loro. «L’intera squadra ha aspettato pochi metri sotto la cima per formare un gruppo, prima di salire insieme mentre cantava il nostro inno nazionale nepalese», ha scritto Nirmal Purja su Instagram qualche ora dopo aver chiuso il cerchio con la storia. Lui, l’ex commando Gurkha, che nel 2018 aveva completato la collezione dei 14 Ottomila nel tempo record di 6 mesi e 6 giorni. Ancora una volta trasforman­do l’impossibil­e in possibile (un po’ come la sua biografia uscita di recente). «Abbiamo reso orgoglioso il Nepal e la comunità di alpinisti nepalesi», ha scritto Mingma Gyalje Sherpa (che pare sia addirittur­a arrivato in vetta senza ossigeno supplement­are, così fosse si tratterebb­e di un altro record assoluto per questa spedizione).

Senza ossigeno

«Un momento molto speciale. Siamo orgogliosi di aver fatto parte della storia dell’umanità e di dimostrare che la collaboraz­ione, il lavoro di squadra e l’atteggiame­nto mentale positivo possono spingere i limiti a ciò che riteniamo sia possibile» , ha scritto ancora Purja su un altro Social. «Molti degli 8000 sono stati scalati in inverno dalla nostra comunità internazio­nale di scalatori, quindi sarebbe una grande impresa per la comunità nepalese di salire e fare la storia», aveva scritto Purja dal campo base, qualche giorno fa. Basterebbe guardare che cosa hanno fatto questi 10 uomini negli ultimi 2-3 giorni per consacrarl­i nell’olimpo degli alpinisti: con un’azione durata in taluni casi ben oltre le 24 ore, partendo da campo 4 durante la notte. Si sono fermati a dormire a campo 3 dopo aver toccato la vetta alle 17 ora locale. Erano considerat­i “portatori”, si sono dimostrati alpinisti fortissimi, andandosi a riprendere le montagne che per decenni hanno calpestato solo come “manovalanz­a”.

Ultimo

Il K2 era l’ultimo dei 14 Ottomila

ancora inviolato durante la stagione invernale. Nelle recenti stagioni ci avevano provato in tanti con ogni mezzo e con ogni tipo di spedizione (il primo tentativo era stato del 1988). Quasi tutti avevano raccontato, tornando a casa, che non era possibile scalare questa montagna (chiamata Selvaggia)

per via non solo delle temperatur­e molto rigide, ma soprattutt­o dei venti fortissimi che hanno sempre soffiato sulla vetta (e non solo). Sempre tranne che nelle ultime ore, come quasi a lasciare passare i nepalesi. «Questo è un grande successo nella storia dell’alpinismo. Grazie alla montagna

per aver concesso questa salita. Se la montagna ti lascia salire, nessuno ti può fermare». Ha scritto il capo spedizione di Seven Summit Treks, Chhang Dawa Sherpa dal campo base.

Più di 50 alpinisti

E in questo inverno così difficile per tutto il mondo, oltre una cinquantin­a di alpinisti di diverse parti del mondo si sono dati appuntamen­to al K2 (divisi in diverse spedizioni) per provarci ancora. Nella storia, fin da quel lontanissi­mo 1954, quando la spedizione comandata da Ardito Desio scalò per la prima volta la seconda montagna più alta della Terra, scalare il K2 (non solo d’inverno) è stata sempre un’impresa: se sono più di 10.000 coloro che con ogni condizione hanno scalato l’Everest, non arrivano a 460 quelli che hanno salito il K2, ma con un tributo altissimo di vite, più di 80. A cui nella giornata della festa nepalese, si è purtroppo aggiunta quella dello spagnolo Sergi Mingote, quasi in contempora­nea col momento in cui la squadra nepalese raggiungev­a la vetta. «Purtroppo abbiamo perso Sergi! Grande scalatore e ottimo amico. Mentre scendeva da campo 1, improvvisa­mente è caduto. Abbiamo inviato un team medico, ma purtroppo non

siamo riusciti a salvarlo», ha scritto il capo si Seven Summit Treck, Chhang Dawa Sherpa. Anche “nell’ultimo inverno” il K2 ricorda che la montagna ha le sue regole. Inviolabil­i.

Festa e tragedia

Altre spedizioni ci provavano. Al campo 1 cade e muore Mingote

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Per la prima invernale
La vetta del K2 e qui sopra gli uomini che hanno fatto l’impresa e un selfie (non in vetta) di Nirmal Purja, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma G, Sona Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Temba Sherpa, Kili Pemba Sherpa
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La festa Nepalese Per la prima invernale La vetta del K2 e qui sopra gli uomini che hanno fatto l’impresa e un selfie (non in vetta) di Nirmal Purja, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma G, Sona Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Temba Sherpa, Kili Pemba Sherpa ●Fra

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