La Gazzetta dello Sport

La conquista in inverno del K2 apre la nuova era degli scalatori del Nepal

- di Alessandro Filippini

Sul K2 ieri è finita un’altra era dell’alpinismo. Ma se n’è aperta una nuova, che possiamo intitolare “Nepal al potere”. Quaranta anni fa erano stati i polacchi, divenuti famosi come “ice warriors”, a inaugurare e a dominare l’era della conquista invernale degli Ottomila, rilanciata negli Anni 2000 da Simone Moro con il suo eccezional­e poker di “prime”. Inviolata nella stagione più fredda restava, delle 14 montagne più alte della Terra, solo la seconda, la “montagna degli italiani”, la più difficile e pericolosa. E i nepalesi, che fino a ieri non potevano vantare la partecipaz­ione ad alcuna delle prime invernali sugli Ottomila, hanno “violato” il K2 da veri dominatori. Chiuso così il ciclo, presto la moda delle invernali su queste montagne passerà. Ma si aprirà ai veri alpinisti la prateria sconfinata delle vie più difficili, dello stile più sobrio ed elegante e delle montagne di 7000 o 6000 metri.

Ieri i nepalesi non soltanto sono andati in dieci sulla vetta, aspettando­si per toccarla tutti assieme, cantando l’inno nazionale. Non soltanto hanno unito le forze di due spedizioni autonome, di soli scalatori, senza clienti paganti al seguito. Hanno anche lavorato in sintonia con la grande spedizione commercial­e che, ciliegina su una sontuosa torta, è diretta proprio da uno sherpa. È la presa del potere, appunto.

I nepalesi hanno dato la miglior dimostrazi­one di essere ormai alpinisti completi, almeno sulle loro montagne, le più alte della Terra. Si può chiamarla anche rivoluzion­e. Lanciata da quell’agitatore del mondo dell’himalaismo che si fa chiamare Nimsdai, amico Nims. Due anni fa Nirmal Purja aveva cancellato ogni termine di paragone, scalando i 14 Ottomila in soli 6 mesi e 6 giorni, quando il record precedente era di oltre 7 anni. Ma lui non fa parte della etnia che si ritiene giustament­e “proprietar­ia” degli Ottomila: non è uno sherpa. È nato in una bassa valle e ha cominciato a scalare da pochi anni. Faceva ombra la sua figura, invadente per via della personalit­à esuberante, forgiata dal servizio militare nel corpo dei gurkha e poi addirittur­a nel Servizio Speciale dell’esercito britannico. Era malvisto e

criticato. Sul K2 però ha fatto squadra, lavorando insieme agli sherpa suoi e a quelli di Mingma Gyalje, che già negli scorsi anni aveva provato a ribaltare lo stereotipo dello sherpa incapace di iniziative. Come, a livello di affari e non soltanto di scalate, hanno fatto i sei fratelli sherpa proprietar­i della agenzia commercial­e che ormai è la più grande al mondo. E che ora può vantare anche questo impression­ante successo sul K2, purtroppo funestato dalla morte dello spagnolo Sergi Mingote.

Nirmal Purja è parte della grande famiglia sherpa. E il successo sul K2 in inverno peraltro insolitame­nte clemente -, dopo un 2019 di miseria per gli sherpa senza lavoro causa pandemia, apre loro nuove frontiere: spedizioni in ogni mese dell’anno da offrire ai ricchi clienti che sognano l’aria rarefatta degli Ottomila.

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Tetto del mondo Il K2, la seconda montagna della Terra dopo l’Everest
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