La Gazzetta dello Sport

L’UNICITÀ DI ROMELU E CRISTIANO

INTER E JUVE SCATENANO I PESI MASSIMI SCUDETTO LUKAKU-CRISTIANO È DERBY DI TAGLIA

- di Luigi Garlando

«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», diceva il tale. Noi giornalist­i sportivi un filo sventurati lo siamo, perché ne abbiamo sempre bisogno. Ok, il calcio non è la boxe, ma raramente due squadre sono state caratteriz­zate da due soli giocatori: Lukaku e Ronaldo...

«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», diceva il tale. Noi giornalist­i sportivi un filo sventurati lo siamo, perché ne abbiamo sempre bisogno. Ok, il calcio non è la boxe, una partita non potrà mai essere ridotta a un duello individual­e, ma raramente due squadre sono state caratteriz­zate da due giocatori soli. I numeri e la storia della prima parte del campionato impongono la lettura di Inter-Juve attraverso Romelu Lukaku e Cristiano Ronaldo. Gli eroi della notte di San Siro, appunto. Il primo e il secondo nella classifica cannonieri, ma non solo. I 15 gol di CR7 sono il 42,9% dei 35 della Juventus. Una percentual­e enorme. Tra i grandi bomber europei, solo Lewandowsk­i (Bayern Monaco) ha un’incidenza superiore: 20 su 46 (43,5%). Ma anche il 27,9 di Lukaku (12 gol su 43) è da top ten europea, la stessa di Mbappè (Psg), per intenderci. Ma più ancora di questi numeri, è il confronto tra il rendimento di Inter e Juve con e senza i due attaccanti a spiegarne la poderosa dipendenza. Lukaku ha saltato la partita con il Parma ed è entrato dopo con Atalanta, Sassuolo e Samp: una vittoria, due pareggi e una sconfitta. Cristiano ha saltato tre gare: con Crotone, Verona e Benevento. Tre pareggi. In altre parole, Inter e Juve non hanno mai vinto senza Romelu o CR7. L’aggiunta di un dettaglio parziale rende ancora più esplicito il concetto. Calcoliamo quanti gol hanno segnato Inter e Juve con i loro bomber in campo e quanto senza. Esempio. LazioJuve: 1-0 per i bianconeri con Ronaldo in campo, esce e finisce 1-1. Samp-Inter 2-1: 0 gol senza Romelu, 1 quando entra. Facendo il calcolo su tutte le partite giocate, vien fuori che l’Inter in A con Lukaku ha una differenza reti di +17, senza Lukaku di +3. La Juve con CR7 ha una differenza rete di +19, senza di 0. Come dire che, private dei due bomber, Inter e Juve diventano squadre «normali». Con un sostanzial­e equilibrio tra gol fatti e subiti si galleggia di solito a metà classifica, tipo la Samp (26/28).

Velocità e carisma

Potremmo riadeguare qui la frase brechtiana di inizio articolo: «Sventurati i mister che hanno bisogno di eroi». Perché la plateale incidenza di Lukaku e CR7 e la dipendenza dalle loro giocate è un’indiretta accusa a progetti tecnici ancora irrisolti. E infatti Inter e Juve sono accomunate da problemi a centrocamp­o ancora aperti e da una costruzion­e corale spesso balbettant­e. Quando i problemi saranno risolti, verrà più naturale parlare dell’Inter di Conte e della Juve di Pirlo. Per ora sono l’Inter di Lukaku (o della Lu-La) e la Juve di CR7. Per questo non è così sbagliato immaginare il belga e il portoghese che escono dal tunnel di San Siro in accappatoi­o, con un asciugaman­o al collo, accompagna­ti da un fascio di luce, mentre si incamminan­o verso il centro del campo, pestando un guantone contro l’altro. Quello di stasera sarà un match tra pesi massimi, il più intrigante che possa offrire il campionato. Due fuoriclass­e che hanno trascinato uno sport di squadra al confine di uno individual­e. All’angolo bianconero, Cristiano Ronaldo. Arma letale: la velocità d’esecuzione. Il pallone accompagna­to da sinistra con piccoli jab, poi il doppio passo e il diretto in porta. Stende soprattutt­o così. Spiegava Muhammad Ali: «Sono così veloce che posso spegnere la luce e mettermi a letto prima che la stanza diventi buia». Dovrà essere bravo Skriniar ad accorciare per intercetta­rlo, prima che la farfalla punga come un’ape. Se i 12 gol di Lukaku sono nati tutti nel cuore dell’area, i 15 di Cristiano hanno puntellato zone diverse del rettangolo. CR7, di Ali, ha anche la poderosa autostima. Ogni celebrazio­ne da «Siuuu» è la rappresent­azione del pensiero di Cassius Clay: «Difficile essere umile, quando sei grande e bello come me».

Cristiano trasmette alla squadra la sua autostima. Quando non gioca è un’altra Juve. Cristiano, che posta fiero la sua tartaruga addominale, è l’apoteosi della forza di volontà. Spiegava Muhammad Ali: «Comincio a contare gli esercizi per gli addominali solo quando inizia il dolore: sono quelli che contano davvero».

Forza e generosità

All’angolo nerazzurro, Romelu Lukaku. Punto di forza: la potenza. È immarcabil­e nella progressio­ne lunga; quando conquista il centro del ring, inutile pestarlo ai fianchi, tanto si gira lo stesso e fa gol. Quando tira fa male. «Ho colpito così forte Floyd Patterson - spiegava Ali che avrà bisogno del calzascarp­e per rimettersi il cappello in testa». Il corpo a corpo di Big Rom con la ricostitui­ta e gloriosa coppia Bonucci-Chiellini è uno dei temi più intriganti del match e una delle chiavi della partita. Lukaku vanta un numero di tiri in porta leggerment­e inferiore a CR7 (21 a 27), ma una percentual­e realizzati­va migliore: 27,9% contro 23,85%. Lo juventino segna ogni 72,8 minuti di campionato. Anche qui, solo Lewandowsk­i viaggia più veloce: uno ogni 58,9 minuti. L’interista è quinto (96,2), dietro ad Haaland (76) e Mbappé (83,2). Non ci sono numeri invece per quantifica­re la vera superiorit­à di Lukaku su Cristiano: la generosità al servizio della squadra, anche senza palla, che consente a Conte una strategia aggressiva di recupero alto che Pirlo, con CR7 (e Dybala), non può permetters­i. Sentenziav­a Ali: «Il servizio agli altri è l’affitto che paghiamo per la stanza sulla terra». Anche Big Rom prende a pugni il razzismo. L’Inter, un punto nelle ultime due partite, uno scontro diretto vinto (Napoli) su 5, deve vincere per cambiar passo e non allontanar­si dal Milan. La Juve deve vincere per risalire. Sarà un gran match. Con i due migliori pesi massimi in campo.

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Le due stelle Romelu Lukaku, 27 anni, e Cristiano Ronaldo, 35

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