«Sulla sicurezza noi da esempio Chi non capisce danneggia tutti»
Ieri la festa per i 57 anni, oggi incontro con l’Uci su divieto “posizione-Froome” e nuove regole: «Non mi ricandiderò»
Quando la chiacchierata è finita, Gianni Bugno riprende la parola: «Vorrei che fosse chiara una cosa, io non sono nemico dei corridori. Sono stato uno di loro e il lavoro che stiamo facendo è per il bene del ciclismo. Le polemiche non mi interessano, non aspiro ad altri incarichi. Quando sarà finito questo mandato (il terzo, ndr) da presidente del sindacato mondiale, alle elezioni di settembre 2022 non ho intenzione di ricandidarmi. Ma intanto vorrei trovare le soluzioni migliori per gli atleti e il pubblico. Magari a qualcuno posso sembrare vecchio e rimbecillito ma un po’ di ciclismo l’ho vissuto...». Ieri il monzese ha compiuto 57 anni. Oggi lo attende un incontro con Richard Chassot, nuovo responsabile della sicurezza dell’Uci. Domani un Direttivo ‘aperto’ (Trentin e Gilbert), l’8 marzo una assemblea. Il tema sicurezza è caldo.
3Bugno, le decisioni dell’Uci in materia hanno fatto molto discutere. Sul lavoro del Cpa ha qualche ripensamento? «Non rinnego niente. La mia ‘squadra’ ha lavorato molto bene. E io mi ritrovo d’accordo con le conclusioni». 3Parliamo delle posizioni che saranno vietate dal 1° aprile. «I professionisti devono essere un esempio per chiunque ami il ciclismo. Hanno un ruolo fondamentale e non devono dimenticarselo. Forse non l’hanno ancora capito fino in fondo. Si rischia di sbagliare e danneggiare la nostra immagine. Quelle posizioni estreme portano pochi vantaggi e non sono la normalità. Non sei appoggiato sui tre punti della bici, ma “appeso”».
3 Nel motociclismo non ci pensano a vietare a un pilota di ‘piegare’ troppo in curva. «I piloti lo fanno solo in pista. E lo fanno perché le moto sono concepite per fare quello. Non è che si siedono sopra il serbatoio o si buttano indietro rispetto alla sella. In strada, ‘piegare’ in quel modo sarebbe impossibile, in pratica».
3 Altra obiezione: prevedere l’espulsione è esagerato.
«C’è un regolamento dell’Uci che va rispettato. Immagino che sia difficile arrivare a una punizioni estrema. Ma è anche un modo per far capire che quella posizione non va utilizzata, anche se magari le sanzioni potranno essere riviste».
3Verso le responsabilità degli organizzatori non andava fatto di più? Vedi l’incidente di Jakobsen al Polonia 2020. «Sanno di avere sbagliato e non riproporranno quel traguardo, ho parlato con loro. Appena le transenne da utilizzare verranno omologate, le useranno. In questi giorni anche al Tour de la Provence in Francia ci sono stati problemi con transenne e cadute. Ma noi del Cpa non possiamo imporci con gli organizzatori, semmai raccogliere i pareri dei corridori e portarli all’Uci, che deve poi agire».
3Come?
«Con delle multe. Chiediamo maggiore attenzione a chi organizza. Ma anche agli atleti. E comunque al Polonia quell’arrivo si faceva da diversi anni, non mi erano arrivate lamentele. Abbiamo chiesto noi adesso di mettere un parametro per le transenne, così chi mette in piedi le gare si può adeguare».
3Altre cose da fare?
«I fotografi devono essere più lontani dalla linea bianca, non possono stare a 15 metri. Poi, limite di velocità dei mezzi in gara nel sorpasso dei corridori e distanze più ampie».
3Trentin ha detto che i colleghi non si sono informati sulle nuove norme.
«Vero, le mail che abbiamo mandato le hanno lette in pochi. Anche le regole sulle borracce e i rifiuti da gettare in zone dedicate sono molto importanti. Io ricordo una bellissima immagine, Sagan che per non gettare una carta a terra la porta all’ammiraglia. Esemplare».
3Del nuovo sindacato «The riders union» che pensa?
«Io faccio parte del Cpa, che è inserito nel sistema dell’Uci, è riconosciuto. Di quanto c’è fuori... non mi interessa niente. Possono essere mille, ma non hanno riconoscimento. Le cose vanno fatte tramite i canali legali, non quelli illegali. Questo gioco di potere non mi piace».