Il derby alla luce del sole può riaprire i giochi per tutti
Milan e Inter in campo alle 15 Roma, Lazio e Juve sperano di rosicchiare due punti. Il boom Ballardini
Non capitava dal 2008 che MilanInter si giocasse di pomeriggio, a parte l’eccezione all’ora di pranzo nel marzo del 2017. Derby di pomeriggio e scatta subito l’amarcord anni Settanta. Nel 1973 e dintorni un altro inglesismo dominava mezzo mondo: “austerity”, austerità. La crisi petrolifera costrinse i governi occidentali a limitare il consumo energetico. Chiusura anticipata per ristoranti e cinema, divieto di circolazione per le auto e le moto private nei giorni festivi. Si andava a San Siro a piedi o con mezzi di fortuna. Da “austerity” a “lockdown” mezzo secolo è passato, eppure sempre lì siamo, a imprecare per le limitazioni alle nostre libertà quotidiane. Derby alla luce del giorno e la questione è semplice: se vince l’Inter, la capolista se ne va; se prevale il Milan, controsorpasso. Ma un “tertium” è “datur” e parliamo del pareggio, che farebbe la felicità di chi insegue. Un pari moltiplicherebbe le motivazioni della Roma, sottovalutata terza incomoda, attesa in serata alle forche caudine di Benevento. La Roma è sopravvissuta alla spaccatura tra Fonseca e Dzeko, in qualche modo l’ha ricomposta ed è andata oltre. Non pensiamo che vincerà lo scudetto, ma che possa farci un pensierino proibito sì. È una squadra definita, con linee guida chiare. La spigolosità di Fonseca è un valore, tiene il gruppo in tensione ed è garanzia di cura dei dettagli. Stasera sarà Pippo Inzaghi a misurare la Roma, almeno per una notte raggiunta al terzo posto dalla Lazio dell’altro Inzaghi, Simone. Non è stata una grande Lazio, però i tre punti strappati alla Samp sono importanti per la fiducia: martedì all’Olimpico calerà il Bayern. Non è detto che chi fatica contro la Samp debba perdere di sicuro contro i campioni d’Europa e del mondo. Questo ottavo di Champions con il Bayern è un
premio alla crescita tecnica degli ultimi anni, un modo per ricordarsi da dove si è partiti e dove si è arrivati. Va vissuto con entusiasmo, senza angoscia, e sia quel
che sia. Il convitato di pietra di questo fine settimana è la Juve, in campo soltanto domani contro il Crotone. Ferita dalla nottataccia di Oporto, la Signora osserva le altre e si appresta a cogliere i tre punti contro l’ultima della fila. Una vittoria che la manterrà a ridosso delle prime e con la solita partita in meno da recuperare, contro il Napoli. La Juve, per quanto scombinata e altalenante, resta un pensiero fisso di Inter e Milan, una presenza inquietante per i nuovi padroni del campionato. Non si toglie di torno neppure nelle stagioni complicate, le viene naturale resistere.
Post scriptum dedicato al Genoa, che in 10 contro 11 ha acciuffato il 2-2 all’ultimo istante contro un gran bel Verona. Con Davide Ballardini in panchina, il Grifone ha accumulato 19 punti in 10 partite, viaggia a una media da zona Champions, si è tirato fuori dall’abisso in cui era precipitato. Un caso eclatante, di scuola. Ballardini a 57 anni è un allenatore nel pieno della compiutezza.