La Gazzetta dello Sport

La marcia tricolore

Conte come Mou: ora occhio alle piccole L’Inter ha gli stessi punti degli anni con José. E fino a metà maggio solo 2 scontri diretti

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Antonio Conte ha fatto il capo-pompiere: quando c’è da spegnere pericolosi entusiasmi, lui arriva sempre con l’estintore. A sentire le sue parole, il peso specifico delle prossime due partite contro Genoa e Parma, morbide in apparenza, è superiore a questo derby che rischia di scavare un fossato nella stagione. In realtà, l’Inter si è messa in una invidiabil­e condizione: ha il destino nelle mani e deve pensare solo a sé. Anzi, deve guardarsi da se stessa, dai suoi storici sbalzi d’umore che sembrano però superati da queste certezze invernali. Conte può comunque pesare il calendario e organizzar­e una road map scudetto: 15 tappe fino al traguardo, dislivelli diversi ma vittoria finale mai così alla portata. Anche perché non è un vantaggio da poco concentrar­si su un solo, grande rispetto ai rivali, costretti a dividersi tra affanni domestici e impegni europei. Dopo mesi ad inseguire con affanno la vetta, l’ultima settimana ha riscritto il senso del presente e del futuro nerazzurro. Dal passato, semmai, si può pescare una di quelle simbologie che scaldano i tifosi: Conte in Serie A viaggia ad altezza Mou. Sulla stessa identica frequenza. Negli ultimi due campionati vinti dai nerazzurri con Mourinho, nel 2008-09 e nel 2009-10, la squadra aveva gli stessi identici punti, 53. Semmai, i rivali di José erano meno pericolosi di questo Milan: nel primo anno, la Juve aveva 46 punti, lontanissi­ma a -7: nel secondo, i rossoneri erano fermi a 45, addirittur­a a -8. Quelle Inter erano più solide dietro, almeno a guardare i gol subiti (quest’anno già 24), ma Conte ha costruito davanti una macchina da guerra: è già a 8 gol in più (57), rispetto all’anno del Triplete. Insomma, il quadro è piuttosto definito: questa squadra ha imboccato davvero la via maestra verso il titolo.

Corsa a ostacoli

Dopo il derby, guardando furbescame­nte al calendario, Conte ha stabilito il suo ordine di priorità : «A livello psicologic­o i ragazzi sanno che temo molto le partite con Genoa e Parma: sono molto ostiche e dovremo dimostrare di avere fatto quello step per rimanere in vetta fino alla fine. Queste due partite diranno tanto su quello che vogliamo fare da grandi». Sarà pure un esercizio di retorica, ma Conte è consapevol­e che da ora in poi sarà vitale non seminare briciole contro le piccole. Già a partire dalla prossima sfida, a San Siro contro i rossoblù di Ballardini, in salute come poche altre squadre di A. Il fatto che nella stessa giornata il Milan debba far visita alla Roma offre la ghiotta possibilit­à di allungare ancora un po’. Messi alobiettiv­o le spalle il derby e il match sempre insidioso contro la Lazio, restano solo altri quattro scontri diretti contro le big. Due saranno nelle ultime tre: terzultima contro la Roma a San Siro, penultima allo Stadium contro la Juve. Tradotto: fino a metà maggio l’Inter dovrà surfare tra dodici partite di campionato, di cui 10 più leggere in partenza. Le trappole, invece, sono una per mese: l’8 marzo a Milano arriva l’Atalanta, giusto dopo il duo Genoa-Parma, e il 18 aprile i nerazzurri vanno al San Paolo contro il Napoli. La possibilit­à di mettere fieno in cascina è reale. Il +4 in classifica spargerà pure buonumore, ma non rassicura del tutto: quando l’Inter ha vinto la corsa scudetto nell’era dei tre punti, ne ha sempre avuto almeno sette di vantaggio al 23esimo giro.

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