La Gazzetta dello Sport

«Inter, che gioia Ma Ibra è uscito per le prove di Sanremo?»

«Sofferto per 10 minuti, come normale in un derby. Poi tutto perfetto. Scudetto? Se era un obbligo, ora lo è ancor di più...»

- di Vincenzo D’Angelo

«Èuna gioia fighissima. Eravamo già obbligati a puntare allo scudetto. Ora lo siamo ancor di più». Nicola Berti non sta nella pelle dopo la vittoria del derby. Un successo che lancia l’Inter in fuga e che obbliga Conte e i suoi ragazzi a non nasconders­i più. «Ma non è stata una vittoria semplice – sottolinea subito l’ex centrocamp­ista nerazzurro – però è stata limpida. Netta. Abbiamo sofferto dieci, quindi minuti al massimo, ma mica potevamo vincere un derby senza soffrire, su. Era nell’area che ne avevamo di più, però non mi aspettavo questa superiorit­à così marcata. A proposito, Ibrahimovi­c è uscito prima: perché? Aveva delle prove per Sanremo?».

Chi è stato l’uomo chiave? «Lautaro, senza di più. Anche più di Lukaku. Sempre in partita, sempre pericoloso, sempre decisivo. Già nell’ultima sfida contro la Lazio era stato secondo me fondamenta­le».

Il segreto della vittoria? «Conte, senza dubbio. Il suo rapporto con i giocatori è straordina­rio e loro ormai giocano per lui. Si vede nell’attenzione che mettono, nella cattiveria agonistica, nella corsa verso la panchina dopo ogni gol. Questa Inter è squadra in tutto e per tutto. E il merito di questo splendido lavoro è del mister». E un po’ anche del suo “idolo” Barella. Cresce ogni partita di più, non trova? «Nicolò è sempre eccezional­e: il polmone e il leader di questa squadra. E anche in prove meno spettacola­ri sa essere determinan­te. C’è sempre lui sulle seconde palle, non perde un duello. Però forse dovremmo spendere anche una parola per i difensori, di cui si parla sempre troppo poco. Con Skriniar, De Vrij e Bastoni l’Inter ora è insuperabi­le. E se pure Handanovic torna su questi livelli…».

Beh, anche Eriksen forse. «Già, avete visto che qualità? Uno con questa qualità deve sempre giocare, però è innegabile che fino a qualche tempo fa faceva troppa fatica a far emergere il suo valore nel gioco di Conte. Poi dopo la magia nel derby di coppa… Ora sì che è il giocatore da salto di qualità». Cosa deve temere adesso l’Inter per lo scudetto? «Solo se stessa: è una squadra pazza, lo dice il Dna. Ma credo che ormai la montagna sia stata scalata, ora arriva la discesa dove però servono gambe forti per non cadere, come quelle di Perisic». Insomma, bravi tutti.

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GETTY Idolo nerazzurro Nicola Berti, 53, all’Inter dal 1988 al 1998

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