L’ira di Gasperini: «Direzione pesantissima»
Il tecnico: «C’era un rigore gigante. Il mio rosso e pure il giallo a Gosens sono brutti segnali Ora il Real...»
Afine partita il viso tirato di Gian Piero Gasperini si distende davvero solo quando finalmente si passa a parlare di Muriel e dei suoi balletti che non finiscono più. E forse smetteremo davvero di chiamarlo l’uomo delle reti che arrivano dalla panchina: ieri ha celebrato la nona presenza da titolare consecutiva con un gol (e che gol). Nessuno nel 2021 ha segnato quanto lui in A (e in Europa solo Lewandowski ha messo il timbro più volte, 8 a 7), nessuno nel nostro campionato ha firmato più gol su azione (13, come Lukaku e Lautaro), nessuno è in forma come lui in questa Atalanta. Lucho pesa la classifica: «Questa vittoria può contare nella corsa Champions».
La rabbia
Gasperini pesa il momento di Muriel: «Condizione mentale, fisica e atletica straordinarie. E che salto di qualità anche a livello di continuità». I sorrisi del tecnico finiscono lì: il resto è rabbia, e puzza di bruciato. «Mi sento come uno che è passato sotto un treno e non si è fatto nulla: questa era una trappola, abbiamo rischiato di brutto. Partita pesante per l’opposizione del Napoli e per la direzione arbitrale: pesantissima. Il rigore su Pessina è un episodio, anche se si è visto da 70 metri che c’è stato un tocco: poi si può andare o no al Var, ma la dinamica è chiarissima. Però ci sono stati altri episodi: non così determinanti, ma pesanti da sopportare. Il mio rosso è un brutto segnale - ho detto solo che era un rigore grande come una casa - come il giallo a Gosens. E’ il segnale che la battaglia in campionato sarà molto dura e per questo sono così arrabbiato, come tutti i miei giocatori: è inusuale vincere 4-2 e trovarli furibondi nello spogliatoio. Mettiamola così: vincere una gara così complicata è il modo migliore per avvicinarsi al Real, ci dà adrenalina e morale. L’obiettivo è arrivare a Madrid con la qualificazione in ballo: mercoledì non dovremo snaturare le nostre qualità per provare a segnare, con l’attenzione dovuta a una squadra a cui non servono molte occasioni per fare gol».