La grande illusione
Come si dice? Dolce-amaro?». Sì Alex, si dice proprio così. E anche un po’ salato. Ci avevamo creduto tutti che saresti riuscito a far chiudere con una terza medaglia questi Mondiali belli e travagliati per l’Italia, fatti di legno - i tre di Paris in discesa, Curtoni in combinata e il tuo -, di assenze pesanti - Sofia Goggia - di divisioni neanche tanto latenti - la triade Goggia-Bassino-Brignone ha bisogno di una regolata - ma anche di riscoperte, di scommesse che sembravano perdute e che invece danno soddisfazione quando meno te lo aspetti, come De Aliprandini argento in gigante. Quel secondo posto nella prima manche (a 14/100 da Pertl), con il pettorale 17, su una pista che reggeva così tanto da far risultare eccessiva l’inversione dei 15 decisa dalla Fis, quel tuo aggredire le porte, fare ritmo, passare a mezzo dito dai pali ci ha rincuorato prima ancora di farci esultare. Perché tu sei una scommessa che guarda al futuro, che ha il mirino puntato dritto sui Giochi del 2026 e oltre. E quindi è dolce vedere che già adesso te la sei giocata, che hai superato un gennaio orribile - cinque uscite di fila nel cuore della stagione eppure sei riuscito ad azzerare tutto e a tornare lassù, dove eri stato a dicembre col quarto posto in Alta Badia e il terzo a Madonna di Campiglio, prima che l’appendicectomia, le settimane di allenamento saltate e l’inesperienza presentassero il conto. «Prendo questo quarto posto con serenità perché c’è margine. Oggi mi sono mancati otto decimi (1’20” dall’oro di Foss-Solevaag e 99/100 dall’argento di Pertl, ndr). Sono tanti. Spero però di aver fatto emozionare qualche italiano davanti alla tv. Lo sport è questo. Ho ben presente quello che ho vissuto io quando venerdì è sceso De Aliprandini. Ecco, vorrei che la gente avesse provato le stesse emozioni con me».
Amaro e salato
Dolce, sì, ma anche amaro e con retrogusto salato, perché un legno è sempre un legno anche se il distacco che ti separa dal podio - 74 centesimi dal bronzo di Henrik Kristoffersen - non concede recriminazioni. «Ho commesso una sbavatura subito all’inizio, una prima del piatto, una prima del finale. Credo siano dovute al sale. Magari avrei dovuto scegliere qualcosa di diverso come materiale, ma è anche vero che hanno sbagliato in tanti. Sapevo che nella seconda manche sarebbe stata difficile, sul sale non mi trovo ancora tanto mentre i norvegesi vanno molto forte, bravi loro. Voti alle mie manche? Alla prima nove, perché dieci si dà soltanto quando si fa il miglior tempo. Nella seconda un cinque per la sciata, ma un otto per l’atteggiamento: l’ho attaccata comunque. Quindi resto contento e credo che la giornata di oggi mi darà tanta esperienza».
Per il futuro
Alex è un talento, lo si sa sin da quando vinse i Mondiali juniores (2019). Anzi, dall’anno prima, dopo l’argento in slalom ottenuto a Davos alle spalle di Clément Noel: allora Max Carca decise di portarlo a PyeongChang 2018, diciottenne, per fargli fare esperienza. Alex uscì, ma imparò a gestire le pressioni. I frutti di quella scommessa si sono visti ieri, così come quelli del lavoro di Carlo Senoner, l’allenatore che lo segue da sempre, del responsabile dello slalom Jacques Theolier e di Claudio Ravetto, che fa da consulente ad Alex sin da quando era ragazzino. Insomma, il gardenese che ama il trekking e guarda i cartoni giapponesi, che legge Robinson Crusoe e ascolta Ed Sheeran, ieri ha dimostrato che si può contare su di lui. Ed è pronto a stupire. «Quest’anno il gigante mi è mancato molto. Ora voglio riprenderlo, una disciplina sola è poco». Il futuro è lui.