Alex: «C’è da lavorare I norvegesi più bravi sulle piste “salate”»
Vinatzer: «Pensiamo a un raduno estivo in Norvegia. Mi mancano i cinque chili persi per l’operazione. L’inversione dei 15? Sbagliata»
lex Vinatzer colpisce per la maturità con cui analizza la sua gara. Il quarto posto gli è appena capitato tra le mani, ma la sua lettura di quello che è successo è perfetta, senza che abbia avuto bisogno di parlare con i tecnici o di rivedere i video. «Il problema della seconda manche non è stato la tracciatura ma le condizioni della neve - attacca il ventunenne gardenese -. Sulla ritmicità avevo lavorato tanto, ciò che temevo era il sale. Sapevo che nella prima manche sarebbe stata dura, speravo che nella seconda la neve non venisse trattata, almeno nella parte alta. C’è da migliorare, i norvegesi sul sale vanno davvero forte. Con Jacques (Theolier, il francese tecnico degli slalomisti azzurri, ndr) stiamo pensando di fare un raduno in Norvegia quest’esta
Ate, su piste salate». Alex inquadra così la sua stagione: «A gennaio era andato tutto male. Qualche problemino con i materiali, qualche problemino di testa, tutta la squadra non stava andava bene. C’era tensione e per me che non ho esperienza era difficile da gestire. Così ho resettato, ho cercato di spingere, ritrovare il feeling. Sento di avere ancora margine. Soprattutto mi mancano quei cinque chili che ho perso a inizio dicembre. Sono passato da 94 a 89 kg, ho avuto problemi con la gamba destra dopo l’operazione all’appendicite. Insomma, avevo fatto una preparazione perfetta ma poi con l’operazione tutto è diventato un casino».
Il gigante donne va scordato. Facciamo tesoro degli errori in vista dei Giochi del 2022
Troppo parole. Gli atleti devono chiudersi di più e pensare solo alla loro gara
Il nostro approccio deve cambiare: dobbiamo essere più attenti a Olimpiadi e Mondiali
Un respiro e via
Alex non ha problemi a dire la sua sull’inversione dei 15. «Per me non ha cambiato le cose ma credo comunque che sia stata una scelta sbagliata. Non si può fare tutta una stagione con l’inversione dei 30 e poi il giorno del Mondiale ci si inventa quella dei 15. Hanno deciso senza sentire noi atleti, non è giusto ma è così. Certo, non è come il parallelo femminile che è stato “non fair” (ingiusto, ndr), ma per lo sport non è bello. Detto questo, sono cose che non si possono cambiare: un respiro e via e si parte». oro di Marta Bassino nel parallelo, l’argento di Luca De Aliprandini in gigante, tre medaglie di legno (Dominik Paris in discesa, Alex Vinatzer in slalom, Elena Curtoni in combinata). E un bel po’ di rimpianti. Ci si aspettava ben di più dalla squadra azzurra nei Mondiali in casa. E il primo a riconoscerlo è il presidente federale, Flavio Roda, che a chiusura della rassegna trova sì i motivi di soddisfazione, ma non nasconde nemmeno quello che non ha funzionato. Lasciando intendere che qualcosa, a fine stagione, probabilmente cambierà. «Il bilancio complessivo - esordisce Roda - è molto positivo per il settore maschile. Sebbene durante l’inverno abbia avuto difficoltà (leggi anche alla voce infortuni; ndr), qui i nostri uomini sono stati competitivi in tutte le discipline. Certo, il risultato della discesa ci rimane un po’ qui, ma la gara modificata in quel modo ci ha penalizzato, anche se poi ha vinto il migliore. Sono molto contento per il risultato di De Aliprandini: quella medaglia può farlo svoltare. E i ragazzi dello slalom sono stati all’altezza. Peccato per Gross e ovviamente per Vinatzer, che però è un talento vero».
L’Le delusioni
Le dolenti note arrivano semmai dalle donne, paradossalmente quelle che avrebbero dovuto regalarci le soddisfazioni maggiori, a prescindere dall’assenza di Sofia Goggia. «Sì, dalle ragazze ci aspettavano di più ammette Roda -. Poi è vero, in superG il tipo di neve non era quello a noi congeniale. E in gigante... non siamo arrivati nella condizione ottimale. Dopo l’oro nel parallelo, per esempio, è comprensibile che la Bassino si sia un po’ rilassata. Ci aspettavano tanto da questo gruppo perché ha fatto molto bene in Coppa del Mondo. Ora quella gara va cancellata subito di netto. E far tesoro degli errori in vista innanzitutto dei Giochi, un appuntamento importantissimo: non ci possiamo arrivare con questo approccio, a costo di separare ogni singolo atleta e metterlo in un contenitore».
Nervi rosa
Il riferimento è ai nervi tesi all’interno della squadra, a certe dinamiche esplose a Cortina quando i risultati non hanno più fatto da ombrello. «Sì - conferma Roda - ci sono state tensioni. Troppe parole che non servono a niente, tolgono solo energie. Gli atleti devono chiudersi di più, togliersi dal contorno e concentrarsi solo sulla loro gara. Non possiamo arrivare al grande appuntamento con questa tensione». «Dobbiamo essere più attenti in occasione di Mondiali e Olimpiadi - aggiunge al riguardo Roda -. Le medaglie contano tantissimo. Noi viviamo di sponsorizzazioni. E dobbiamo ripagare i nostri sponsor con i risultati. Il nostro approccio deve cambiare». Il presidente si complimenta infine con l’organizzazione.«Sono stati molto bravi, anche se sulla parte sportiva qualcosa non ha funzionato. Ma i primi giorni sono stati difficilissimi, e ho visto con i miei occhi il lavoro in pista. La gestione della parte sanitaria è stata impeccabile. Era il primo grande evento con la pandemia e tutto ha funzionato alla perfezione, con pochissimi casi». Poi però mette in guardia in proiezione Olimpiade 2026. «Questi Mondiali si sono svolti in assenza di pubblico e ciò ha semplificato molto. Per i Giochi bisognerà prendere bene le misure soprattutto sul contorno. Cortina non ospiterà solo le gare femminili di sci...». 3’07”
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