ORA SI VEDE LA SQUADRA DI ANTONIO
La sintesi di tutto è racchiusa al minuto 57: Handanovic De Vrij - Skriniar Barella - Lukaku -Hakimi Eriksen - Perisic - Lautaro. Non è la formazione recitata a memoria, ma i nove undicesimi dell’Inter che partendo dal portiere e sviluppando una manovra avvolgente, da destra a sinistra, hanno portato al secondo gol di Lautaro che ha giustiziato il Milan al termine dell'azione perfetta. Ora è davvero un’Inter da scudetto non solo nei pronostici ma anche nel gioco, nel lavoro collettivo, nello stare in campo, nel condurre la partita accelerando e frenando all’occorrenza. Spietata davanti con Lukaku e Lautaro, la coppia migliore del campionato, solida a centrocampo, compatta dietro. L’Inter adesso è molto vicina alla “squadra” che Antonio Conte aveva in testa. C’è voluto del tempo per vederla, ma il progetto sembra arrivato a conclusione grazie al lavoro quotidiano, ossessivo, del tecnico. Conte si porta dietro la fama di carattere difficile, incontentabile, di essere un “rompipalle”. E questo spesso fa passare, superficialmente, in secondo piano le grandi qualità di tecnico che non solo pretende giocatori funzionali al suo calcio, ma sa lavorare e migliorare tutti quelli che ha in rosa, anche i più lontani dal suo credo. L’Inter oggi è una formazione molto più offensiva rispetto ad inizio stagione, non lo dicono solo i gol, ma la qualità dei sette giocatori impiegati dal centrocampo in su: due esterni di attacco (Hakimi e Perisic), un interno assaltatore (Barella), un regista di qualità (Brozovic), un trequartista (Eriksen), due attaccanti che si completano (Lukaku e Lautaro). Tra le perle di Conte: la crescita esponenziale di Barella e Lautaro; aver migliorato Hakimi in fase difensiva; aver portato Lukaku ai massimi livelli della sua carriera. Ma il merito maggiore, ai nostri occhi, è aver recuperato alla causa chi ne sembrava escluso, Perisic ed Eriksen, dimostrando di non avere pregiudizi e sacrificando anche un suo pupillo come Vidal. Oggi il croato fa la doppia fase sulla fascia come Eto’o all’epoca di Mou, e il danese ha capito che ai piedi buoni deve unire intensità e sacrificio. L’Inter sa difendersi con tutti i suoi uomini, sa verticalizzare meglio di chiunque altra ma anche far partire il gioco da
dietro. Al momento è la squadra più completa del
campionato. Vuol dire che Conte si già messo in tasca il quinto scudetto nei suoi ultimi sette anni alla guida di un club? No è presto. Ma essere riuscito a mettere la freccia nel momento più difficile dal punto di vista societario dimostra che la colonna dell’Inter oggi è il suo allenatore. In casi simili, con la proprietà in Cina e assente da Milano da settembre, con voci ricorrenti di cessione, col mercato fermo e gli stipendi rimandati, sarebbe stato facile perdersi, Conte invece si è caricato l’Inter sulle spalle e ha accelerato. E allora come avrebbe detto Totò: per lo scudetto «vota Antonio».
Quando si parla del Milan non bisogna mai dimenticare gli obiettivi iniziali, ma il quinto k.o. in 9 gare è un campanello di allarme. Il pari della Roma rende meno decisiva la sfida all’Olimpico, ma il Milan deve cominciare a guardarsi le spalle. Ora non deve perdere fiducia e insistere sul gioco. La squadra è giovane e va sostenuta. È il momento in cui serve il grande leader: Ibra. Non poteva prevedere Zlatan come sarebbe stata la stagione a questo punto, ma la sua presenza nelle serate di Sanremo, ora appare davvero una nota stonata.