La Gazzetta dello Sport

ORA SI VEDE LA SQUADRA DI ANTONIO

- di Andrea Di Caro

La sintesi di tutto è racchiusa al minuto 57: Handanovic De Vrij - Skriniar Barella - Lukaku -Hakimi Eriksen - Perisic - Lautaro. Non è la formazione recitata a memoria, ma i nove undicesimi dell’Inter che partendo dal portiere e sviluppand­o una manovra avvolgente, da destra a sinistra, hanno portato al secondo gol di Lautaro che ha giustiziat­o il Milan al termine dell'azione perfetta. Ora è davvero un’Inter da scudetto non solo nei pronostici ma anche nel gioco, nel lavoro collettivo, nello stare in campo, nel condurre la partita accelerand­o e frenando all’occorrenza. Spietata davanti con Lukaku e Lautaro, la coppia migliore del campionato, solida a centrocamp­o, compatta dietro. L’Inter adesso è molto vicina alla “squadra” che Antonio Conte aveva in testa. C’è voluto del tempo per vederla, ma il progetto sembra arrivato a conclusion­e grazie al lavoro quotidiano, ossessivo, del tecnico. Conte si porta dietro la fama di carattere difficile, incontenta­bile, di essere un “rompipalle”. E questo spesso fa passare, superficia­lmente, in secondo piano le grandi qualità di tecnico che non solo pretende giocatori funzionali al suo calcio, ma sa lavorare e migliorare tutti quelli che ha in rosa, anche i più lontani dal suo credo. L’Inter oggi è una formazione molto più offensiva rispetto ad inizio stagione, non lo dicono solo i gol, ma la qualità dei sette giocatori impiegati dal centrocamp­o in su: due esterni di attacco (Hakimi e Perisic), un interno assaltator­e (Barella), un regista di qualità (Brozovic), un trequartis­ta (Eriksen), due attaccanti che si completano (Lukaku e Lautaro). Tra le perle di Conte: la crescita esponenzia­le di Barella e Lautaro; aver migliorato Hakimi in fase difensiva; aver portato Lukaku ai massimi livelli della sua carriera. Ma il merito maggiore, ai nostri occhi, è aver recuperato alla causa chi ne sembrava escluso, Perisic ed Eriksen, dimostrand­o di non avere pregiudizi e sacrifican­do anche un suo pupillo come Vidal. Oggi il croato fa la doppia fase sulla fascia come Eto’o all’epoca di Mou, e il danese ha capito che ai piedi buoni deve unire intensità e sacrificio. L’Inter sa difendersi con tutti i suoi uomini, sa verticaliz­zare meglio di chiunque altra ma anche far partire il gioco da

dietro. Al momento è la squadra più completa del

campionato. Vuol dire che Conte si già messo in tasca il quinto scudetto nei suoi ultimi sette anni alla guida di un club? No è presto. Ma essere riuscito a mettere la freccia nel momento più difficile dal punto di vista societario dimostra che la colonna dell’Inter oggi è il suo allenatore. In casi simili, con la proprietà in Cina e assente da Milano da settembre, con voci ricorrenti di cessione, col mercato fermo e gli stipendi rimandati, sarebbe stato facile perdersi, Conte invece si è caricato l’Inter sulle spalle e ha accelerato. E allora come avrebbe detto Totò: per lo scudetto «vota Antonio».

Quando si parla del Milan non bisogna mai dimenticar­e gli obiettivi iniziali, ma il quinto k.o. in 9 gare è un campanello di allarme. Il pari della Roma rende meno decisiva la sfida all’Olimpico, ma il Milan deve cominciare a guardarsi le spalle. Ora non deve perdere fiducia e insistere sul gioco. La squadra è giovane e va sostenuta. È il momento in cui serve il grande leader: Ibra. Non poteva prevedere Zlatan come sarebbe stata la stagione a questo punto, ma la sua presenza nelle serate di Sanremo, ora appare davvero una nota stonata.

 ??  ?? Gioia nerazzurra Tutta l’Inter esulta dopo il secondo gol di Lautaro Martinez nel derby: la vittoria per 3-0 sul Milan lancia sempre di più gli uomini di Antonio Conte nella corsa per lo scudetto
Gioia nerazzurra Tutta l’Inter esulta dopo il secondo gol di Lautaro Martinez nel derby: la vittoria per 3-0 sul Milan lancia sempre di più gli uomini di Antonio Conte nella corsa per lo scudetto
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