La Gazzetta dello Sport

CONTE IN FUGA E A QUOTA 100 MA ORA RILANCIA: VUOLE ALLUNGARE

Per il tecnico 100 giornate in testa in A Alla Juventus due volte, poi al Chelsea: quando va al 1o posto, non viene ripreso

- di Davide Stoppini MILANO

Antonio Conte aveva 13 anni quando esultava in giro per Lecce dopo la vittoria del Mondiale 1982. Quel trionfo gli è rimasto dentro, ha segnato la sua carriera da calciatore prima e allenatore poi: «Mi ha insegnato che nella vita niente è impossibil­e, se hai le idee giuste». Ecco: la foto di quel Mondiale, urlo di Tardelli a parte, è il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che in tribuna al Bernabeu fa segno con la mano che no, i tedeschi «non ci prendono più, non ci prendono più». E Conte, quando lo prendono? Antonio quel gesto non può farlo, sia mai che passi un concetto sbagliato ai suoi giocatori. Ma sotto sotto un po’ Pertini si sentirà anche lui.

Quota 100

Conte sa come si fa. Sa cosa vuol dire essere in testa alla classifica. La vittoria di domenica con il Milan ha avuto un valore numerico e simbolico enorme. Le cifre, prima: proprio con il derby il tecnico ha centrato le 100 giornate tonde in testa alla Serie A, fra i tre campionati in panchina con la Juventus e i due di Inter, di cui peraltro 84 in solitaria. Cento volte, dunque, con gli avversari costretti a inseguire, a fare un passo più lungo delle sue squadre: mica semplice. Il simbolo, poi: il derby ha creato un solco tra Antonio e le altre. Per la prima volta da quando è sulla panchina nerazzurra, c’è più di una partita di distanza tra lui e chi insegue. Significa che da qui alla fine, nelle prossime 15 giornate, l’Inter ha un jolly da poter spendere. Ancora presto per fare certi tipi di ragionamen­ti? Di sicuro non può esserlo per chi insegue.

In testa

Non può esserlo perché l’Inter e Conte corrono. Antonio, per dire, nel secondo e nel terzo campionato con la Juventus non ha mai mollato la vetta, una volta saltato su. Nel 201213 è stato di fatto un monologo per tutto il campionato, nell’ultimo anno invece il tecnico si è piazzato in testa alla 13a giornata e hai voglia a inseguire: no, non l’hanno preso più. Un giro all’estero? Anche al Chelsea Conte fece così: prese il primo posto dopo 12 partite, poi addio sogni di gloria per gli altri.

I motivi

Con questa Inter Antonio ha lo stesso obiettivo. Fatto 100, facciamo 115 a fine campionato aggiungend­o le 15 giornate mancanti - e non se ne parla più. L’Inter ha un vantaggio sensibile che non può essere ignorato: ha almeno una settimana libera in più rispetto alla Juventus e al Milan, considerat­i gli impegni in coppa delle due. E il numero potrebbe crescere, se Porto e Stella Rossa non faranno scherzi che in qualche modo risultereb­bero antipatici anche ai nerazzurri. Secondo aspetto: l’Inter ha superato i 45 giorni più complicati, gli scontri diretti con Juve, Roma, Lazio e Milan, il derby di coppa, l’incrocio con i bianconeri sempre in coppa, il tutto dentro una situazione extracampo non semplice da gestire, con stipendi rinviati a maggio e una proprietà alla ricerca di partner finanziari in ottica futura. Insomma: c’era la possibilit­à di un crollo, l’Inter al contrario ne è uscita con un primo posto in solitaria che ha esaltato tutti, squadra, tecnico e dirigenti. Ultimo aspetto: l’Inter ha la migliore differenza reti del torneo, ha subito un gol nelle ultime sei partite, ha il miglior attacco degli ultimi 70 anni nerazzurri. Come a dire: l’Equilibrio con la E maiuscola, primo comandamen­to del calcio secondo Conte, è stato ormai trovato. E quel limite emerso solo fino a un mese fa ovvero una distanza abissale tra prime e seconde linee adesso è sparito, con l’exploit di Perisic ed Eriksen. L’obiettivo è chiaro: allungare il più possibile, Conte adesso rilancia. La prossima giornata dice Juve a Verona, Milan a Roma e Inter in casa col Genoa. La vita è adesso. Magari pure per evitare incroci pericolosi a maggio, quando è in programma lo scontro diretto a Torino: visto quanto accaduto due settimane fa, meglio stare lontano dai corpo a corpo.

L’obiettivo Alla penultima c’è l’incrocio a Torino: l’idea è renderlo innocuo

A favore Il momento no è alle spalle, non aver le coppe è un vantaggio

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