TERZA ONDATA
Il premier Mario Draghi accelera sulle misure.
Le norme in vigore scadono il 5 marzo. Urge calibrare il nuovo decreto (non più un Dpcm, per coinvolgere il Parlamento nella conversione in legge, e che potrebbe arrivare in pochi giorni), in base all’andamento epidemiologico. Ieri sera il presidente del Consiglio ha convocato la riunione per fare il punto. Con Draghi, gli scienziati e tutti i ministri coinvolti, uno per ogni partito. Sono emerse due linee, come in passato: i “rigoristi” e i fautori delle riaperture. Per ora prevale la prima, con il Cts che ha chiesto «attenzione per la circolazione delle variante, già al 30% dei casi, predominante a metà marzo», mantenendo ancora chiuse palestre, piscine e gli impianti sciistici. Su cinema e teatri, oggi nuova riunione per valutare i protocolli. «Non abbiamo parlato di riaperture, né descritto uno scenario da catastrofe imminente», ha detto all’uscita Agostino Miozzo, a nome del Cts. Cautela, insomma. Niente restrizioni, niente semafori
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verdi. Oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, in Senato spiegherà la strategia antiCovid. Intanto, ieri mattina il premier Draghi aveva incontrato il leader della Lega, Matteo Salvini, tra coloro che premono per un allentamento delle restrizioni. «Abbiamo parlato di riaperture. Sul ritorno alla vita, dove la situazione lo permetta, siamo sulla stessa linea», ha detto Salvini. Anche l’Anci e Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e coordinatore dei governatori, spingono per la riapertura serale di bar e ristoranti, con protocolli precisi (distanziamenti e numeri contingentati nei locali). Domani una nuova riunione.
Un anno dopo, c’è di nuovo il territorio della Lombardia in difficoltà per il Covid. Tutta la provincia di Brescia e sette comuni attorno a Bergamo (da Sarnico a Gandosso), più Soncino, nel Cremonese, sono zona arancione “rinforzata” fino al 2 marzo, dopo l’ordinanza firmata ieri dal governatore, Attilio Fontana. Stessa situazione in 14 comuni in Emilia Romagna, tra Imola e Ravenna. Valgo
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no le disposizioni della fascia arancione (solo asporto per bar e ristoranti, niente uscite dai comuni, salvo lavoro e urgenze), con ulteriori restrizioni: stop alle lezioni in tutte le scuole e università, sconsigliate le uscite rinviabili, vietati gli spostamenti nelle seconde case, incentivo allo smart working. «Ci troviamo di fronte alla terza ondata. Nel Bresciano ci sono casi della variante inglese», ha spiegato Guido Bertolaso, consulente della Regione Lombardia per l’emergenza Covid. «La situazione è ovunque gestibile, tranne nel Bresciano, dove la
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terza ondata va aggredita immediatamente», ha aggiunto Bertolaso. La Lombardia dovrà rimodulare «la strategia vaccinale, strumento prioritario anti-Covid: verranno concentrati i vaccini, partendo dai comuni dove c’è un focolaio legato alle varianti e una saturazione delle terapie intensive», il parere dell’assessore al Welfare, Letizia Moratti. Quasi 2.500 i nuovi positivi in Lombardia nelle ultime ore (tasso al 7%), con 43 decessi. In regione sono già “zone rosse” Castrezzo (Bs), Viggiù (Va), Mede (Pv) e Bollate (Mi). Da ieri nel Lazio è stata istituita la “zona rossa” a Torrice, in Ciociaria, per la variante inglese, e chiusa una scuola a Roma, dopo l’individuazione di una variante brasiliana. In “rosso” anche sei comuni nell’Aquilano. In Puglia, un’ordinanza del Tar riapre le scuole, finora chiuse.
La via di uscita passa dalla vaccinazione di massa.
Il crollo verticale dei contagi, dei ricoveri gravi e dei decessi che si registrano nei Paesi avanti con la campagna vaccinale (dalla Gran Bretagna, dove sono protetti già il 26% dei cittadini, a
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Israele) dimostrano che la soluzione per uscire dall’incubo, oltre che dal contenimento dell’epidemia, passa da una somministrazione rapida. La campagna da noi arranca, ma il “taglio” delle dosi non è l’unica causa. Finora l’Italia ha iniettato “solo” il 70,1% delle dosi dei tre vaccini disponibili (Pfizer, AstraZeneca e Moderna). Sul vaccino AstraZeneca, di cui al momento c’è una più ampia disponibilità, le Regioni hanno finora utilizzato meno del 20% delle scorte. La tendenza potrebbe essere ribaltata dopo la circolare del Ministero della Salute, che innalza da 55 a 65 anni l’età di chi potrà ricevere il vaccino di AstraZeneca. La decisione è stata presa dopo il parere dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco e, come precisa la circolare, arriva «da nuove evidenze scientifiche che riportano stime di efficacia superiori». E l’ipotesi di produrre i vaccini in Italia, affidando l’attività alle nostre case farmaceutiche? Domani l’incontro tra il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e i vertici di Farmindustria. In ogni caso, anche se ci fossero aziende nelle
L’allarme lanciato da Guido Bertolaso (nella foto), consulente della Lombardia per il Covid: «Siamo di fronte alla terza ondata, da fermare subito». Gli esperti del Cts al governo: «Le varianti sono già il 30% dei casi, a metà marzo saranno la maggioranza». Vaccinazioni a rilento, 3,6 milioni di dosi.