ASSALTO AL REAL
Provaci, Atalanta! Il Madrid galattico ha nove infortunati
(Gasperini e Zidane, 25 anni fa erano alla Juve)
Per fortuna Zidane non gioca: ha dentro il Dna del calcio
Ambizione non è presunzione: questa partita va goduta
Gian Piero Gasperini
ALLENATORE DELL’ATALANTA
Erano tutti e due alla Juventus 25 anni fa, poi sono arrivati alle panchine Champions per strade diverse: si sfidano ad armi pari (il Madrid ha nove infortunati) sotto gli occhi di Ceferin e Gravina
Certi amori per il calcio fanno giri di anni, anche venticinque anni, e poi una sera è come se te li ritrovassi di fronte, stessa carne e stesse ossa: non più a distanza. Non più distanti, soprattutto, dopo aver seminato nel frattempo lo stesso amore. Venticinque anni fa Gian Piero Gasperini era un allenatore delle giovanili della Juventus e Zinedine Zidane si avviava a diventarne il sacerdote che sposava l’obbligo di vincere con il diritto di piacere. Dal “Combi”, dove si allenavano i ragazzi bianconeri, al Gasp bastava più o meno attraversare la strada per arrivare al vecchio Comunale: «Finivo con i miei e correvo a vedere la prima squadra», ha raccontato ieri. Momento preferito, il palleggio a due tocchi Zidane-Davids: molto lontani uno dall’altro, e però il pallone non cadeva mai. E potevano andare avanti all’infinito.
Percorsi diversi
Poi si iniziava a giocare, e la purezza dei gesti diventava sostanza: palla a Zidane e ci pensava lui. «Quello che faceva, l’ho visto fare a pochi. Sarei molto preoccupato se domani dovesse giocare, per fortuna starà in panchina». «E meno male che non gioco: sono cotto...», il botta e risposta di ieri fra i due tecnici. Da panchina a panchina, stasera Gasp guarderà Zizou negli occhi: tutto un altro bordo campo, ora che fanno lo stesso mestiere. E’ una di quelle notti che ti fanno pensare a quanto tempo è passato, e come. Lasciato il riparo del tetto bianconero, i due hanno tracciato parabole che è ancora più facile leggere agli antipodi pensando all’Atalanta-Real di stasera. Il Gasp ha vissuto anni di apprendistato, se non piace la parola gavetta: un’idea di calcio perfezionata con pazienza, fatica, rischi. Mezzi accettati molto più che scelti, soprattutto. Zidane si è abbeverato per un anno al verbo di Ancelotti, ha fatto per neanche due stagioni nel Real Castilla quello che il collega di oggi aveva fatto per quasi dieci anni, poi sulla panchina più calda e attrezzata del mondo si è accomodato fra tre cuscini. Quelli delle Champions League vinte di fila. Subito. Non meno predestinato di quando giocava, «e vuol dire che ha dentro il DNA del calcio», ha spiegato Gasperini.
Che parterre
Zidane a 48 anni ha già celebrato undici trionfi, Gasperini a 63
cerca ancora il primo personale, se tale non si può già definire aver portato la sua Atalanta ad altezza Real, e non solo per una notte. Parterre da notte speciale: in tribuna anche il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, e il suo advisor, Luis Figo; il vice segretario generale della Uefa, Giorgio Marchetti, e il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Notte da tenere sveglio l’orgoglio di Bergamo, città dibattuta fra la felicità per una sfida inimmaginabile e il rimpianto di doverla scaldare a distanza, nei pressi e non dentro quello stadio. Prima e non durante. Il Gasp chiederà ai suoi di giocare pure per loro, i tifosi, e stasera sarebbe un trionfo anche “solo” regalare al Gewiss la prima vittoria in Champions, visto che le due in casa ottenute finora furono a San Siro, l’anno scorso. Sarebbe costringere Zidane non solo a dedicargli complimenti come ieri («Gasperini faceva ottime cose già con la Primavera della Juve e ha continuato a farle, mi piace come allenatore»), ma anche a dover cercare per lui, come già fece Guardiola, un’immagine tipo “dentista”.
Coraggio e umiltà
Per Antonio Percassi, il suo presidente, Gasperini è semplicemente un «professore». E a cinquant’anni dal suo debutto nel calcio non saprebbe trovare regalo migliore, per festeggiare la ricorrenza, di una gara all’altezza della «squadra più prestigiosa al mondo». Così ha sintetizzato il tecnico, che però non dimentica di aver messo in difficoltà rivali come il Manchester City e il Liverpool, «che non sono meno forti». E come le ha messe in difficoltà: «Non possiamo snaturare le nostre caratteristiche e non lo faremo, pur con certi accorgimenti a livello di attenzione e concentrazione». Perché è un Real in emergenza, «ma non ci sono solo gli assenti - ha detto Zidane - ma pure i presenti, e sono pronti a dare tutto». Perché le tante defezioni, parola di Gasperini, «renderanno il Real ancora più attento e concentrato: in Champions sanno trasformarsi rispetto alla Liga, dove comunque ho visto una squadra anche più umile». E non ha detto umile a caso: «Avere ambizione non vuol dire avere presunzione e invece a volte quest’anno c’è stata. Giocare per vincere è un conto, avere pressione addosso è un errore che è stato pagato. Siamo liberi di testa, sereni, non siamo favoriti, non abbiamo l’obbligo di andare avanti, non dobbiamo ma vogliamo misurarci con un’avversaria così. E goderci questa partita».
Meno male che non gioco: sono cotto... Gasp bravo come alla Juve
Ci sono gli assenti ma anche i presenti, e sono pronti a dare tutto
Zinedine Zidane
ALLENATORE DEL REAL MADRID