SQUADRA MATURA DEA, DEVI CREDERCI
Un’altra italiana sconfitta nell’andata degli ottavi di Champions, ma l’Atalanta non ha fatto la figuraccia della Lazio, umiliata dal Bayern e in pratica già eliminata, né la brutta figura della Juve, caduta a Oporto e in grado di rimediare nel ritorno.
L’Atalanta esce a fronte altissima dalla sua prima volta contro il Real Madrid. Ha giocato in dieci contro undici per oltre un’ora e un quarto di gara, a causa di un’espulsione discutibile, e ha costretto i “blancos” a penare fino a cinque minuti dalla fine, per strappare il golletto in trasferta che vale un patrimonio. Nulla
è perduto, ieri l’Atalanta ha ottenuto un certificato di “parificazione”, non ci sono abissi a separarla dagli illustri
avversari. Della squadra di Gasperini è piaciuta l’adattabilità all’imprevisto, la capacità di mutare secondo necessità. Noi in Italia siamo abituati ad una Dea aggressiva, furiosa negli uno contro uno. Ieri, andata sotto di un uomo, l’Atalanta si è raccolta, compattata, racchiusa. Non ha mai tirato nello specchio della porta, dato sorprendente, se pensiamo a che cosa rappresenta questa squadra nel nostro immaginario. L’Atalanta ha lavorato per impedire al Real di segnare il suo gol. La missione non è riuscita, però rimane la prestazione matura, consapevole. La partita è stata stravolta dalla “cacciata” precoce di Freuler, per fallo su Mendy lanciato a rete. Tutto ruota attorno al concetto di “Dogso”, non il nome di un cane, ma un acronimo inglese che sta per “denying an obvious goal-scoring opportunity”, negare una chiara opportunità di segnare una rete. L’intervento di Freuler ricade in quest’ultima fattispecie? A stretto e severo giro di regolamento, forse sì: Mendy, senza la scorrettezza di Freuler, avrebbe mantenuto il controllo del pallone e si sarebbe trovato faccia a faccia con Gollini, sebbene la sua posizione fosse abbastanza laterale, non proprio centrale. Di sicuro un arbitro saggio avrebbe applicato la diciottesima regola del gioco, non scritta né codificata, la regola del buon senso, e avrebbe punito Freuler con un giallo, senza guastare l’incontro. Sono gli effetti collaterali del calcio “telecratico”, dominato dalle immagini, in cui ogni sgarbo difensivo sopra le righe è ormai percepito come un crimine dai custodi delle norme e dai padroni dello show.
Resta poi valida la solita domanda maliziosa: a parti invertite, il tedesco Stieler, un avvocato di Amburgo, avrebbe mostrato il rosso diretto a un giocatore del Real Madrid? La risposta l’abbiamo ricevuta nella ripresa, quando Stieler, prima dello 0-1 madridista, non ha punito con l’ammonizione una imbarazzante simulazione di Casemiro nell’area atalantina. Sarebbe stato il secondo cartellino e sarebbe stata ristabilita la parità numerica. “Too big to fail”, troppo grande per fallire: chissà perché, a proposito del Real Madrid, ci sovviene quest’altra espressione inglese, in uso nel mondo della finanza globale.