La Gazzetta dello Sport

Brignone una vittoria Super raggiunta la Compagnoni

Con il 16o trionfo in Coppa raggiunge la Compagnoni. «Ne avevo bisogno. Sono stata la mia peggior nemica: colpa del trofeo vinto col Covid»

- di Ceniti

La leonessa ha capito subito di aver artigliato il superG. Ha dato un occhio al tabellone una volta passato il traguardo, ha visto la luce verde e il distacco inflitto a chi era sceso prima di lei. Un momento simile Federica Brignone lo aspettava da troppo tempo. Ha afferrato l’attimo come fosse una preda, poi ha ruggito così forte da scuotere l’intera Val di Fassa. La gara era ancora nella fase iniziali, ma il sorriso e gli occhi della valdostana, inquadrati dalle telecamere, dicevano già tutto: «Non mi prendete più». Ed è andata così, nonostante l’assalto delle svizzere, con Lara GutBehrami che dopo i due trionfi in discesa si è “dovuta” accontenta­re della piazza d’onore, mentre Corinne Suter ha chiuso terza. E la giornata delle azzurre è stata da incornicia­re: bravissima Elena Curtoni, quarta a pochi centesimi dal podio, nonostante un errore evidente. A seguire, Francesca Marsaglia e Marta Bassino per un’Italia quasi in versione Valanga Rosa. Una giornata intensa, ma anche dal retrogusto amaro a causa dei due gravi infortuni subiti dalla norvegese Kajsa Vickoff Lie e dell’austriaca Rosina Schneeberg­er. Molto particolar­e e difficile è stato pure l’ultimo anno passato dalla Brignone. E nella domenica in cui è diventata l’italiana con più vittorie in Coppa del Mondo (sedici, raggiunta un mito come Deborah Compagnoni), decide che è arrivato il momento di aprirsi e raccontare. Lo fa in un angolo distante dalla pista, mentre ancora stanno scendendo le ultime atlete e il sole picchia come fosse quello della savana.

► Brignone, un successo fantastico dopo mesi in cui sembrava aver smarrito la strada...

«Ne avevo davvero bisogno. Tanto bisogno. Mi serviva una conferma ufficiale, perché in allenament­o sciavo bene. Specie nelle ultime settimane. Però avevo sparso i tasselli in posti diversi, non erano mai a posto. È un discorso lungo...».

► Non abbiamo fretta.

«Il problema è come si è conclusa la scorsa stagione. Da quando scio ho un sogno, comune a ogni atleta: vincere la Coppa del Mondo. Ecco, io quel sogno l’ho realizzato, ma il paradosso è stato che si è tramutato nello spazio di poche ora nel peggior incubo».

► Ci spieghi?

«Ma sì, dovevamo gareggiare e invece ci hanno rimandato a casa dalla Svezia. Tutto finito causa pandemia. Sono tornata in Italia frastornat­a: poco dopo ho ricevuto le Coppe per posta. E intanto la gente moriva, eravamo chiusi in casa. Sono stata male, ho sofferto il lockdown. Mi sono convinta che quel trionfo non aveva senso, in pratica non era mai esistito. Meglio cancellarl­o».

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► Le hanno dato fastidio le voci di chi ha sostenuto: “La Brignone ha vinto perché la Shiffrin era negli Usa per la morte del padre”?

«No, quello no. Facciamo un mestiere da equilibris­ti, basta un niente per precipitar­e. Un infortunio, un errore, un periodo no. Fa parte dei rischi. Ma la media punti che ho realizzata nelle gare disputate parla da sola. Ho vinto

Ho ritrovato la serenità quando ho toccato il fondo. Gli incubi si possono scacciare

Dai Mondiali ho tratto una lezione: è ora di prendere quello che viene e di viverlo bene

la Coppa perché sono stata la migliore. Il problema non erano gli altri o quello che dicevano, ero io. Sono stata la mia peggior nemica».

► Cosa le covava dentro?

«Malessere, difficile da spiegare a parole. Mi sono convinta che l’unico modo per farlo passare era conquistar­e di nuovo la Coppa del Mondo e cancellare l’incubo. Così mi sono presentata in ritiro che volevo spaccare il mondo».

► Non è andata così...

«E infatti ho peggiorato le cose. Non ero mai soddisfatt­a, arrivavo seconda e non mi bastava. E poi il covid è ritornato a uccidere, mi è tornata la paura, ho smarrito i riferiment­i, il malessere aumentava, mi sono avvitata. Non è stato semplice».

► Forse avrebbe fatto meglio a chiedere l’aiuto di qualcuno.

«Ho avuto il conforto di chi mi sta vicina da sempre. Le persone che mi amano. Così, poco alla volta ho tentato di rimettere il puzzle a posto. Ed è successa una cosa strana».

► Quale?

«Beh, ho ritrovato la serenità quando ho toccato il fondo. C’è stato un momento della stagione in cui sciavo davvero male, non ero io nonostante qualche podio. Ecco lì mi sono rialzata. “Che vogliamo fare?”, ho pensato. E ho capito che gli incubi si possono scacciare, basta non inseguirli». ► Ma dopo i risultati sportivi sono stati disastrosi: i Mondiali per lei sono andati malissimo. Con tanto di polemiche... «Lo so e mi dispiace per quello che è accaduto. Ne ho tratto una lezione: ho ancora tanti sogni da realizzare, ma è arrivato il tempo di prendere quello che viene e di viverlo bene. Non vale la pena star male pur di ottenere un successo. Era davvero importante rimettere a posto le varie tessere del puzzle. Adesso ci sono riuscita».

► Vincere, battendo la marziana Lara Gut-Behrami, non è comunque male...

«Ne avevo bisogno. E poi rincuora: perché mi sono ammazzata di lavoro, allenandom­i come non mai. Sono una che non molla: pure nei momenti bui cerco di migliorarm­i».

► Se migliora ancora, stacca Deborah Compagnoni ....

«Averla raggiunta è incredibil­e: un bel traguardo, ma non è l’ultimo. Ho voglia di dare e avere ancora tanto da questo sport. State sicuri, non finisce qui». È la promessa di Federica prima di correre verso la premiazion­e. Della serie: la leonessa è pronta ad artigliare nuove prede.

Aver raggiunto Deborah è una cosa incredibil­e ma state sicuri, non finisce qui

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 ??  ?? Finalmente un sorriso Federica Brignone, 30, in azione sulla pista Volata del San Pellegrino e felice all’arrivo. I numeri indicano i suoi 16 trionfi in Coppa
Finalmente un sorriso Federica Brignone, 30, in azione sulla pista Volata del San Pellegrino e felice all’arrivo. I numeri indicano i suoi 16 trionfi in Coppa

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