LAZIO-TORO
La Figc chiede il rinvio ma la Lega si oppone Il giudice può smentirla
Cairo: «La scelta si commenta da sola Ora faremo tutti i ricorsi possibili»
La Lazio in campo, il Torino fermato a casa Cairo: «Faremo tutti i ricorsi possibili» Potrebbe arrivare subito la data per giocare
Un’altra partita fantasma. La Lega di serie A pensa di possedere un passaporto vaccinale collettivo che non ha e decide di non rinviare Lazio-Torino. E così ecco che va in scena un pomeriggio da romanzo sudamericano all’Olimpico, dove Immobile e i suoi compagni aspettano invano gli avversari di giornata, bloccati dalle decisioni della Asl «Città di Torino» per il focolaio scoppiato in seno al club granata. Come da regolamento, alle 19.15 c’è il rompete le righe. E come da regolamento, per evitare lo 0-3 automatico (con un punto di penalizzazione), il Torino presenterà oggi un preannuncio di ricorso, da perfezionare entro tre giorni. Ora il pallone passa al giudice sportivo, che sulla sua scrivania si trova per la seconda volta un match Asl-Lega, a cinque mesi dallo Juve-Napoli, che il primo e il secondo grado di giudizio, quelli federali, avevano giudicato con il 3-0 a tavolino prima del ribaltone del Collegio di garanzia. Tempi del verdetto? Probabilmente la fine della prossima settimana.
«Non si può giocare»
Prima delle 18.30, l’orario previsto d’inizio, si gioca una partita nella partita. Il presidente federale Gabriele Gravina dice chiaramente che «c’è l’oggettiva impossibilità di giocare» e rifiuta il paragone con la partita mancata dell’Allianz Stadium: «Situazioni differenti, questa della Asl non è una disposizione dell’ultim’ora». Ma la Lega va dritta per la sua strada, e lo fa in un consiglio convocato in forma straordinaria da Paolo Dal Pino: nessun rinvio, si gioca. Il presidente aveva preso in considerazione l’ipotesi di uno spostamento - peraltro nella riunione c’è stato pure un vivace scambio con Lotito, presente come «uditore» in quanto consigliere federale - ma la gran parte dei club ha detto: eh no, ci siamo passati pure noi, si deve giocare. Quasi un manifesto: protocollo a tutti i costi. Ma tutte le norme, sportive e non, prevedono comunque che sia la Asl ad avere l’ultima parola.
«Fuori dalla realtà»
Reagisce Urbano Cairo, presidente del Torino, «quella compiuta dalla Lega è una scelta che si commenta da sola. Non difendi il campionato non prendendo atto della realtà oggettiva. Noi non possiamo muoverci, è lampante. È tutto talmente logico che uno più uno è uguale a due, qui invece per arrivare a due bisogna fare chissà quanti passaggi. L’unica conseguenza logica era rinviare la partita». Sull’altro fronte, quello laziale, parla Igli Tare: «Potrei dire tante cose ma le tengo per me... dice il direttore sportivo biancoceleste - Un rinvio ci avrebbe favorito, ma abbiamo rispettato il campionato e il regolamento.
C’era una oggettiva impossibilità di disputare la gara
Gabriele Gravina Presidente Federcalcio
Ora lasciamo tutto quanto agli organi competenti».
Forza maggiore
Cioè al giudice sportivo. Che cosa dirà? Non è scontato il remake del 3-0 di Juve-Napoli. Anzi, potrebbe arrivare l’indicazione di fissare subito una data per giocare. L’articolo 55 delle Noif specifica un caso che giustifica la mancata presenza della squadra: «Salvo che non dimostrino la sussistenza di una causa di forza maggiore». Cinque mesi fa, si ritenne (prima del capovolgimento del terzo grado) che il Napoli non aveva fatto tutto il possibile per giocare, e soltanto nella comunicazione della domenica - fuori tempo massimo - la comunicazione della Asl era diventata categorica e quindi sarebbe nata la «forza maggiore». Ora, però, la comunicazione sulla quarantena domiciliare è arrivata in anticipo, è stata addirittura recapitata alla Lega. «Non rispettare questa disposizione significa incorrere in possibili sanzioni penali e civili», dice ancora
Gravina. Anche per evitare un paradosso: se non vai a Roma rischi il 3-0, se ci vai il deferimento (successe a CR7, quando ruppe la quarantena per andare in Nazionale).
Realtà e protocollo
Da dove ripartire? Da un po’ di prudenza e dalla realtà. Che è fatta di varianti (quella inglese nel caso del Torino) che moltiplicano i contagi e di vaccini che sono ancora maledettamente pochi. Tanto per spiegarci, le parole di Gravina su Lazio-Torino sono state pronunciate proprio a margine di un’iniziativa di solidarietà (consegnati 600 palloni agli operatori sanitari dopo la donazione di 100mila euro dei mesi scorsi) della Figc con lo «Spallanzani» di Roma, un posto dove si continua a combattere in prima linea contro il virus. Come in tante Italie. Meglio non dimenticarselo mai.