La Gazzetta dello Sport

CR7 l’altro O Rei

MORATA SBLOCCA UNA JUVE FRENATA SPEZIA PIEGATO RONALDO FA 767 E RAGGIUNGE PELÉ

- di Fabio Licari INVIATO A TORINO

Un tempo di sofferenza, poi Pirlo azzecca i cambi: assist di Bernardesc­hi, Chiesa raddoppia, contropied­e per il 3-0

Tutto è bene quel che finisce bene, diceva il saggio. Ma l’ultimo riunisca la Juve in una stanza, chiuda la porta per non far sentire le urla, e spieghi che così in Champions si rischia grosso. Per il terzo anno di fila. Il famoso “ultimo” è naturalmen­te Andrea Pirlo, che deve prendere per mano una squadra che gli sta sfuggendo, che è diventata anarchica: questa Juve dipende solo dal talento individual­e (o dalla luna storta), ma ha perso linee di gioco e unione. Un’ora deprimente, forse la peggiore di tutta la stagione, più di quella col Barcellona che almeno aveva Messi. Poi l’entrata di Morata e Bernardesc­hi stravolge totalmente assetto tattico, mentalità e risultato. Cambia tutto. Da uno 0-0 inguardabi­le si passa a un 3-0 che rilancia i sogni, consolida il terzo posto, affianca Ronaldo a Pelé nei gol (767), ma rischia di illudere. Non parliamo di scudetto, non al cospetto di un’Inter che entra in campo decisa a segnare dopo 20 secondi. Parliamo d’Europa. Con tutto il rispetto per il bel lavoro di Italiano, il Porto è tutta un’altra storia. E quella fatidica prima ora con lo Spezia ha riportato alla memoria Ajax e Lione.

Guai su guai

Qualche attenuante la Juve la merita, ma non basta per spiegare gli imbarazzi di un fidanzatin­o che s’inceppa al primo appuntamen­to. Alla lista di infortunat­i che comporrebb­e una squadra da zona-Europa League s’aggiunge nel riscaldame­nto De Ligt. Sul ripetersi di certi guai sarà bene darsi una risposta, ma nell’emergenza c’è poco da filosofare: Frabotta o Dragusin, e Pirlo opta per il primo, disegnando una difesa a quattro con un solo centrale (Demiral) e tre laterali (Danilo, Alex Sandro e appunto Frabotta). Non l’unica originalit­à di una Juve della quale abbiamo sempre apprezzato la voglia di andare oltre: nei momenti difficili, però, servirebbe­ro più sicurezze. E invece, perso l’olandese, non c’è uno che indichi la strada. Lo Spezia non poteva chiedere di meglio per mettere in pratica una strategia studiata tutta la settimana.

Sintassi e grammatica

Quelle di Italiano sono lezioni di grammatica e sintassi abbastanza avanzate. Non ci vuole molto a capire che una Juve senza idee, in preoccupan­te calo fisico e con gli uomini contati, soffre il pressing come l’inferno. E infatti i bianconeri sono spesso schiacciat­i, spalle alle porta, come soffocati. Retropassa­ggi impauriti, poche verticaliz­zazioni, Ronaldo solo e indispetti­to. Quello che Italiano non si aspettava è il ritmo

quasi indisponen­te e l’incapacità di organizzar­e una ripartenza “giocata”. Il primo tiro in porta arriva al 37’ con il solito, irriducibi­le, ma impreciso, Chiesa. Il resto è tutto Spezia: controllo del pallone, tempi di gioco, chiusure, accelerazi­oni e rallentame­nti. Anche Italiano ha i suoi bei problemi in zona

gol, ma il resto del compito i suoi lo svolgono bene. Con un paio di rimpianti: avessero avuto l’intensità vista con il Milan, la cattiveria, chissà. Poi anche il “giallo” tendente all’arancione per Frabotta, nella settimana dell’outing di Orsato su Pjanic. Siamo in bilico, Frabotta solo ammonito, ma non incide.

Ribaltone

Un’ora di questa Juve, disegnata in un 4-4-2 in entrambe le fasi, era fin troppo. Dentro allora Berna e Morata, ritorno a una specie di 3-5-2, molto “specie” perché lo posizioni sono abbastanza naif, e subito l’azione-gol. Da Bernardesc­hi a Morata, i nuovi. Uno di quei casi in cui si dice: mosse perfette oppure formazione sbagliata. Comunque è la svolta. Lo Spezia aveva già fatto capire che, pressato a sua volta, era destinato a commettere errori. E infatti ancora Berna scatena la ripartenza del 2-0, chiuso in mezza acrobazia da Chiesa, e Ronaldo fa 3-0 (e 766) ancora in contropied­e. Il palo gli spezza in gola l’urlo “megl’e Pelé”, ma manca un gol ormai. Nelle praterie dello Spezia ormai disunito – è la squadra che nel secondo tempo ha subito più gol (32) – poteva essere goleada, ingiusta. Alla fine Galabinov spara su Szczesny il rigore del possibile 3-1.

Transizion­e

L’impression­e è che la Juve sia vivendo una difficile transizion­e tecnico-tattica dalla quale uscire il prima possibile. Aveva cominciato con

l’idea del dominio totale e del controllo. Lungo la strada s’è resa conto che il meglio, forse, veniva coprendosi di più per godere degli spazi in ripartenza dove CR7, Morata e gli altri si trovano meglio (vedi Inter). Oggi sembra a metà del guado, né la prima né la seconda versione. Servirebbe sfruttare meglio la corsa di Kulusevki. Servirebbe quel play che aiuti a superare il pressing e definire strategie di manovra. Non c’è e non ci sono neanche De Ligt, Bonucci, Dybala, Arthur e Cuadrado, i “registi” o pseudo tali. Oggi un Morata incontenib­ile o un Berna vecchi tempi risolvono la situazione, ma non è detto che sia sufficient­e in Europa. Uscire col Bayern sarebbe una storia, col Porto un’altra.

Falsa partenza I bianconeri per 45’ schiacciat­i, spalle alle porta, come soffocati

Verso il Porto Ma in Europa una prestazion­e così potrebbe non bastare

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 ?? AFP ?? Fenomeno Cristiano Ronaldo, 36 anni, in azione: il portoghese è arrivato a quota 92 gol con la maglia della Juve in 119 gare ufficiali tra Serie A e coppe
AFP Fenomeno Cristiano Ronaldo, 36 anni, in azione: il portoghese è arrivato a quota 92 gol con la maglia della Juve in 119 gare ufficiali tra Serie A e coppe

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