CR7 l’altro O Rei
MORATA SBLOCCA UNA JUVE FRENATA SPEZIA PIEGATO RONALDO FA 767 E RAGGIUNGE PELÉ
Un tempo di sofferenza, poi Pirlo azzecca i cambi: assist di Bernardeschi, Chiesa raddoppia, contropiede per il 3-0
Tutto è bene quel che finisce bene, diceva il saggio. Ma l’ultimo riunisca la Juve in una stanza, chiuda la porta per non far sentire le urla, e spieghi che così in Champions si rischia grosso. Per il terzo anno di fila. Il famoso “ultimo” è naturalmente Andrea Pirlo, che deve prendere per mano una squadra che gli sta sfuggendo, che è diventata anarchica: questa Juve dipende solo dal talento individuale (o dalla luna storta), ma ha perso linee di gioco e unione. Un’ora deprimente, forse la peggiore di tutta la stagione, più di quella col Barcellona che almeno aveva Messi. Poi l’entrata di Morata e Bernardeschi stravolge totalmente assetto tattico, mentalità e risultato. Cambia tutto. Da uno 0-0 inguardabile si passa a un 3-0 che rilancia i sogni, consolida il terzo posto, affianca Ronaldo a Pelé nei gol (767), ma rischia di illudere. Non parliamo di scudetto, non al cospetto di un’Inter che entra in campo decisa a segnare dopo 20 secondi. Parliamo d’Europa. Con tutto il rispetto per il bel lavoro di Italiano, il Porto è tutta un’altra storia. E quella fatidica prima ora con lo Spezia ha riportato alla memoria Ajax e Lione.
Guai su guai
Qualche attenuante la Juve la merita, ma non basta per spiegare gli imbarazzi di un fidanzatino che s’inceppa al primo appuntamento. Alla lista di infortunati che comporrebbe una squadra da zona-Europa League s’aggiunge nel riscaldamento De Ligt. Sul ripetersi di certi guai sarà bene darsi una risposta, ma nell’emergenza c’è poco da filosofare: Frabotta o Dragusin, e Pirlo opta per il primo, disegnando una difesa a quattro con un solo centrale (Demiral) e tre laterali (Danilo, Alex Sandro e appunto Frabotta). Non l’unica originalità di una Juve della quale abbiamo sempre apprezzato la voglia di andare oltre: nei momenti difficili, però, servirebbero più sicurezze. E invece, perso l’olandese, non c’è uno che indichi la strada. Lo Spezia non poteva chiedere di meglio per mettere in pratica una strategia studiata tutta la settimana.
Sintassi e grammatica
Quelle di Italiano sono lezioni di grammatica e sintassi abbastanza avanzate. Non ci vuole molto a capire che una Juve senza idee, in preoccupante calo fisico e con gli uomini contati, soffre il pressing come l’inferno. E infatti i bianconeri sono spesso schiacciati, spalle alle porta, come soffocati. Retropassaggi impauriti, poche verticalizzazioni, Ronaldo solo e indispettito. Quello che Italiano non si aspettava è il ritmo
quasi indisponente e l’incapacità di organizzare una ripartenza “giocata”. Il primo tiro in porta arriva al 37’ con il solito, irriducibile, ma impreciso, Chiesa. Il resto è tutto Spezia: controllo del pallone, tempi di gioco, chiusure, accelerazioni e rallentamenti. Anche Italiano ha i suoi bei problemi in zona
gol, ma il resto del compito i suoi lo svolgono bene. Con un paio di rimpianti: avessero avuto l’intensità vista con il Milan, la cattiveria, chissà. Poi anche il “giallo” tendente all’arancione per Frabotta, nella settimana dell’outing di Orsato su Pjanic. Siamo in bilico, Frabotta solo ammonito, ma non incide.
Ribaltone
Un’ora di questa Juve, disegnata in un 4-4-2 in entrambe le fasi, era fin troppo. Dentro allora Berna e Morata, ritorno a una specie di 3-5-2, molto “specie” perché lo posizioni sono abbastanza naif, e subito l’azione-gol. Da Bernardeschi a Morata, i nuovi. Uno di quei casi in cui si dice: mosse perfette oppure formazione sbagliata. Comunque è la svolta. Lo Spezia aveva già fatto capire che, pressato a sua volta, era destinato a commettere errori. E infatti ancora Berna scatena la ripartenza del 2-0, chiuso in mezza acrobazia da Chiesa, e Ronaldo fa 3-0 (e 766) ancora in contropiede. Il palo gli spezza in gola l’urlo “megl’e Pelé”, ma manca un gol ormai. Nelle praterie dello Spezia ormai disunito – è la squadra che nel secondo tempo ha subito più gol (32) – poteva essere goleada, ingiusta. Alla fine Galabinov spara su Szczesny il rigore del possibile 3-1.
Transizione
L’impressione è che la Juve sia vivendo una difficile transizione tecnico-tattica dalla quale uscire il prima possibile. Aveva cominciato con
l’idea del dominio totale e del controllo. Lungo la strada s’è resa conto che il meglio, forse, veniva coprendosi di più per godere degli spazi in ripartenza dove CR7, Morata e gli altri si trovano meglio (vedi Inter). Oggi sembra a metà del guado, né la prima né la seconda versione. Servirebbe sfruttare meglio la corsa di Kulusevki. Servirebbe quel play che aiuti a superare il pressing e definire strategie di manovra. Non c’è e non ci sono neanche De Ligt, Bonucci, Dybala, Arthur e Cuadrado, i “registi” o pseudo tali. Oggi un Morata incontenibile o un Berna vecchi tempi risolvono la situazione, ma non è detto che sia sufficiente in Europa. Uscire col Bayern sarebbe una storia, col Porto un’altra.
Falsa partenza I bianconeri per 45’ schiacciati, spalle alle porta, come soffocati
Verso il Porto Ma in Europa una prestazione così potrebbe non bastare