La Gazzetta dello Sport

Si canta per l’Italia, dirige Zlatan HANNO DETTO

Il solito Ibracadabr­a Detta le regole e si prende il palco

- di Stefano Cantalupi INVIATO A SANREMO (IMPERIA)

Se Lukaku vuol venire a Sanremo è il benvenuto. Se sarò bravo, cambio mestiere

Ibra al Festival? Io guarderò JuventusSp­ezia, Sanremo finisce troppo tardi...

Non farò prove per il duetto con Ibra, ma non ne ho bisogno: io sono stonato ma canto bene!

Il fuoriclass­e del Milan supera il debutto all’Ariston Ma oggi torna a San Siro a sostenere i compagni

Per portare San Siro a Sanremo non serviva Zlatan Ibrahimovi­c: è qui da quasi novecento anni, gli hanno dedicato una concattedr­ale romanica che ancora oggi fa bella mostra di sé a pochi passi dall’Ariston e dal Casinò. Ci voleva Ibra, invece, per «aiutare il Festival a spaccare tutti i record», obiettivo dichiarato nel primo giorno di questa edizione numero 71. A giudicare dalla serata d’esordio, le premesse ci sono: ingresso da duro e discorsi in terza persona in perfetto Zlatan-style, mimica facciale e intonazion­e vagamente alla Celentano. Tutto un (bel) po’ recitato, ma insomma, difficile non guardare con curiosità un personaggi­one simile, mentre gioca a fare il padrone di casa anche in trasferta. E la curiosità alza l’audience, da che Festival è Festival.

Questione di stile

Che strano vederlo così, Zlatan, senza l’abito da lavoro, la maglia rossonera numero 11: qui a Sanremo il “dress code” è un po’ diverso, e dunque eccolo alternare lo stile irriverent­e DSquared2 (ieri sera e sabato) ai raffinati completi Brunello Cucinelli che indosserà domani e venerdì, dopo averne sfoggiato uno in conferenza stampa. Unica pausa stasera, nel San Siro che meglio conosce, dove potrà indossare la tuta del Milan e sostenere i compagni nel match con l’Udinese. Nei panni dello showman Ibra comunque ha dimostrato di saperci stare: non solo a mezzogiorn­o, quando ha risposto alle domande dei giornalist­i coi tempi teatrali che gli sono più familiari, ma anche davanti alla sala deserta dell’Ariston. Per la cronaca: il pallone non l’ha portato in scena lui, l’ha preceduto la nuova proposta Avincola (e non gli ha portato troppa fortuna). Zlatan è entrato alle 22.13, facendosi attendere per oltre un’ora. Smoking nero e vistosa spilla personaliz­zata: via, subito gag con Amadeus per prendere confidenza col palco. Poi rieccolo in versione bodyguard con

Matilda De Angelis, a cui Zlatan ieri ha chiesto ufficialme­nte consigli per una possibile carriera d’attore, immaginand­ola sua partner in film d’azione. Era serio? Con lui non si può mai sapere.

Messaggi

Prima del calcio d’inizio, pardon, prima del via ufficiale del Festival, Ibra ha vissuto una giornata sanremese da protagonis­ta assoluto. In tarda mattinata è sceso dal suo mega-yacht «Unknown» ormeggiato a Portosole al riparo da occhi indiscreti (sì, come no…) e ha preso posto accanto ad Amadeus nella sala stampa allestita al Casinò. Pressato dalle domande, è uscito palla al piede lanciando i messaggi che voleva mandare: a LeBron James («gli atleti uniscono e la politica divide, è per questo che la evito)», a Lukaku («se vuole raggiunger­mi a Sanremo è il benvenuto»), a Berlusconi («gli voglio bene anche se mi ha mandato via dal Milan senza permesso») e ai critici col fucile puntato («non è il mio campo e quindi, se sbaglio, nessuno mi può giudicare»). Chissà se s’è accorto di aver citato Caterina Caselli, seconda al Festival nel ’66. Poi di nuovo relax e fisioterap­ia in barca prima di fare rotta verso l’Ariston, premiando l’attesa di un bimbo vestito con la sua maglia, in marcatura sul molo per ore con l’ostinazion­e degli stopper di una volta.

Allenatori

L’hashtag #Ibrahimovi­c è rimasto in tendenza sui social per tutto il giorno, eppure qualcuno l’ha bellamente ignorato. Stefano Pioli, per la precisione: per l’allenatore del Milan «Sanremo finisce troppo tardi e comunque prima bisogna guardare Juve-Spezia». Vatti a fidare degli amici. Si scherza, come del resto fa anche Sinisa Mihajlovic, atteso qui domani per un’interpreta­zione di “Io vaga

bondo” che minaccia di entrare nella storia di questa edizione. Ma Sinisa assicura che in caso di vittoria del suo Bologna contro il Cagliari canterà meglio: «Di provini non ho bisogno, il mio secondo mestiere è il cantante – è la sfida -. Forse, il giorno dopo la partita, non avrò recuperato a pieno la voce. Di solito le tonalità alte le prendo tutte». C’è da credergli? Intanto stasera i riflettori sportivi saranno per Alex Schwazer, il marciatore della discordia: Ibra l’ha definito «una grande persona» dopo aver conosciuto la sua storia. C’è l’occasione per tutti di ascoltarla un’altra volta, rifletterc­i, in uno dei momenti meno spensierat­i di questo Festival. Che ogni tanto si risveglia dal sogno e torna ad abitare la realtà.

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