La Gazzetta dello Sport

«Ha vinto la gente Però è il momento di fare le riforme»

Il leader del Carroccio: «Quei 12 si sono infilati in un “buco” perché l’Europa è impreparat­a. Johnson? Giù il cappello»

- Di

rivate, in una lettera pubblica, le scuse dei Glazer. Storiche – tranne un’intervista rilasciata nel 2005, Joel Glazer non ha mai fatto sentire la sua voce –, ma tardive e probabilme­nte inutili, come quelle di Arsenal, Tottenham e Chelsea. Il Liverpool ha compiuto uno sforzo in più: il proprietar­io John W. Henry ha messo la sua faccia in un video.

Resa dei conti

L’impression­e è che la vicenda della Superlega, finita in questo modo, sia lo spunto per regolare i conti e riequilibr­are il rapporto club-tifosi, a cominciare dai prezzi dei biglietti, inaccessib­ili per molti. I fan di Arsenal, Tottenham e Chelsea sono furibondi: nel mirino Stan Kroenke – proprietar­io americano dei Gunners –, Daniel Levy e Bruce Buck, quest’ultimo presidente dei Blues, che potrebbe essere travolto dall’ira di Roman Abramovich. L’oligarca russo era contrario al progetto della Superlega, ma si era fidato di Buck. Su Twitter spopolano “KroenkeOut”, “LevyOut” e “BuckOut”. La parola “vergogna” è la più usata. E mentre l’associazio­ne calciatori profession­istici ha ribadito l’opposizion­e alla Superlega e il presidente del Crystal Palace, Steve Parish, ha detto che questa vicenda deve spingere il sistema a autoriform­arsi, la mobilitazi­one prosegue. Domani manifestaz­ione dei tifosi prima di Arsenal-Everton. La storia della Superlega ha riportato i tifosi al centro del villaggio calcistico inglese. Inizia la resa dei conti. 3’25”

HA DETTO

on riesco a capire, perché si può andare a cinema e non si può vedere una partita di tennis all’aperto?». Matteo Salvini è reduce da un pomeriggio piuttosto agitato e il suo esordio è lontano dalla Superlega. Ma ci arriviamo in fretta.

«N3La

morale di questa storia qual è?

«Che ha vinto la gente. La passione popolare ha battuto 2-0 gli interessi economici di pochi. I tifosi sono stati protagonis­ti. Anche quelli delle squadre coinvolte, io sono stato subito contrario anche se da milanista forse avrei avuto convenienz­a dal progetto».

3L’Inghilterr­a

è stato il centro della «rivolta», con i tifosi ma anche con un premier che in poche ore ha addirittur­a minacciato una “bomba” legislativ­a per fermare la Superlega. «I tifosi inglesi hanno dimostrato che il calcio è ancora gioco e passione e questo vale più di 300 milioni».

3E

Johnson?

«Giù il cappello. Mi sembra vincente su tutti i fronti, dai vaccini al calcio. Devo dire che anche Draghi però ha fatto sentire la sua voce».

3E

ora?

«E ora però il mondo del calcio va riformato sul serio perché l’Uefa deve sprecare di meno e ci sono tante cose da cambiare. E perché i 12 si sono infilati in un “buco” europeo perché l’Europa si è fatta trovare impreparat­a

a forma è stata talmente sbagliata, la maniera così arrogante che alla fine è completame­nte sparito il contenuto della vicenda». Esordisce così l’ex sottosegre­tario Simone Valente, uno dei punti di riferiment­o del Movimento 5 Stelle sulle questioni dello sport.

«LQual è il risultato finale dopo la tempesta?

«La questione Superlega mi sembra chiusa».

3

Resta il problema sostenibil­ità. D’altronde i club ormai ex scissionis­ti l’hanno detto: uno dei punti di partenza è stata la situazione economica drammatica.

«Il calcio non è più sostenibil­e per i grandi club ma anche per quelli di medio-bassa classifica. Ormai da 15-20 anni c’è un vertice del calcio in Italia che non riesce a convivere: diverse velocità, diversi investimen­ti. E chi si indebita di più ottiene più risultati».

3 3E

come se ne esce?

«Dire torniamo alle partite di una volta non ha molto senso. Nel primo livello il calcio è business. E siccome la Juve ha bisogno del Cagliari, del Benevento o della Sampdoria, e viceversa, bisogna trovare un modo per far convivere questi club. Perché redistribu­ire le risorse significa anche avere più club che investono».

3Investire

sì, ma pure contenere i costi. Certi stipendi e certe commission­i di procurator­i fanno paura.

«Esiste questo problema ci mancherebb­e. Ma l’Uefa non è un ente di beneficenz­a, e su questo ha grandi responsabi­lità e senza norme».

3In

fondo però, lo ha detto Giulio Tremonti, ha vinto anche l’Europa, l’Europa pre Brexit, quella con la Gran Bretagna dentro.

«Ripeto: Johnson sta facendo bene dappertutt­o. Ma c’è una cosa che temo: non è che questi tre giorni hanno ulteriorme­nte allontanat­o la gente e dato un colpo alla passione per il calcio? Non so se alla riapertura ci sarà tutta questa voglia di tornare allo stadio e questo mi preoccupa».

3E

qualche effetto positivo? «L’occasione per rivedere stipendi fuori dal mondo. Anche perché, lo dicevamo proprio poco fa con Giovanni Galli, sono tutti soldi tolti ai settori giovanili. Speriamo che questo serva a sedersi intorno a un tavolo».

Qualcuno arriva a ipotizzare, era fra le carte della Superlega, che per avvicinare il pubblico più giovane e più lontano, quello asiatico o nordameric­ano, sia necessario puntare tutto sugli highlights fino al punto di ridurre la durata di una partita.

«Eh no. Non è proprio il mio calcio. Il mio calcio è quello che viene da Novantesim­o minuto di Paolo Valenti e dal tetto dei tre stranieri a squadra. Va bene modernizza­rsi, ma fino a un certo punto».

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Dai club viene un grido di aiuto. Non ce la facciamo più, questione di tasse, ma anche di procedure per gli stadi.

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«Sugli stadi hanno ragione, lo stadio di Roma, quello della Fiorentina, un miliardo e 200 milioni per lo stadio di Milano fermi: operazioni a costo zero che aiuterebbe­ro il sistema».

Sono stato da subito contrario anche se da milanista forse mi sarebbe convenuto essere pro

Temo che questi tre giorni abbiano dato un colpo alla passione della gente per il calcio

In un momento di crisi serve vigilanza e chiarezza sulle proprietà delle società

C’è chi è pronto a investire negli stadi: ci vogliono procedure veloci, non facciamoli scappare

3Chiudiamo

con una nota per lei dolente: il Milan ha perso. Salvini fa un sospiro. «Invece di pensare alla Superlega meglio concentrar­si sul finale di campionato. E c’è mezza squadra senza contratto, magari è l’occasione per tutti, procurator­i compresi, per ridurre le pretese. Speriamo di arrivare fra i primi quattro, ma se non ci riuscissim­o sarebbe giusto non andare in Champions». 2’29”

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Matteo Salvini
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