La Gazzetta dello Sport

L’analisi Inter, stop e allungo

PARI CON LO SPEZIA ERRORE DI HANDANOVIC MA VA A +10 SUL MILAN E ASPETTA L’ATALANTA

- di Sebastiano Vernazza

Un altro passo Il rallentame­nto è fisiologic­o, ma mancano solo 9 punti al titolo

Che cinismo Un tiro in porta, un gol, un punto: e per Italiano anche turnover

Perisic rimedia alla papera del portiere, poi l’assedio: due pali di Lautaro, Provedel strega Lukaku e due gol annullati. Se la Dea batte la Roma è a -9 dalla capolista

L’1-1 contro il Napoli, e ci sta che si pareggi allo stadio Maradona, ex San Paolo. L’1-1 a La Spezia, e ci sta un po’ meno frenare al Picco, contro una squadra in corsa per la salvezza, se sei l’Inter capolista capace di vincere le prime undici partite del girone di ritorno. A un bel momento è arrivato il rallentame­nto, fisiologic­o, forse atteso. Nell’immediato la classifica è migliorata, perché l’Inter ha guadagnato una lunghezza sul Milan battuto dal Sassuolo e oggi è a più dieci sui rossoneri secondi. Stasera però il secondo posto potrebbe cambiare padrone: se l’Atalanta passasse all’Olimpico contro la Roma, sorpassere­bbe il Milan e salirebbe a 67, a meno 9 dall’Inter. Nove punti, gli stessi che mancano ad Antonio Conte e ai suoi per vincere lo scudetto. Nove punti da acciuffare a sei giornate dalla fine: non pensiamo che ci siano problemi per una squadra capace fin qui di viaggiare alla media di 2,40 a gara. Lo Spezia si mette in tasca un pari che pesa quanto una vittoria. Vincenzo Italiano l’ha ottenuto con un turnover mirato, in funzione dello scontro diretto di sabato a Marassi contro il Genoa. Un capolavoro strategico abbinato a un record: in Serie A l’ultima squadra ad aver evitato la sconfitta nonostante un solo tiro in porta era stato il Chievo, contro il Cagliari nel gennaio 2014. Perché lo Spezia ieri sera ha concluso nello specchio soltanto con il gol di Farias.

Approccio sbagliato

L’Inter si è palesata in campo con circa un quarto d’ora di ritardo, quindici minuti in cui è rimasta a guardare lo Spezia, anzi ne ha subito l’aggressivi­tà, la corsa, le pressioni “alte”. Un approccio sbagliato che le è costato caro. Ci sono state un paio di avvisaglie, iniziative spezzine a circuire la difesa nerazzurra, finché Farias da sinistra si è spostato il pallone verso l’interno e si creato il corridoio per un tiro velenoso, con il “rimbalzino” malefico sul terreno. Handanovic un po’ ha sottovalut­ato la conclusion­e e un po’ è stato ingannato dal sobbalzo del pallone. Paperella, e il meritato 1-0 ha preso forma. Lo svantaggio ha funzionato da sveglia, l’Inter si è destata dal torpore della capolista un filo piena di sé ed è rientrata nelle sue vesti di squadra alfa. È stata abbastanza mono-tematica, e non ci riferiamo alla classica palla lunga per Lukaku, difficile da servire perché, sopra di una rete, lo Spezia ha compattato le tre linee. L’Inter ha cercato di aggirare la testuggine spezzina con il cambio di gioco da sinistra a destra, da

Eriksen ad Hakimi. Lo Spezia leggeva la giocata, ma non riusciva a “sporcarla” per la qualità degli interpreti. Preciso Eriksen nel tracciante e rapido Hakimi nel filare via per il cross. Dai e dai la palla all’Hakimi Express è sbocciata nel gol. Il marocchino nell’occasione non è stato attivato da Eriksen ma il suo assist rasoterra da destra a sinistra, da esterno a esterno è stato raccolto da Perisic accorrente sul secondo palo. All’Inter del primo tempo è mancata originalit­à di pensiero e un po’ di responsabi­lità l’ha avuta Eriksen, timido nei momenti in cui si avvicinava al limite. Con quel piede può fare ciò che vuole, e deve farlo.

Insistenza e resistenza

La ripresa si è snodata tra due forze opposte, l’insistenza dell’Inter nel cercare la vittoria e la resistenza dello Spezia. La capolista ha stressato gli avversari con la fisicità e con certi bagliori di tecnica pura, in particolar­e di Lautaro, ma lo Spezia ha retto ogni impatto ed è riuscito a rimediare ai propri errori, specie a quelli di Ismajli, uno dei difensori centrali, che per due

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