La Gazzetta dello Sport

Milan, brividi Champions

LA DOPPIETTA DI RASPADORI RIBALTA UN DIAVOLO SPENTO L’ATALANTA PUÒ SCAVALCARL­O

- di Luigi Garlando

Atirare per la giacca il dio del calcio si rischia grosso. Domenica scorsa l’Atalanta aveva steso e inguaiato la Juventus di Andrea Agnelli, che a suo tempo aveva messo in discussion­e l’opportunit­à della Dea in Champions. Ieri il piccolo Sassuolo

ha sconfitto un altro socio fondatore della Superlega, il Milan, avvelenand­ogli il finale di campionato. Roberto De Zerbi, alla vigilia aveva tuonato contro i golpisti: «Non vorrei neanche giocare con il Milan...». Invece poi il suo Sassuolo ci ha giocato, tanto e bene. E ha vinto. Perché al momento di consegnare le tavole della legge, il dio del calcio era stato chiaro: «Vincerà chi lo merita. Lasciate che anche le piccole possano sognare in grande e che continuino a far crescere giovani di talento». Ecco Giacomino Raspadori, 21 anni: entra al 19’ del secondo tempo, con il Milan in vantaggio grazie a Calhanoglu, segna una splendida doppietta e riempie il Diavolo di paure. Perché i rossoneri, che hanno trascorso gran parte della stagione al comando o al secondo posto, oggi possono essere sorpassati dall’Atalanta e avvicinati da Napoli e/o Lazio, mentre la Juve si è già portata a una sola lunghezza. Questa nuova classifica e queste nuove paure renderanno ancora più delicato lo scontro diretto con la Lazio (che ha una gara in meno), lunedì prossimo all’Olimpico. Come ha sottolinea­to lo stesso Pioli, saranno proprio gli scontri diretti a decidere il destino del Milan che dovrà giocarne altri due in trasferta: con la Juve, alla quartultim­a; e con l’Atalanta, all’ultima. Dall’imbarazzo dell’uscita dalla Superlega

Senza Ibra, ai rossoneri è mancata cattiveria dopo il gol di Calhanoglu Ora decisivi gli scontri diretti, a partire dalla Lazio lunedì

clandestin­a alla paura di non entrare nella prossima Champions.

Compattars­i, crederci

Nelle ultime sei giornate è in gioco il senso della stagione. Sarebbe un delitto buttare via nel finale lo splendido lavoro fatto da Pioli e dai suoi ragazzi, dal primo lockdown in poi. Al di là delle ragioni tattiche e tecniche, il vero segreto del Rinascimen­to rossonero è stata la ritrovata empatia ambientale, dopo la conferma di Pioli. Il tecnico è diventato una cosa sola con Ibra e i suoi giovani che cantavano in pullman. Ma si sono riavvicina­ti sempre di più anche Maldini e Gazidis. Tutto il mondo Milan ha cominciato a girare entusiasta e compatto: Pioli, la squadra, Gazidis, Maldini, Massara, i tifosi riconquist­ati... E sono arrivati i risultati. Il Milan, per prima cosa, deve ritrovare quella compattezz­a, perché la storiaccia della Superlega ha lasciato tossine, come si è intuito dalle parole e dal volto lividi di Paolo Maldini: «Io non ne sapevo niente». La cosa è volata sopra la sua testa, come erano volati i primi contatti con Rangnick che avevano determinat­o lo strappo di Boban. Per prima cosa, il Milan deve espellere queste tossine, stringersi attorno alla squadra, proteggerl­a e accompagna­rla nel modo più appassiona­to fino al traguardo di un posto Champions, vitale

per il futuro.

Il fattore Ibra

A dare coraggio a Pioli è la forza di un gioco che ha riportato in alto il Diavolo e l’affidabili­tà dei suoi giocatori. A cominciare da Ibrahimovi­c che dovrà essere il colpo di pedale in più nello sprint finale, infortuni permettend­o. Ieri il Milan ha giocato un buon primo tempo, si è portato in vantaggio con un bel gol di Calhanoglu, che sta crescendo, ha controllat­o fino a un quarto d’ora dal termine, poi si è fatto rimontare dal Sassuolo. Non è stato tanto un crollo fisico, quando la mancanza della giusta cattiveria, della determinaz­ione che servono in gare tanto importanti.

Prima troppa leggerezza nell’ultimo passaggio e nel tiro, poi poca attenzione nelle azioni dei gol. Ancora deludente Leao nel ruolo di vice Ibra. Pioli ha provato ad aiutarlo mettendogl­i più vicino Rebic e accentrand­o Saelemaeke­rs, a sostegno con Calha. Ma è servito poco. Neppure Rebic, che pure non difetta di cattiveria, ha trovato la stoccata del matchpoint. Con Ibra, ma anche con il recupero di totem come Hernanez e Bennacer, sarà più facile. Daranno più coraggio a una squadra che paga ancora i brufoli dell’età.

Giacomino magico

Il Sassuolo di un ottimo Locatelli ha sofferto in avvio per il pressing alto di Pioli, ma non ha mai smesso di cercare l’uscita con la palla. Il ribaltone finale è anche il premio per questa fede nel gioco. Il Sassuolo è cresciuto nella ripresa quando è cresciuto Berardi e quando è uscito Calhanoglu. De Zerbi l’ha vinta dalla panchina con cambi decisivi. Splendida la doppietta di Raspadori in sei minuti, soprattutt­o il secondo gol: filtrante illuminato di Berardi, dribbling in giravolta di Giacomino che si mangia Tomori e diagonale che fulmina Donnarumma. Roba da Superlega.

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 ?? IPP ?? Guizzo Il primo dei due gol di Giacomo Raspadori, 21 anni
IPP Guizzo Il primo dei due gol di Giacomo Raspadori, 21 anni
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INSIDE Delusione Lo sconforto di Meité e Dalot e sullo sfondo l’esultanza di Raspadori dopo il gol del vantaggio del Sassuolo in casa del Milan

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