Milan, brividi Champions
LA DOPPIETTA DI RASPADORI RIBALTA UN DIAVOLO SPENTO L’ATALANTA PUÒ SCAVALCARLO
Atirare per la giacca il dio del calcio si rischia grosso. Domenica scorsa l’Atalanta aveva steso e inguaiato la Juventus di Andrea Agnelli, che a suo tempo aveva messo in discussione l’opportunità della Dea in Champions. Ieri il piccolo Sassuolo
ha sconfitto un altro socio fondatore della Superlega, il Milan, avvelenandogli il finale di campionato. Roberto De Zerbi, alla vigilia aveva tuonato contro i golpisti: «Non vorrei neanche giocare con il Milan...». Invece poi il suo Sassuolo ci ha giocato, tanto e bene. E ha vinto. Perché al momento di consegnare le tavole della legge, il dio del calcio era stato chiaro: «Vincerà chi lo merita. Lasciate che anche le piccole possano sognare in grande e che continuino a far crescere giovani di talento». Ecco Giacomino Raspadori, 21 anni: entra al 19’ del secondo tempo, con il Milan in vantaggio grazie a Calhanoglu, segna una splendida doppietta e riempie il Diavolo di paure. Perché i rossoneri, che hanno trascorso gran parte della stagione al comando o al secondo posto, oggi possono essere sorpassati dall’Atalanta e avvicinati da Napoli e/o Lazio, mentre la Juve si è già portata a una sola lunghezza. Questa nuova classifica e queste nuove paure renderanno ancora più delicato lo scontro diretto con la Lazio (che ha una gara in meno), lunedì prossimo all’Olimpico. Come ha sottolineato lo stesso Pioli, saranno proprio gli scontri diretti a decidere il destino del Milan che dovrà giocarne altri due in trasferta: con la Juve, alla quartultima; e con l’Atalanta, all’ultima. Dall’imbarazzo dell’uscita dalla Superlega
Senza Ibra, ai rossoneri è mancata cattiveria dopo il gol di Calhanoglu Ora decisivi gli scontri diretti, a partire dalla Lazio lunedì
clandestina alla paura di non entrare nella prossima Champions.
Compattarsi, crederci
Nelle ultime sei giornate è in gioco il senso della stagione. Sarebbe un delitto buttare via nel finale lo splendido lavoro fatto da Pioli e dai suoi ragazzi, dal primo lockdown in poi. Al di là delle ragioni tattiche e tecniche, il vero segreto del Rinascimento rossonero è stata la ritrovata empatia ambientale, dopo la conferma di Pioli. Il tecnico è diventato una cosa sola con Ibra e i suoi giovani che cantavano in pullman. Ma si sono riavvicinati sempre di più anche Maldini e Gazidis. Tutto il mondo Milan ha cominciato a girare entusiasta e compatto: Pioli, la squadra, Gazidis, Maldini, Massara, i tifosi riconquistati... E sono arrivati i risultati. Il Milan, per prima cosa, deve ritrovare quella compattezza, perché la storiaccia della Superlega ha lasciato tossine, come si è intuito dalle parole e dal volto lividi di Paolo Maldini: «Io non ne sapevo niente». La cosa è volata sopra la sua testa, come erano volati i primi contatti con Rangnick che avevano determinato lo strappo di Boban. Per prima cosa, il Milan deve espellere queste tossine, stringersi attorno alla squadra, proteggerla e accompagnarla nel modo più appassionato fino al traguardo di un posto Champions, vitale
per il futuro.
Il fattore Ibra
A dare coraggio a Pioli è la forza di un gioco che ha riportato in alto il Diavolo e l’affidabilità dei suoi giocatori. A cominciare da Ibrahimovic che dovrà essere il colpo di pedale in più nello sprint finale, infortuni permettendo. Ieri il Milan ha giocato un buon primo tempo, si è portato in vantaggio con un bel gol di Calhanoglu, che sta crescendo, ha controllato fino a un quarto d’ora dal termine, poi si è fatto rimontare dal Sassuolo. Non è stato tanto un crollo fisico, quando la mancanza della giusta cattiveria, della determinazione che servono in gare tanto importanti.
Prima troppa leggerezza nell’ultimo passaggio e nel tiro, poi poca attenzione nelle azioni dei gol. Ancora deludente Leao nel ruolo di vice Ibra. Pioli ha provato ad aiutarlo mettendogli più vicino Rebic e accentrando Saelemaekers, a sostegno con Calha. Ma è servito poco. Neppure Rebic, che pure non difetta di cattiveria, ha trovato la stoccata del matchpoint. Con Ibra, ma anche con il recupero di totem come Hernanez e Bennacer, sarà più facile. Daranno più coraggio a una squadra che paga ancora i brufoli dell’età.
Giacomino magico
Il Sassuolo di un ottimo Locatelli ha sofferto in avvio per il pressing alto di Pioli, ma non ha mai smesso di cercare l’uscita con la palla. Il ribaltone finale è anche il premio per questa fede nel gioco. Il Sassuolo è cresciuto nella ripresa quando è cresciuto Berardi e quando è uscito Calhanoglu. De Zerbi l’ha vinta dalla panchina con cambi decisivi. Splendida la doppietta di Raspadori in sei minuti, soprattutto il secondo gol: filtrante illuminato di Berardi, dribbling in giravolta di Giacomino che si mangia Tomori e diagonale che fulmina Donnarumma. Roba da Superlega.