Battaglie sociali ai Giochi? Per il Cio restano vietate
●Atleti inginocchiati a favore dei diritti umani durante l’esecuzione del proprio inno? Pugni alzati sul podio. modello Tommie Smith e John Carlos, in segno di protesta? Cartelli inneggianti a temi sociali nella cerimonia di apertura o di chiusura? Non ancora, non a Tokyo. Lo ha raccomandato ieri la commissione atleti del Cio guidata dalla zimbabwiana Kirsty Coventry, due ori a cinque cerchi nel nuoto, dopo il periodico Esecutivo: chi dovesse lasciarsi andare, continuerà a venir punito. La regola 50 della carta olimpica subirà modifiche, ma non sostanziali. Un sondaggio che ha coinvolto 3547 atleti di 185 Paesi e 41 sport ha detto che la maggioranza è contraria a proteste sul campo (il 70%), durante cerimonie (70%) e sul podio (67%). Prevale il timore di gesti inconsulti. Fossero questi, peraltro, i problemi dei
Giochi giapponesi. Quelli legati alla pandemia di Covid-19 non sono risolti. Tokyo (e Osaka), a giorni, torneranno in stato di emergenza, il viaggio della fiaccola è sempre più tormentato, i test-event vengono posticipati o annullati: quello di nuoto sincronizzato previsto a Tokyo dall’1-6 maggio si terrà in giugno in un altro Paese e il meeting di atletica del 9 maggio sarà a porte chiuse.
Trapela che, durante i Giochi, gli atleti saranno sottoposti a test salivari tutti i giorni. «Il secondo playbook di regole dice il presidente del Cio, Thomas Bach - chiarirà molto»: è atteso per mercoledì. Mentre forse si dovrà attendere giugno per sapere se, esclusi gli stranieri, i giapponesi potranno assistere alle gare. C’è spazio anche per MilanoCortina 2026: «Abbiamo dato l’ok per il budello di bob, slittino e skeleton di Cortina conferma Bach - perché, a carico della Regione Veneto e non degli organizzatori, sarà parte di un parco giochi».