La Gazzetta dello Sport

REBUS AGNELLI

Il presidente è isolato in Italia e in Europa Il suo futuro al vertice dei bianconeri è quanto mai incerto La decisione finale spetterà ad Elkann

- di Fabio Licari

lla fine s’arrende anche Andrea Agnelli: «Non si può fare un torneo a sei squadre». La Superlega è finita. Per morire doveva prima nascere. E così è stato. Dopo decenni di minacce, progetti più o meno fantomatic­i, paura, in tre giorni che sconvolser­o il mondo i club si sono giocati la più potente arma di pressione storica sull’Uefa: il “loro” torneo privato. Non sarà facile recuperarl­o per tentare nuove fughe dal sistema. Anche perché l’Uefa sta per premunirsi.

Implosione notturna

L’implosione è cominciata martedì in Inghilterr­a, notte da incubo per i secessioni­sti: i sei club sono caduti come tanti “piccoli indiani”, per dirla alla Agatha Christie, stretti nella morsa letale di Boris Johnson, giocatori e tifosi. Il City — l’ultimo a firmare e il meno convinto — è stato anche il primo ad andarsene. Quindi gli altri cinque della Premier: Chelsea, United, Arsenal, Liverpool, Tottenham. Con tante scuse. Un comunicato alle due meno un quarto di mattina, parlando di “rimodellam­ento”, rilanciava il progetto”. Ma intanto in Spagna rifletteva­no amaramente

Il presidente: «Però continuo a credere nel progetto, poteva fare il bene del calcio». Ma il crollo in Borsa, la frecciata di Johnson e la sostituzio­ne all’Eca con Al-Khelaifi...

sia il Barcellona (Laporta non ha ancora detto basta) sia l’Atletico. E in Italia si sapeva che la prima a sventolare bandiera bianca sarebbe stata l’Inter. Poi ecco Juve e Milan. Decadenza del più breve impero della storia. Con ventilate ricadute anche sulla guida del club campione d’Italia.

«Non si può»

La Juventus s’è arresa ieri, in tarda mattinata, mentre circolavan­o ancora le parole “barricader­e” delle due interviste di Andrea Agnelli alla Repubblica e al Corriere dello Sport, superate ormai dagli eventi. La France Presse aveva annunciato una resa secondo fonti vicine ad Agnelli. Lo stesso presidente bianconero aveva parlato alla Reuters spiegando di essere «convinto della bontà del progetto. Ma non si può fare un torneo a sei squadre. Credevo davvero che il progetto Superlega potesse cambiare il calcio in meglio». Infine il comunicato del club: «La Juventus, pur rimanendo convinta della fondatezza dei presuppost­i sportivi, commercial­i e legali del progetto, ritiene che esso presenti allo stato attuale ridotte possibilit­à di essere portato a compimento nella forma in cui è stato inizialmen­te concepito». Conclusion­e: «La Juventus rimane impegnata nella ricerca di costruzion­e di valore a lungo termine per la Società e per l’intero movimento calcistico». Frase che apre a nuovi scenari tutti da valutare.

Brexit? Boris replica

Alla Reuters, Agnelli ha anche rivelato un dettaglio interessan­te: «Non dico quanti club mi hanno contattato in ventiquatt­rore per chiedermi se potevano aggiungers­i al progetto». Un retroscena, poi, gli è valso la replica di Boris Johnson. Secondo il presidente della Juve, infatti, i club sono stati spinti alla resa soprattutt­o dalle pressioni politiche ad altissimo livello: «Se sei squadre si fossero staccate dalla Premier, la politica l’avrebbe visto come

 ??  ??
 ??  ?? Il murale realizzato a Roma AA e il coltello dorato A Roma, non lontano dalla sede della Figc, è comparso questo murale, realizzato dalla street artist Laika MCMLIV. Andrea Agnelli con un coltello dorato buca un pallone: metafora fin troppo chiara
Il murale realizzato a Roma AA e il coltello dorato A Roma, non lontano dalla sede della Figc, è comparso questo murale, realizzato dalla street artist Laika MCMLIV. Andrea Agnelli con un coltello dorato buca un pallone: metafora fin troppo chiara
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy