Sonego sfiora l’impresa finale Djokovic-Nadal
IMMENSO SONEGO IN 10 ORE 2 MATCH DJOKOVIC LO DOMA: IN FINALE C’È NADAL
In mattinata (dalle 11) Lorenzo batte Rublev e poi in semifinale cede al terzo set (alle 21) contro Nole che aveva superato Tsitsipas. Rafa mette Opelka k.o.: è più fresco, decimo colpo in vista
Al Cinema Paradiso del Foro andrà in scena il solito filmone che ogni volta avvince ed incatena, interpretato dai migliori artisti della loro generazione insieme all’ormai rientrante Federer (lo rivedremo da domani a Ginevra), ma nella settimana romana l’attore protagonista è un italiano nato a due passi dall’ex Stadio Comunale di Torino e sfegatato tifoso granata (ne ha pure indossato la maglia da giovane promessa prima di scegliere la racchetta) che ha saputo infiammare se stesso e i cuori della gente, finalmente libera di godersi lo spettacolo sportivo, con una serie di capolavori degni di un campione che si è meritato l’ingresso in una nuova dimensione nonché, da prossimo numero 28 del mondo, una testa di serie certa al Roland Garros.
Giornata pazza
La pioggia del venerdì aveva rinviato di un giorno la sfida dei quarti contro Rublev, una pausa che a Lollo non poteva che apparire benefica dopo le tre ore e 24 minuti del trionfo su Thiem. Alle 11 del mattino, perciò, Sonego esce dal tunnel del Grand Stand per cercare di prendersi la rivincita contro il numero 7 del mondo che lo aveva sconfitto a ottobre nella finale di Vienna e inizia un tour de force di 10 ore. È una partita contro pronostico, e il primo set conferma le difficoltà di incrociare il rosso moscovita e il suo martello di dritto. Ma non appena Lorenzo riesce a giocare un metro più avanti, a pungere con il servizio, a tenere botta sulla diagonale di rovescio e a scardinare il corri e tira di Andrey con la solita perizia nelle smorzate, il match cambia volto, trascinando il migliaio di spettatori a una torcida moltiplicata per dieci. E così, di fronte al russo sempre più nervoso e impotente, l’azzurro chiude i conti dopo due ore e 44 minuti, riportando un nostro giocatore in semifinale al Foro a 14 anni di distanza da Volandri, oggi c.t. azzurro che è in tribuna a spellarsi le mani. E come non comprenderlo: negli ultimi tre Masters 1000, categoria di tornei storicamente respingente per il tennis tricolore, abbiamo compilato due finali con Sinner a Miami e Berrettini a Madrid, oltre appunto alla semifinale con Sonego qui al Foro. Un rendimento da superpotenza. Il tempo di mangiare qualcosa, fare fisioterapia, riposare, chiedere il risultato del Toro e rimanerne ovviamente deluso e Lollo è pronto a un’altra fatica, quella più ardua: alle 18.30, stavolta sul Centrale, lo aspetta Djokovic, il numero uno del mondo che a sua volta è uscito al mattino da una battaglia straordinaria e bellissima, fin qui la miglior partita del torneo, contro Tsitsipas: nel prolungamento (un set e tre game si erano già giocati venerdì) Nole resterà in campo più di due ore. Bastano tuttavia i primi scambi per capire che non sarà la stanchezza a frenare il Djoker, e soprattutto che il serbo non ha nessuna intenzione di replicare la prestazione amorfa di Vienna a ottobre, quando venne sorpreso e sconfitto da quel giovane rivale senza macchia e senza paura. Nonostante l’aggressività di Sonego su tutti i colpi a rimbalzo in particolare in uscita dal servizio, il primo giocatore del mondo detta il ritmo con la precisione chirurgica e letale del rovescio, incamerando con autorità il primo set. Ma questo avvio di 2021, bagnato anche dal successo nel torneo di Cagliari, ha insegnato che Lollo non si arrende alla sconfitta, che non soffre di alcun timore reverenziale nei confronti dei fenomeni che ha di fronte e si esalta nella battaglia: il calo legittimo del Djoker si abbina a una pressione ancora più marcata dell’azzurro, che annulla pure due match point al rivale sul 6-5 e subito dopo si prende d’imperio il tie break che allunga la contesa.
La sfida infinita
A inizio terzo set, la tripla palla break per Lorenzo sembra schiudergli le porte del paradiso, ma da quel momento, a pericolo scampato, Nole torna all’università, non concede più uno spillo alla battuta e si guadagna la sesta finale in carriera a Roma poco dopo le 21, suggellata da uno splendido abbraccio con l’altro eroe: «Certo, se fossi salito 2-0 nel terzo le cose avrebbero potuto cambiare - è
la disamina di Lollo - ma lui lì si è dimostrato davvero il numero uno. Sono contento, a lunghi tratti ho giocato alla pari e non pensavo di poter arrivare così lontano quando sono arrivato a Roma, perché l’infortunio a un dito si faceva sentire e mi impediva di giocare bene il rovescio. Mi ha aiutato molto il pubblico, questa semifinale è un risultato meraviglioso ma rappresenta solo un punto di partenza». E lo sa bene anche Djokovic, che non ha lesinato complimenti: «All’inizio del terzo set sono anche stato fortunato a non trovarmi sotto di un break. Avrei dovuto chiuderla in due, ma lui ha dimostrato perché ha raggiunto la semifinale, è un giocatore molto dinamico e contro cui è difficile fare punti La cosa più importante ora è recuperare, non ho molto tempo e ho giocato tanto. Anche Rafa ha avuto dei match duri, anche se forse a me è andata peggio». Già, l’epilogo riproporrà la 57a sfida tra lui e il più fresco Nadal, la più corposa numericamente della storia del tennis Open, per l’ottava volta in scena a Roma dove hanno già giocato cinque finali (3-2 Rafa il conto). Dal 2005 non c’è stata ultima partita al Foro che non abbia avuto protagonista almeno uno dei due, e Nadal, che cerca il decimo colpo, battendo in semifinale Opelka ci ha aggiunto pure la partita n. 500 sul rosso. Ne ha vinte 458, cioè il 91.2%. Più che fenomeni, extraterrestri.
Avrei dovuto chiuderla in 2 set, ma Sonego è stato bravo e dinamico
Novak Djokovic sulla semifinale vinta
A tratti ho giocato alla pari di Nole, ma lui è davvero il numero uno
Lorenzo Sonego sulla sua partita contro il serbo