Il gioiello Sagan è all’asta Deceuninck prova il colpo
L’icona del ciclismo mondiale in scadenza alla Bora Il team belga offre 8 milioni. Tentativo pure da Total
esta l’uomo più iconico del ciclismo. Nonostante la crescita dei giovani fenomeni, in particolare l’olandese Van der Poel che spadroneggia tra strada, cross e mountain bike, ed è un valore aggiunto enorme per i costruttori di biciclette, Peter Sagan è un brand premium. Anzi un marchio del lusso, con un termine borsistico. Basta vedere che cosa ha rappresentato il fuoriclasse slovacco per la tedesca Bora-Hansgrohe: dal 2017, in cinque stagioni, con un ingaggio da 5,5 milioni all’anno, ha reso popolarissimi due marchi finora molto di nicchia (cucine e rubinetteria), e ha fatto salire la migliore formazione tedesca al livello dei top-team.
ROpzioni e problemi
Con il contratto in scadenza a fine 2021 si è scatenata un’asta milionaria per lo slovacco, 31 anni, unico ad aver vinto per tre volte di fila il Mondiale (dal 2015 al 2017), personaggio iconico per i giovani: 1,8 milioni di follower su Instagram, il doppio di Bernal, il più seguito del ciclismo (Froome ne ha 1,1). Non sono però molte le opzioni, al di là di tante speculazioni senza seguito. Sagan è sempre stato legato sin dagli inizi al costruttore di bici americano Specialized, che ha investito pesantemente e l’ha fatto diventare un simbolo globale, fuori dagli schemi, con campagne ad hoc per esaltarne le caratteristiche. Peter però non si muove da solo: con lui ci sono Daniel Oss, Maciej Bodnar, il fratello Jurai, il massaggiatore Maros, l’addetto stampa Uboldi e forse un meccanico. Un pacchetto di almeno sei persone.
Le strade
Quali sono le ultimissime? Le opzioni sono due: la belga Deceuninck-Quick Step, cioè il team di Patrick Lefevere che schiera l’iridato Alaphilippe ed Evenepoel, e guida la classifica
World Tour, e la francese TotalDirect Energie diretta da Jean René Bernaudeau, che corre nella categoria Professional, appena sotto. Nella scelta il peso del fornitore di bici è fondamentale. La Specialized, che già dà le bici alla Deceuninck, è pronta a mettere sul piatto un investimento-monstre (si parla di otto milioni di euro) per non perdere Sagan. Squadra ideale per le classiche, ma non è facile integrare sei corridori nel team, in pratica un gruppo nel gruppo. I problemi dei marchi laterali (occhiali, maglia, etc) si possono risolvere. Nonostante un continuo stop-and-go da mesi, questa resta l’opzione con più chance. Sulla Francia ha invece deciso di puntare il colosso taiwanese Giant, che non equipaggia squadre World Tour e ha assolutamente bisogno di rientrare nella grande giostra con un personaggio di altissimo spessore. La TotalDirect Energie ha programmi di crescita e potrebbe approdare nel circuito mondiale già nel 2022, magari con l’acquisto di una licenza: Sagan ha sempre detto di voler arrivare alle Olimpiadi di Parigi 2024, e con una squadra francese si potrebbero aprire ulteriori scenari, anche commerciali. Al momento, però, la Total è equipaggiata dalle bici Wilier Triestina della famiglia Gastaldello, che non ha alcuna intenzione di mollare la presa: i rapporti tra le due parti sono ottimi, le Wilier (che ha anche l’Astana) sono un prodotto di altissima qualità e a fine Giro ci sarà un incontro. Il rebus continua. 2’30”
●(ci. sco.) Così no. Caleb Ewan ha alzato bandiera bianca ieri dopo la prima ora di corsa. Caduto? No. E’ stata la sua squadra, la LottoSoudal, a motivare il ritiro con un dolore al ginocchio destro, che il 26enne australiano si sarebbe procurato sbattendo contro un comodino in albergo. Una scusa? Lo pensano in molti. Ewan aveva vinto due volate ed aveva la maglia ciclamino. Aveva fatto capire che non avrebbe terminato il Giro, perché già proiettato sul Tour: vuole diventare il primo extra europeo a firmare una tappa nello stesso anno nei tre grandi giri, dopo Poblet, Pierino Baffi e Petacchi. Ma andarsene così presto è una mancanza di rispetto verso il Giro. E neppure piccola.
Il pacchetto Per avere Peter bisogna prendere il suo entourage: sono sei persone