La Gazzetta dello Sport

Super Bernal asfalta tutti sullo sterrato

A Campo Felice rosa e lacrime «Ho la maglia più bella che c’è»

- di Bergonzi, Gialanella, Scognamigl­io, Schianchi

«Tanti saluti dal mio Campo Felice». Egan Bernal una cartolina all’indirizzo di Milano, Piazza del Duomo, prenotando la maglia rosa finale. Dopo nove giorni di Giro, il colombiano esce allo scoperto e rifila il primo pugno da kappao al resto della comitiva. Se c’era anche un piccolo margine di dubbio lo ha spazzato via con 500 metri di progressio­ne irresistib­ile nella magia dello sterrato a Rocca di Cambio, lì dove d’inverno si scia.

Quando decide che è il momento Bernal apre il gas e se ne va come risucchiat­o da un elastico. In poco più di un minuto e mezzo fa il vuoto e mette in fila anche gli avversari che proveranno a metterlo in difficoltà nell’ultima settimana infarcita di montagne: Ciccone (grande l’abruzzese che correva in casa), il russo Vlasov che è stato il primo ad accendere i fuochi d’artificio e il belga Remco Evenepoel, bravissimo nel reagire a un momento di difficoltà.

Bernal lo conosciamo bene, perché è cresciuto ciclistica­mente in Italia prima di decollare e volare fino al successo del Tour 2019 con la corazzata Sky (ora Ineos). Ma ancora non abbiamo compreso fino in fondo la sua statura di campione.

Ieri Bernal voleva vincere e voleva sentirsi leader. Lo voleva per se stesso (mai visto così emozionato), per la squadra (Ganna e Moscon commoventi in questa prima parte di Giro), per l’amore che ha per il Giro (ha detto: «è la corsa più bella del mondo») e per spazzare via ogni nuvola dal cielo della sua convinzion­e.

Che sia lo scalatore più forte del mondo ci era abbastanza chiaro, che lo sia adesso lo ha confermato ieri quando ha risposto con facile esercizio di stile a Vlasov e si è poi tolto di ruota Ciccone. Mani alte sul manubrio come il miglior Nibali, e scatti fuori sella, danzando con la bici per rilanciare l’azione come il miglior Contador. E sullo sterrato (arrivo davvero spettacola­re!) le sue origini nella mountain bike lo hanno certamente agevolato. Bernal ha potenza da regalare, ma non esagera col rapporto, aumenta piuttosto le frequenze di pedalata e rilancia la bici mulinando fuori sella la sua furia. Ondeggia di spalle come un biker e anche quando è allo zenit dello sforzo sembra sempre che sorrida.

Era il grande favorito della vigilia e lo è ancora di più dopo quello che abbiamo visto nei primi 9 giorni. Evenepoel, il rivale annunciato, è secondo a 15”. Ieri ce lo aspettavam­o più esplosivo, ma è stato bravo a limitare i danni. Per lui che non si era mai spinto oltre le colonne d’ercole della settimana di gara, ogni giorno è una sorpresa. Lo seguono Vlasov a 21” e Ciccone a 36”. Le grandi montagne dell’ultima settimana possono cambiare molto, ma qualcosa ci dice che il podio di Milano potrebbe essere già ristretto a questi primi quattro.

Sì, Ciccone deve e può crederci e capitan Vicenzo Nibali, anche ieri in difficoltà, potrebbe dargli un nobile aiuto nella seconda parte di Giro.

Attila Valter, splendido protagonis­ta di questi giorni è arrivato baciando la maglia rosa che ha passato a Bernal. Un gesto che ce lo rende ancora più simpatico.

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 ?? AFP ?? Giovane fenomeno Egan Bernal, 24 anni, colombiano, profession­ista dal 2016, ha vinto il Tour de France nel 2019
AFP Giovane fenomeno Egan Bernal, 24 anni, colombiano, profession­ista dal 2016, ha vinto il Tour de France nel 2019
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