Gladiatore Nadal Decimo trionfo agli Internazionali
Rafa Massimo Nadal è ancora e sempre il signore dell’arena, il gladiatore più forte di tutti che brandendo la racchetta come una spada sta incidendo una storia immortale nel cuore di Roma. Nadal eterno nella Città Eterna, la vittoria numero dieci agli Internazionali è soltanto un’altra impresa leggendaria da offrire agli albi d’oro del tennis e alla magia di un luogo sospeso nel tempo e finalmente aperto a un po’ di pubblico, in cui ogni granello di terra rossa può raccontare la sua grandezza. Un campione titanico che impreziosisce il trionfo battendo il rivale più ostico, più agguerrito, più vicino al suo spirito di guerriero indistruttibile: una finale contro Novak Djokovic (la sesta al Foro), infatti, non è mai una semplice partita, ma il contrapporsi di due caratteri indomabili.
Dritto letale
Il loro 57° confronto diretto, la rivalità tennistica più sostanziosa di sempre, regalerà 2 ore e 49’ di palpitante battaglia, offrendo per lunghi tratti una qualità degna di due divinità che vorresti non finissero mai. Rafa si annette il primo set perché serve con percentuali di prime altissime (84%) che gli permettono di prendere subito il controllo dello scambio e di cercare immediatamente la soluzione vincente, per poi aggredire Nole nei game in risposta. Ma come sempre accade tra incommensurabili fenomeni, appena uno cala l’altro azzanna: nel secondo set il servizio del maiorchino è meno efficace, mentre il Djoker riesce finalmente ad aprirsi il campo con il rovescio e si ritrova padrone del match. Fino al 2-2 del terzo set, quando non sfrutta due palle break e d’improvviso si trova l’altro di nuovo addosso con tutto il peso della sua completezza tecnica sublimata dalla superficie, e con l’arma letale di nuovo inarrestabile: Nadal chiuderà il match con 26 vincenti di dritto. Eccolo, il segreto: «Rispetto alle altre settimane, ho ritrovato il mio colpo preferito, la profondità che voglio. Nel secondo set Novak è stato migliore di me, succede quando hai di fronte uno dei più grandi giocatori di sempre, ma non mi sono mai innervosito. Sono molto contento, Roma è uno dei posti più speciali in cui abbia costruito la mia carriera, sembra incredibile tornare a vincere 16 anni dopo la prima volta».
Verso Parigi
Adesso Rafa è in doppia cifra al Roland Garros (13 successi), a Barcellona (12), a Montecarlo (11) e a Roma (10) e ha cancellato, se ce ne fosse bisogno, i dubbi sulla condizione con cui affronterà Parigi tra due settimane: «Sono pronto, dovrò solo allenarmi bene a casa dopo un
paio di giorni di riposo». La Francia alletta anche Nole, lo sconfitto che non accampa scuse per le quasi cinque ore trascorse in campo sabato tra Tsitsipas e Sonego: «Non ero stanco, semplicemente non ho sfruttato le mie chance nel terzo set e Rafa si è rivelato più forte. Ma ho dimostrato di essere tornato competitivo anche sulla terra, certamente vado al Roland Garros con l’ambizione di vincerlo». E sulle speranze degli altri, il giudizio del numero uno è una stilettata: «La Next Gen? Siamo io e Nadal». Non è un paese per giovani. Non fino a quando ci saranno loro a dare le carte.