BRIVIDO MILAN
DEVE BATTERE L’ATALANTA JUVE PRONTA AL SORPASSO
Decisivi gli ultimi 90 minuti: rossoneri a Bergamo e bianconeri a Bologna. Pioli: «Se non passiamo sarà una delusione, non un fallimento»
Questa volta giocare per ultimo non è stato un vantaggio. Il Milan è stato schiacciato dalle responsabilità, ha chiuso il weekend con i risultati della concorrenza in testa, non è riuscito a isolarsi, a pensare solo a se stesso. Mentre il Cagliari è già salvo prima di iniziare, va leggero e ordinato, il Milan non esce mai dal labirinto dei pensieri cupi. Adesso passerà una settimana pesante: dovrà andare a prendersi a Bergamo una qualificazione alla Champions che manca da otto anni, che era sicura vincendo questa partita. Può ancora contare su di sé, senza dipendere da altri campi. L’Atalanta, che all’andata vinse 3-0, adesso è già nella coppa più bella, però punterà al secondo posto: va valutato con che forza. Dipende anche da quanto succederà mercoledì nella finale di Coppa Italia, se i bergamaschi torneranno inebriati dal trionfo o incattiviti dalla delusione. In ogni caso, non è gente che di solito si fa da parte. Ma il Milan dovrà trovare la personalità mancata adesso, quello spirito che aveva permesso di superare la mini crisi di aprile (due sconfitte consecutive) con tre successi filati, dodici gol segnati e nessuno incassato.
I motivi
Stavolta si ferma a due soli tiri in porta, a un palo esterno di Calhanoglu nella ripresa, ma occasioni da urlo non ne ha. Mentre Donnarumma invece è il migliore perché ferma Pavoletti e soprattutto Godin. Ci mancava anche il gol dell’ex interista per demoralizzare ancor più il Diavolo in preda all’angoscia. Il portiere compie un gran balzo, però il suo salvataggio non carica i compagni, non diventa la spinta per chiudere la pratica Champions. La partita diventa così una sofferenza per i tifosi rossoneri, il Milan non riesce ad alzare la velocità, commette anche parecchi sbagli di tocco, gli esterni non vengono accesi. Il Cagliari è ben disteso nel 5-3-2 difensivo e corto davanti a Cragno. I rossoneri si perdono nel traffico, per lungo tempo hanno rari sbocchi centrali e tantomeno riescono a entrare in area. Così le opportunità prima arrivano con i tiri da fuori, ma Saelemaekers, Calabria e anche Calhanoglu su punizione non creano danni a
Cragno. Anzi i milanisti devono fare attenzione per un paio di combinazioni del Cagliari, che resta agile, elastico e lineare, senza mai considerare concluso in anticipo il suo campionato.
Le mosse
Nulla si sposta anche quando Pioli prova anche a cambiare, inserendo Leao per Saelemaekers, poi entrano in avanti anche Castillejo e nel finale Mandzukic. Il Milan cerca più la verticalità, ma ottiene soltanto una fila di corner. Calhanoglu prima di uscire passa fisso nel monolocale del numero 10 con Castillejo e Leao ai lati, ma davanti Rebic non è quello della tripletta al Torino, anzi. Questo Milan ancora senza Ibrahimovic (24 partite saltate) dovrebbe accendersi ancora con il croato prima punta, dovrebbe rasserenare la serata anche con la qualità di Brahim Diaz e Calhanoglu,
con le incursioni di Hernandez e Calabria. Invece resta sempre un disegno confuso, una somma di errori e di cross scontati, facili bocconi per il torreggiante Godin e i suoi compari. C’è qualche scambio in più in area nel Milan dell’ultima mezzora, inviti sul secondo palo non chiusi in porta, ma le maglie bianche non si aprono e non vanno in inferiorità. Gli ospiti non sbagliano, il Milan del 7-0 a Torino diventa quello del primo 0-0 dopo 56 partite.
Cagliari in festa
Il Cagliari è già sistemato dal pomeriggio, perché il pareggio del Crotone a Benevento ha tolto ogni pericolo. Il presidente Tommaso Giulini la definisce un’impresa indimenticabile, un vero miracolo sportivo. In effetti un mese fa sembrava che la discesa fosse inarrestabile. Poi è iniziata la grande rimonta. Leonardo Semplici ha raccolto 22 punti in 14 partite, con una serie positiva aperta di quattro vittorie e tre pareggi: è questa l’ondata che ha mandato i rossoblù oltre la concorrenza. Il Cagliari non prendeva punti a San Siro da 22 anni. Il risultato è giusto. Per la conferma di Semplici, anche se dovrebbe arrivare in automatico, si parlerà a fine campionato, comunque l’allenatore si è meritato i complimenti. Stavolta resta più fedele ai suoi sistemi, 35-2 con la palla, con Nainggolan interno che si scambia spesso con Marin, Joao Pedro sulla linea di Pavoletti per tenere sempre impegnati i difensori milanisti, cercando di non farli uscire, e una difesa che non si spezzetta. Il Milan che doveva vincere per forza ha rischiato anche di perdere.