Un Milan tremebondo, c’è bisogno di psicologi
Tre squadre per due posti, e se fino a ieri alle 20.45 le favorite per gli ultimi due pass Champions erano Milan e Napoli, con la Juve semi-tagliata fuori, dalle 23 lo scenario è cambiato. Il Milan non ha sfruttato il primo match
point. Ha penato contro un Cagliari già salvo, non ha centrato la vittoria che gli avrebbe garantito la qualificazione con un turno di anticipo, è condannato a vincere a casa dell’Atalanta nell’ultima giornata. E l’Atalanta, per quanto già certa della Champions, resta un avversario scomodissimo, imprevedibile nella sua
ferocia. Perché il Milan è condannato a vincere? Perché il Napoli affronterà il Verona a San Paolo e non crediamo che avrà problemi. E perché la Juve a Bologna si misurerà con una squadra tranquilla. Quando ieri pomeriggio il Crotone ha pareggiato a Benevento e il Cagliari si è salvato, alzi la mano chi non ha pensato che in serata a San Siro il Milan avrebbe battuto con facilità la formazione di Semplici. Si sprecavano le ironie sui giocatori rossoblù impegnati a brindare. Pochi immaginavano che il Milan sarebbe precipitato in un pozzo di angoscia, preda delle sue paure. Nel primo tempo i rossoneri hanno giocato sulle uova, preoccupati com’erano di subire una ripartenza fatale: e forse non sarebbe stato un male ritrovarsi in svantaggio, il gol avrebbe funzionato da scossa, avrebbe liberato il Milan dall’apprensione, lo avrebbe costretto al coraggio. Nella ripresa la preoccupazione è “evoluta” in terrore e in un paio di occasioni è servito il miglior Donnarumma per non ruzzolare sulle scale. Smentiti i dietrologi e quanti dubitano che il portiere pensi a un suo futuro altrove. Più ci si avvicinava al novantesimo e più il Milan era schiavo dell’ansia da prestazione, sembrava che il pallone pesasse dieci chili, le gambe tremolavano. La partita è diventata confusa, un arrembaggio disordinato con troppi palloni della speranza, una pioggia di traversoni dalla trequarti che esaltavano il senso di Godin per il gioco aereo. Non c’è stato lieto fine, il Milan dovrà sudarsi la qualificazione Champions a Bergamo nell’ultima giornata. L’Atalanta non farà muro come il Cagliari, andrà sull’aggressione spinta come da copione gasperiniano, e per paradosso lo sviluppo della gara potrebbe essere più favorevole ai rossoneri. Senza contare che mercoledì Juventus e Atalanta si fronteggeranno nella finale di Coppa Italia, e disperderanno energie fisico-nervose. Siamo però nel campo delle supposizioni. A Milanello comincia una lunga settimana, serviranno bravi “psicologi” per rimotivare il gruppo.Ci vorrà un altro Milan, più consapevole di sé e della sua forza. Bisognerà soppesare ogni dettaglio. Per esempio, sarà utile schierare un’altra volta Ibra in borghese a bordo campo? Ieri sera ci pareva che mettesse pressione ai compagni, con le sue espressioni perplesse.