Atalanta arbitro Champions... a modo suo
Il destino della Juve (due volte) e del Milan in mano alla Dea che cerca l’annata perfetta
Eora tutti a chiedersi: come “arbitrerà” l’Atalanta? Ombelico del mondo del calcio italiano da domani a domenica sera, la banda del Gasp assapora dall’altro ieri il gusto non disinteressato ma sereno di essere padrona del suo destino, e però anche di quello altrui: della Juve, la rivale nella finale di Coppa Italia che poi dovrà aggrapparsi al suo risultato di domenica per sperare in una rocambolesca qualificazione Champions; e del Milan, che si è autocondannato a giocare a Bergamo i 90’ che possono cambiare tutta la sua stagione. E’ un quieto, eccitante vivere che oggi, fra le big, può permettersi solo l’Inter: neanche il Napoli, a cui manca pur sempre di battere il Verona. Obiettivi alti, e tanti: non solo una coppa ma anche risultati (leggi record) che sublimerebbero una stagione già fantastica. Il fatto è che il Gasp la vuole perfetta. Vuole anche il record di vittorie, di punti, di gol segnati. Ma sono traguardi tutti da guadagnare senza più nulla da perdere: se non un pezzo di storia, o di gloria, che tanto fanno rima. E’ il privilegio di non dover fare favori a nessuno, se non a se stessa. Di potersi divertire a giocare il suo calcio libero, senza il pensiero di privilegiare una o l’altra: tanto - basta scorrere i social, o ascoltare le chiacchiere da bar - a tirare la Dea per la giacca pensano già da entrambe le latitudini di quel tifo.
Quel proclama
Come l’Atalanta affronterà domani la Juve è prevedibile: ha la chance di giocare, a testa libera da altri obblighi immediati, per vincere un trofeo che le manca dal 1963. Il primo del ciclo, anzi della carriera, di Gasperini. Strano incrocio: magari ti batto, poi magari quattro giorni dopo ti faccio pure un favore. Come domenica guarderà in faccia il Milan invece lo ha spiegato Gasperini già il 24 aprile, due giorni dopo l’urticante 1-1 dell’Olimpico contro la Roma: «Ora puntiamo al secondo posto, dipende solo da noi», uscì improvvisamente allo scoperto. Quel giorno il Milan era ancora avanti di un punto: nel «dipende da noi» era compresa una vittoria nello scontro diretto all’ultima di campionato. Che all’Atalanta serve ancora per la certezza di quella piazza d’onore: con un pareggio sarebbe scavalcata dal Napoli (se vincente contro il Verona: è l’unica rivale con cui ha gli scontri diretti sfavorevoli), con una sconfitta anche dal Milan.
Ballano 5 milioni
Dunque questione di fedeltà alla missione dichiarata: fare un altro salto verso l’alto dopo due terzi posti consecutivi. Il secondo posto per l’Atalanta non vale molto meno della Coppa Italia, sarebbe una diversa certificazione dello stesso prestigio: è chiaro che potrà pesare anche il “come” (fisicamente e mentalmente) la squadra di Gasperini uscirà dalla sfida di Coppa con la Juve, ma non in partenza. Questione di “vil denaro”: di soli diritti tv, fra arrivare secondi e quarti ballano circa 5 milioni di euro, da 19,4 a 14,2. Ma soprattutto di dna: se nello scorso week end hanno onorato il loro calcio squadre già “demotivate” come il Crotone, il Cagliari, la stessa Fiorentina, riesce difficile pensare che non lo faccia l’Atalanta. Non ne è capace, e le riuscirebbe malissimo.
Tifiamo Atalanta nel rispetto delle regole evitando di assembrarci Ricordiamo che vige ancora il coprifuoco