La Serie A inizi
ACCORDO SUGLI STIPENDI E LA NORMA “ANTI DEBITI” BLOCCHERÀ IL MERCATO DI CHI ALZA GLI INGAGGI
Niente spalmatura di 4 mensilità, ma il Consiglio Figc dà l’ok allo slittamento di marzo a giugno La nuova regola: dal 2021-22 i club non potranno aumentare le spese complessive per i giocatori
Basta con i debiti. Basta con lo spendere soldi che non hai. Nel consiglio federale di ieri, il calcio italiano ha nuovamente fatto i conti con la sua drammatica situazione economica. Da una parte la richiesta quasi da ultima spiaggia formulata dalla Lega per il rinvio dei pagamenti degli stipendi, dall’altra la necessità di interventi strutturali che fermino la corsa alle spese folli. Corsa che peraltro continua perché sta venendo fuori una realtà: nonostante la pandemia, gli incassi spariti, qualche sponsor in fuga, i costi dei club sono ancora cresciuti, secondo una prima proiezione, fra il 5 e il 10 per cento. Un giro vizioso: più spendi più vinci più ti indebiti. Una spirale che va fermata. Il che non vuol dire, questo Gravina lo sottolinea più volte, non sfidare la concorrenza europea, non sognare di ingaggiare grandi calciatori, significa farlo solo quando te lo puoi permettere. In teoria, puoi pure comprare Haaland, ma con i soldi tuoi, dell’azionista di maggioranza, e non inguaiando i conti della società magari portandola a un soffio dal default.
Norma e “tavolo”
Così il tema del giorno è diventato questa famosa norma “anti debiti”. Per ora è stato approvato il principio, però dall’8 giugno entrerà in vigore, promette Gravina. Ma il presidente federale sottolinea che tutto questo deve essere frutto di una condivisione. E allora ecco che venerdì si apre un tavolo con l’obiettivo di riportare il «sistema in sicurezza». Non ci saranno però solo le istituzioni, le leghe professionistiche, l’Assocalciatori e l’Assoallenatori, ma anche alcuni rappresentanti dei club. Pure con il contributo del tavolo si arriverà alla definizione della norma, che avrà un ricasco immediato sui comportamenti delle società, perché imporrà «il blocco della campagna trasferimenti per le società di A e B che superano il costo complessivo del monte contrattuale determinato dai contratti pluriennali in essere per la stagione 2021-2022 e non prestano idonee garanzie per l’eccedenza». Cioè garanzie fideiussorie, certezze economiche per evitare che debito chiami debito e ci si permetta un costo della vita superiore alle proprie possibilità.
Accordo stipendi
Da venerdì Si apre un tavolo per riportare il «sistema in sicurezza»
Proprio per questo, è stato dato un segnale alla richiesta di aiuto delle società. Non ci sarà lo slittamento del pagamento degli stipendi nei termini chiesti della Lega, le ultime quattro mensilità della stagione spalmate addirittura fino a dicembre, ma un minimo di apertura sì: marzo potrà essere pagato fino al 24 giugno (e non più al 31 maggio), questo per il “netto”, mentre ci potranno essere ulteriori disposizioni per il “lordo” degli stipendi. «Io non condivido questo principio – spiega Gravina – ma siamo di fronte a una situazione eccezionale. I club hanno perso 700 milioni per la pandemia, serve buon senso». La cosa curiosa è che le società su questo fronte hanno comportamenti molto diversi fra loro. Da quello che si è capito, una buona metà non avrebbe problemi a rientrare nei parametri. E ieri Giovanni Carnevali, l’a.d. del Sassuolo, ha fatto capire che l’unanimità con cui era stato chiesto il rinvio degli stipendi non era fino in fondo tale: «Lo slittamento? Onestamente non credo sia una cosa giusta, nel momento in cui prendiamo de
gli impegni dobbiamo mantenerli e avere rispetto di tutte le persone. Poi magari le società più in difficoltà dovranno trovare un accordo di buon senso con i giocatori, che sono i primi che ti possono aiutare perché capiscono le difficoltà».
Le 18 squadre
C’è un argomento vicino di banco di questi discorsi: la riforma dei campionati. Anche ieri, Gravina ha insistito sull’approccio collegiale al problema. Ma il presidente federale non nasconde l’obiettivo: arrivare alle 18 squadre in Serie A, precisando che la riforma è comunque qualcosa di molto più complesso che non si esaurisce in un gioco di numeri, per la stagione 2023-2024. Il problema però non è solo arrivarci, è come arrivarci.