La vendetta di Suarez Dato per finito al Barça decisivo per l’Atletico
Messi l’aveva previsto. Lui se la ride: «Avevano detto che non ero più in grado di competere»
Agosto 2020. Il Barça viene bombardato dal Bayern Monaco. Luis Suarez e Leo Messi, amici per la pelle, tornano affranti da Lisbona e se ne vanno in vacanza insieme, nei Pirenei catalani. Vogliono restare vicini a Barcellona. Messi torna in città per discutere del proprio futuro, che vuole lontano dal club che l’ha accolto vent’anni prima. Suarez non scende nemmeno: lo chiamano in montagna e gli dicono che deve andarsene, che dopo 6 stagioni con 198 gol in 283 partite non serve più. Peggio, la sua ingombrante presenza è considerata negativa per lo spogliatoio. Leo e Luis ci restano malissimo, già ce l’hanno a morte col presidente Bartomeu, gli eventi di quell’agosto portano il loro veleno a vette sconosciute.
Dagli avvocati
Leo e Luis si rivolgono agli avvocati: il primo per mandare il famoso burofax di addio al Barça, il secondo prima per farsi cercare una nuova squadra e poi, visto che si tratta della Juventus, per accelerare la pratica di ottenimento della cittadinanza italiana. Quando Luis sbarca a Perugia per fare a pezzi la nostra lingua con la connivenza di professori tifosi non può davvero immaginare che otto mesi dopo si sarebbe trovato a un passo dal poter festeggiare la conquista della Liga, non della Serie A, e con la maglia dell’Atletico Madrid, non con quella del Barcellona. La vita è piena di sorprese. E quanto successo al Charrua tra agosto e maggio è decisamente incredibile.
Una pazzia
Il trasferimento alla Juventus è saltato con annessa coda giudiziaria, quello all’Atletico si è concretizzato sotto forma di prezioso regalo. Leo Messi lo disse subito: «È una locura (pazzia, ndr) regalare uno come Luis alla concorrenza, pagandogli anche parte dello stipendio, un’autentica locura».
Ok, i due sono molto amici, però Leo sa di calcio, e avverte a pelle il pericolo incombente: che Suarez vada a gonfiare le possibilità di successo di una rivale diretta, tanto in Europa come in Liga. In Champions Barça e Atletico non si sono incontrate, in Liga sì: Suarez ha saltato la prima sfida a causa del Covid e non ha segnato nel recente 0-0 al Camp Nou. Però in campionato ha fatto 20 reti. Sedici nelle prime 17 apparizioni, quando l’Atletico volava verso i 50 punti in 19 uscite. Poi ha accusato la fatica, gli allenamenti esigenti del Profe Ortega, il peso del fisico e degli anni, lo scricchiolio delle ginocchia. Non ha segnato per quasi due mesi, dal 21 marzo al 16 maggio e cinque partite.
La zona Suarez
Però Luis è bomber vero… «Entriamo nella zona Suarez», aveva detto alla vigilia della sfida con l’Osasuna il Cholo Simeone, un altro argentino che come Messi sa della vita e del calcio. Domenica Luis ha preso il palo. Luis ha sprecato. Luis ha sbraitato. Luis si è disperato. Luis ha segnato. Al minuto 88. Il gol della vittoria, il gol che lascia il Real Madrid a -2 a 90’ dalla fine. «No, non pensavo di soffrire tanto – ha detto ridendo Suarez dopo la partita –, un po’ si, ma non così. Comunque non importa quanto si soffre, l’importante è che abbiamo vinto». A Barcellona Leo segnava il suo gol numero 30, inutile. Il Barça esce mestamente dalla lotta per la Liga, che ora è cosa solo madrilena. Leo starà pensando a quel prezioso regalo che una dirigenza senza testa ha fatto all’Atletico. E tiferà per il suo amico. Che si sta mangiando il suo freddo piatto di vendetta: «Avevano detto che non ero più in grado di competere a certi livelli, e la cosa stimola un certo senso di rivalsa». Leo e il Cholo lo sapevano, il Valladolid, ultimo rivale dell’Atletico sabato prossimo e a rischio retrocessione, è avvisato. Così come il Madrid, che aspetta il Villarreal e il passo falso dei rivali. Luis ha ancora fame.