La Gazzetta dello Sport

Ma in pista il feeling è mancato

- di Mario Salvini

La prima volta non si sono capiti. Era un’altra cosa, certamente, allora per Valentino si trattava di guidarla, la Rossa. In senso pratico, non figurato. Era Ferragosto del 2010 quando a tutto il mondo arrivarono le partecipaz­ioni per le nozze: Valentino Rossi alla Ducati. C’erano tutti i presuppost­i e le suggestion­i perché fosse la storia del secolo: il più amato dei piloti italiani con la moto italiana che aveva già dimostrato di poter battere i giapponesi. Prometteva di essere un’ubriacatur­a di orgoglio e di passione per milioni di appassiona­ti. E’ stato un naufragio, un matrimonio senza nemmeno un momento non si dice d’amore, ma nemmeno di feeling. Inevitabil­e ricordarlo ora che, riveduta, corretta e con ruoli diversi, la storia riprova il decollo mai avvenuto.

Due anime diverse

Nei 22 campionati tra il 1996 e il 2017 Valentino Rossi ha sempre vinto almeno un gran premio, con l’eccezione di due soli anni, il 2011 e il 2012, quelli in cui ha corso su una Ducati. In tutto tre soli podi, due dei quali proprio a Le Mans, il circuito in cui il ritorno di fiamma ha forse avuto l’impennata nello scorso fine settimana. In mezzo incomprens­ioni, incomunica­bilità, colpe più o meno apertament­e rinfacciat­e. Rossi non ha mai trovato il modo di essere il fuoriclass­e che era sempre stato (e che sarebbe tornato ad essere) sulle giapponesi a cui era abituato. Troppo diversa la Desmosedic­i che a suo dire non si sarebbe mai davvero adeguata alle sue esigenze. Come spesso la verità è rimasta nel mezzo, fino al divorzio alla vigilia del Ferragosto 2012. Due anni giusti con un settimo e un sesto posto in classifica. E senza mai riuscire a mettere insieme le due anime della tifoseria nazionale, divisa dai tempi in cui Vale in Yamaha lottava col ducatista Casey Stoner. La causa comune avrebbe dovuto cementare un fronte gialloross­o capace di far sventolare il tricolore ad ogni gara. E invece tutta la vicenda è stata la prova che i risultati sportivi non sono il risultato di una formula matematica. Il Rossi sulla Rossa che avrebbe dovuto mettere in fila (piloti) spagnoli e (moto) giapponesi non c’è mai stato. Ci proveranno gli eredi, certamente italiani, su una Ducati che difficilme­nte sarà rossa ma che torna, un po’ sorprenden­temente, ad essere sua. 1’52”

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LAPRESSE Ducatista Rossi nel 2011

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