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SONEGO SOGNO SUPER «UN POSTO ALLE FINALS NELLA MIA TORINO» A Roma ha battuto Thiem e Rublev e giocato alla pari con Djokovic. Il Masters di fine anno nella città natale non è un miraggio «Lo preferirei a un grande risultato a Wimbledon»
a messo in fila il numero 4 del mondo Thiem e il numero 7 Rublev rimontando uno svantaggio che sembrava definitivo e raggiungendo una semifinale che agli Internazionali, per un giocatore italiano, mancava addirittura da 14 anni. Poi ha giocato alla pari contro Djokovic, il più forte del mondo. La settimana romana di Lorenzo Sonego ha allontanato gli ultimi dubbi su quale sia il giocatore con il cuore più grande nella generazione dorata del rinascimento azzurro.
3 Lorenzo, ciò che più sorprende delle sue prestazioni è la feroce volontà di non arrendersi mai alla sconfitta. «Credo sia una qualità innata che parte da una considerazione semplice: io mi diverto da pazzi a giocare a tennis, e quindi do la stessa importanza a tutti i punti. In questo modo mi distacco dal risultato e penso soltanto a vincere il prossimo scambio, e poi quello dopo e poi quello dopo ancora. Da ragazzino, lo sapete, mi chiamavano Polpo perché restavo attaccato a ogni punto, quella tigna mi è rimasta. E certamente il clima da battaglia mi esalta».
3Ma non può essere solo questione di cuore: per giocare alla pari con i top player, bisogna anche avere fiducia nei propri mezzi tecnici.
«In realtà sono uscito dalla preparazione invernale con la consapevolezza di essere diventato più competitivo, sentivo meglio la palla, ero cresciuto con il rovescio. Poi sono arrivati anche i risultati, che rimangono la benzina migliore».
3Però la sua forza psicologica è straordinaria. Lavora con un mental coach?
«Un giocatore ambizioso deve curare ogni dettaglio per provare a raggiungere i suoi obiettivi. Quindi ho un mental coach, Lorenzo Beltrame: nessuna tecnica strana o particolare, solo grandi chiacchierate. È soprattutto uno scambio continuo di sensazioni».
3Dopo aver affrontato in tre giorni Thiem, Rublev e Djokovic, che lezione ne ha tratto? «Che per arrivare alla loro altezza mi manca ovviamente un pizzico di esperienza nella gestione complessiva della partita. Ma quello che bisogna imparare da loro è la continuità: da una settimana all’altra riescono a resettare e a giocare allo stesso, altissimo livello».
3 Recentemente ha detto di capire la visibilità mediatica che circonda Sinner e Musetti. Davvero non c’è rivalità? «Sono giovani, sono fortissimi, ottengono grandi risultati, è giusto che si parli soprattutto di loro. Ognuno ha il suo carattere, la cosa bella è che ci stimoliamo gli uni con gli altri».
3Lei
però non ha un manager, un addetto stampa, un responsabile social e per parlarle non servono mediazioni. Inoltre ha lo stesso allenatore, Gipo Arbino, da quando aveva 11 anni. Non si sente una mosca bianca?
«Non lo so, e sinceramente non mi interessa. Io do valore all’amicizia, alle persone che mi
hanno accompagnato nella crescita, mi fido di loro. E sui social mi piace stare, mi svagano al di fuori dal tennis, ma non sono di quelli che mettono in piazza tutta la loro vita».
3Anche Alice, la sua fidanzata, non ama apparire. «Studia, quella è la sua priorità. Ma sono stato fortunato: ha viaggiato molto, ha vissuto negli Stati Uniti e in Sudafrica, capisce quanto è difficile avere una vita nomade come quella dei tennisti».
3Un giorno disse che avrebbe preferito essere numero 100 a vita con Arbino piuttosto che numero 10 per una settimana con un altro coach. A parte che la top ten non è poi così lontana a prescindere, è una grande dichiarazione di fiducia. «Gipo è come un secondo padre, è la persona che mi conorisolva sce meglio in assoluto, che mi ha fatto maturare da bambino a uomo. Anche se dovessi perdere 40 partite consecutive, vorrei sempre lui al mio fianco».
3Ma ci sarà pure qualcosa che vi fa litigare.
«Pure lui è tifoso del Toro, manco il calcio ci divide. Però è ossessivo sul servizio, mi martella perché vorrebbe che migliorassi in fretta. Siamo l’unico caso al mondo in cui il coach vuole arrivare al risultato prima del suo giocatore (sorride, ndr)». 3A proposito di Toro: i social sono roventi. Moltissimi tifosi dicono che se metà della squadra avesse il carattere di Sonego, si sarebbe salvata già a gennaio.
«Li ho letti anch’io, questa stima mi rende orgoglioso. È stata un’annata difficile, speriamo si
senza danni, ma di sicuro ci è anche girato tutto male». 3Qual è il suo rapporto con i
soldi?
«Li spendo solo per migliorarmi come giocatore». 3E con la sconfitta?
«Non la patisco. Se perdi, impari più di quando vinci».
3Se dovesse scegliere tra battere di nuovo il numero uno del mondo, giocare un grande torneo a Wimbledon e la qualificazione alle Finals, per cosa opterebbe?
«Per le Finals nella mia città. Sono nato a due passi dal palazzetto, giocare a Torino non sarebbe un sogno. Sarebbe il paradiso».