La Gazzetta dello Sport

«Juve, salvi l’anno con Coppa e 4° posto La Dea è già grande»

Ex bianconero, un anno all’Atalanta: «Giocavo con Percassi, già allora un grande ambiente»

- di Valerio Clari

Antonio Cabrini ha giocato una sola stagione a Bergamo, con la maglia dell’Atalanta, nel 197576 in Serie B: era in fascia sinistra, come sempre. E al suo fianco (in campo, ma anche nell’album delle figurine), c’era un difensore destinato a diventare piuttosto importante per il club, Antonio Percassi. L’anno dopo Cabrini sarebbe stato prelevato dalla Juventus, che lo aveva già acquistato in comproprie­tà con la Dea. A Torino Antonio incrocia subito un ragazzo delle giovanili, che in una stagione e mezza avrebbe trovato spazio in qualche gara di Coppa Italia. Il ragazzo era Gian Piero Gasperini, oggi avversario di quella che per il campione del mondo di Cremona col tempo è diventata e rimasta la squadra della vita (442 presenze in bianconero).

Partiamo dai ricordi? L’anno a Bergamo. «Importante, formativo, in una piazza e una città meraviglio­sa, in un club che con i giovani è sempre molto attento. Allora il presidente era Achille Bortolotti, presentiss­imo. E io giocavo con Antonio Percassi, che lo sarebbe diventato».

Gasperini in campo?

«Era un buon centrocamp­ista, lineare, regolare. Un metodista, molto ordinato. Ma quello che ha raggiunto a Bergamo da allenatore è speciale e merita un applauso. Lo ha aiutato anche una società che mastica calcio, ma grande lavoro».

È lui il favorito per questa partita?

«Nelle finali non ci sono mai favoriti».

3 Il discorso Champions che si è riaperto per la Juve è un aiuto morale o una distrazion­e? «È un discorso che non troverà posto domani: la coppa è un traguardo che in un momento come questo è fondamenta­le, i bianconeri saranno capaci di scindere».

Per l’Atalanta può essere la certificaz­ione di essere diventata una grande?

«L’hanno già avuta: si sono consacrati da parecchio tempo sia in campionato che in Champions. Certo sarebbe un trionfo di prestigio, ancora di più per chi non vince questa coppa da qualche decennio». Ronaldo, Morata, Dybala contro la cooperativ­a del gol bergamasca: sarà una finale nel segno degli attacchi? Quale preferisce? «Entrambi i reparti hanno tanti gol nelle gambe, ma più che altro mi preoccuper­ei dei settori difensivi. Sia l’Atalanta che la Juventus in varie occasioni mi sono sembrate un po’ in difficoltà in difesa, prendendo qualche rete di troppo».

Lì dietro, in casa juventina, potrebbe essere l’ultima per due monumenti: oltre a Buffon c’è Chiellini, il cui futuro è tutto da decidere... «Terminare bene è sempre importante, ma non è che abbiano niente da dimostrare. Non sarà questa partita a cambiare qualcosa nella loro carriera. E devono decidere solo loro, senza ascoltare nessuno, quando sarà arrivato il momento di smettere».

Gara importante per tutti, ma per Andrea Pirlo un po’ di più: vincere a Reggio Emilia e trovare una qualificaz­ione Champions last-minute può salvarlo?

«Non so cosa abbia in testa la dirigenza: se si aspettavan­o di fare molta più strada in Champions tutto il resto conta poco. Ma se vince questa coppa, la aggiunge alla Supercoppa e poi centra il fondamenta­le obiettivo dell’ingresso in Champions, magari può essere considerat­o sufficient­e in un’annata di transizion­e. Poi certo ci sta tutto…».

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LAPRESSE Anche in panchina Antonio Cabrini, 63 anni, ha allenato in Serie B e C1, poi è stato c.t. della Siria e dell’Italia femminile

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