Bettiol: «È il ciclismo di Coppi e Bartali»
Il senese: «Prevedo un ritmo infernale, ci vogliono gli attributi. Occhio a Nibali»
ussate ad Alberto Bettiol per carpire i segreti degli sterrati. Appuntatevi che il re del Giro delle Fiandre 2019 corre con Carthy, uomoclassifica (6° a 45”). E lasciatelo parlare.
B3Alberto,
per lei sterrato è... «Sono nato a Poggibonsi e i miei sono di Castelfiorentino. Sterrato era la felicità di un sabato speciale».
3Racconti.
«Il mio babbo Marco aiutava mamma Laura che lavorava al negozio di bomboniere. Quando finiva, passava a prendermi e si andava a vedere la Strade Bianche. Vedere vicino a casa i campioni come Cancellara.
Portarsi a casa un cappellino, una borraccia...».
3Che
ciclismo è quello sulle Strade Bianche?
«Si avvicina ai tempi di Coppi e Bartali. Eroico, epico. Quando non c’era troppo asfalto. In un grande giro è un esame».
3In
che senso?
«Chi vince il Giro deve essere completo. Giusto che dimostri di cavarsela sullo sterrato oltre che a crono, in salita e in discesa».
3Correrci
com’è?
«Devi essere più abile della media. Esalta la fatica e serve a farci apprezzare di più. Nelle strade bianche c’è l’essenza della bicicletta. Sforzo, sudore».
3E
questi tratti come sono? «Il primo è il più facile, lineare, con qualche curva tecnica. Gli altri, duri. Tre km all’8% sono uno sforzo da quasi 15’. Verso Montalcino le pendenze salgono. Ci possono essere distacchi da tappone di montagna».
3Cosa
si attende?
«Non penso arrivi la fuga. Più che attacchi, tranne il finale, un ritmo infernale per tenere davanti i capitani. Noi correremo con i tubeless da 28. Un po’ più pesanti, ma se buchi puoi pedalare quasi per un’altra ora».
3E
la battaglia tra i titani? «Occhio a Nibali, maestro a guidare la bici. Evenepoel? Sono curioso. A volte pare tiri i freni: un po’ prudente, fa bene. Ma qui servono gli attributi».
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