Federer, la terra è amara: subito k.o.
Sopra 4-2 nel 3° set, Roger al rientro dopo due mesi perde da Andujar: «Brutale»
Gli orizzonti «Parigi non è un obiettivo, l’erba sì: ma gli altri sono già al top»
Il tempo cambia molte cose nella vita. E non ha rispetto neppure per le divinità. L’epifania di Federer due mesi dopo il primo rientro a Doha di marzo dura lo spazio di un pomeriggio grigio e gonfio di umidità, specchio perfetto dell’umore dei milioni di tifosi alla fine del match contro Andujar. Il Maestro ha perso, evviva il Maestro, ma è arduo immaginare che nel mese che resta prima dell’amato e atteso approdo sui prati, con il macigno del Roland Garros di mezzo e i quarant’anni incombenti l’8 agosto, Roger possa ritrovare d’incanto la leggerezza tecnica per stare nel settimo cielo con Nadal, Djokovic e i giovani arrembanti, se non affidandosi alla magia di un talento senza confini e senza eguali.
Gomme a terra
Anche perché, per sua stessa ammissione, gli servirebbero una decina di partite di rodaggio in vista dell’erba, e invece a Ginevra è inciampato al primo ostacolo. Sui campi svizzeri il Divino aveva una serie aperta di 32 vittorie, e dopo un primo set di basso cabotaggio soprattutto nei movimenti, con il passare dei minuti sembrava che la partita fosse finalmente scivolata con decisione verso il figlio prediletto. Roger si ritrova avanti 4-2 nel terzo set, con segnali positivi dal servizio e dal rovescio, ed è sostanzialmente padrone della sfida. Ma lì incredibilmente si inceppa, il dritto non funziona più e il buon Andujar, trentacinquenne di Cuenca numero 75 del mondo con un discreto blasone da terraiolo (4 tornei vinti) può raccogliere il regalo e da papà di tre bambini potrà loro raccontare di aver giocato contro il più grande di sempre e di averlo pure battuto. Roger, prima di ieri, aveva calpestato la terra rossa per l’ultima volta addirittura a inizio giugno 2019, semifinale persa a Parigi contro Nadal, e già questo basterebbe per l’analisi della sconfitta: «È bello tornare in campo, ma poi perdi una partita come questa e ti ritrovi a terra.
Non è fantastico. Non vedevo l’ora di giocare qui, però adesso devo spiegare come mi sento e come è successo. Certo, è gratificante tornare. ma mi aspetto di meglio da me stesso. In allenamento stavo giocando meglio, anche qui. Ma poi, come sappiamo,
Il traguardo
Chissà se nella ricerca di match da mettere in serbatoio Federer non stia magari pensando all’Atp di Parma della settimana prossima, anche per legami di sponsor, ma intanto il percorso gli appare chiaro: «Ovviamente sul 4-2 nel terzo set ti senti come chi è riuscito a ribaltare la sfida, ma sappiamo come va il tennis e a volte è così brutale. Ma alla fine mi sento come se non me lo meritassi. Semplicemente, cercavo risposte dal mio tennis ma non sono riuscito a trovarle. Il Roland Garros comunque non è l’obiettivo. L’obiettivo è l’erba, quindi ho ancora tempo. Sono più che altro deluso per il torneo, avrei voluto restare qui e giocare altre partite sia per le persone che mi hanno accolto sia perché l’atmosfera è ancora molto buona e sembravano tutti molto felici di vedermi qui». Quanto a lungo potrà deliziarci, è una questione che al momento non lo scompone: «Lo so, dovrei essere il numero 800 del mondo perché non ho giocato affatto in questi mesi. In ogni caso, se il ginocchio e il mio stato di forma non sono al 100%, non rimarrò a lungo in top ten. Però, se torno al 100% e gioco di conseguenza, saprò di valere più del numero 800. Tutti i ragazzi del circuito stanno giocando alla grande, voglio arrivare là pure io». Ma il tempo è un nemico subdolo.