Juve regina di Coppe PIRLO PORTA A CASA IL SECONDO TROFEO E BUFFON CHIUDE DA RE ATALANTA, 45’ SUPER POI IL GRANDE CROLLO
Dopo la Supercoppa i bianconeri vincono la Coppa Italia. Dominio Atalanta in avvio ma a segnare è Kulusevski. Pari di Malinovskyi. È di Chiesa il 2-1
Ritrovata la voce dei tifosi, la Juve ha urlato di gioia. Dopo la Supercoppa, i bianconeri hanno vinto anche la Coppa Italia, la quattordicesima, e addolcito così nel finale una stagione amara, finita troppo lontana dai bersagli grossi: scudetto e Champions League. Hanno deciso Chiesa e Kulusevski, i ragazzi che avrebbero dovuto targare la giovane Juve di Pirlo. Chiesa lo ha fatto con un’intera stagione da fenomeno, Kulusevski
si è perso nel mare tempestoso della confusione tattica ed è tornato a galla nel finale, quando Pirlo è riuscito a imporsi più ordine e semplicità. Nella prima stagione da allenatore, Pirlo, esposto a responsabilità troppo grandi, ha sofferto critiche e delusioni. Ha sopportato tutto con dignitosa compostezza. Si è meritato l’urlo di gioia al fischio finale. Era il suo compleanno: regalo mica male. La sua Juve ha sofferto nel primo tempo e ha meritato il trionfo nella ripresa, con un rigurgito di spirito Juve. Quello vero. Ora si augura solo di non aver depresso troppo l’Atalanta perché ha bisogno che sia pimpante domenica contro il Milan. Andare in Champions conta più di una Coppa Italia.
La Dea deve crescere
Nel giorno dell’anniversario dello scudetto della Samp, l’Atalanta voleva un trofeo per dare consistenza fisica a un ciclo fantastico. Anche Vialli e Mancini sono partiti da un Coppa Italia prima di arrivare allo scudetto. I Gaspa Boys non ce l’hanno fatta. Sfortunati nelle decisioni arbitrali, come due anni fa con la Lazio. Il primo gol della Juve era da annullare per fallo di Cuadrado. Ma la Dea non ha perso per questo. Non ha monetizzato un buon primo tempo ed è calata nella ripresa, tradita da troppe stelle: Muriel, Gosens, Ilicic... Deve crescere ancora, per vincere quando merita e non perdere quando lo meriterebbe. E dare il meglio quando conta di più. Le grandi fanno così.
Ancora Cuadrado
Primo tempo dominato dall’Atalanta che dopo cinque minuti ha già mandato sul taccuino due palle gol, con Palomino e Zapata. La Dea pressa e disegna le sue eleganti linee di gioco nella metà campo avversaria. I bianconeri si preoccupano di arginare e covano l’attesa di una ripartenza per spendere una giocata offensiva. Gioco contro giocate, come nelle attese. Ma fa impressione lo stesso vedere come la Juve dei 9 scudetti accetti la superiorità dei bergamaschi e gli conceda il centro del ring. Altre occasioni per Zapata e Freuler. In questa fase di dominio, manca la rifinitura di Malinovskyi che non entra in partita. E la Juve? La Juve assorbe. Riesce ad allungarsi solo a destra con Cuadrado, grazie a McKennie che si accentra. Per il resto, i bianconeri cercano di sporcare la partita, di
Il k.o. mancato Nel primo tempo la Dea tiene un ritmo altissimo ma spreca troppo
In bacheca Per i bianconeri è il successo n°14 in questa competizione
spezzare la manovra orobica e di pescare il jolly in ripartenza. Accade al 31’, quando Cuadrado abbatte Gosens con una scivolata fallosa. Massa lascia correre e la palla rotola fino ai piedi di Kulusevski, defilato a destra. Il ragazzo, preferito a Morata e Dybala, calcia nel modo che più sente suo: a giro. Il sinistro circumnaviga i guanti di Gollini e finisce in rete. Il Var tace. La Dea, che già aveva chiesto un rigore di Rabiot su Pessina, è furibonda. Cerca di non ripensare alla finale di due anni fa e di non farsi avvelenare da pensieri neri. Ci riesce. La scarica di adrenalina dello svantaggio accende di colpo Malinovskyi che riceve da Hateboer e scaraventa il pari alle spalle di Buffon al 41’. L’Atalanta chiude il tempo nell’area della Juve che sorride al risultato.
Esplode Chiesa
I bianconeri iniziano la ripresa con altro piglio, spaventati dai rischi subiti. Nel giro di due minuti Chiesa, in ombra nel primo atto, si prende la scena: assiste Kulusevski che impone la paratona a Gollini (13’) e poi stampa un palo clamoroso su tacco di CR7 (15’). Il doppio pericolo creato spinge avanti la Juve, le dà coraggio, mentre l’Atalanta si sgonfia. Paga un primo tempo dispendioso e si spengono troppe stelle. Gasp cerca di intercettare il calo con l’inserimento di Pasalic e Muriel, ma la scossa non dà frutti. Due minuti dopo, lo straripante Chiesa triangola con Kulusevski e chiude il conto (25’). Gasp prova a infliggere l’ultima scossa: dentro anche Ilicic e Miranchuk per il 4-2-3-1 della disperazione. Niente da fare. Il corpo della Dea non reagisce e qui la Juve legittima la vittoria con una disponibilità alla lotta e al sacrificio d’altri tempi, arroccata attorno a un ottimo Chiellini. L’avranno pensato tanti innamorati di Madama: che stagione sarebbe stata se i bianconeri avessero giocato sempre con questo spirito? Se si fossero convinti per davvero, come si dice nei luoghi comuni, che il campionato è fatto da 38 finali? Inutile rispondere. Meglio festeggiare quel che passa il convento. John Elkann sorride, finalmente. Pirlo ha vinto un’altra coppa e il vecchio Buffon la solleva. Se ne andranno con i coriandoli tra i capelli. Dopo aver vinto ancora.