La Gazzetta dello Sport

Juve regina di Coppe PIRLO PORTA A CASA IL SECONDO TROFEO E BUFFON CHIUDE DA RE ATALANTA, 45’ SUPER POI IL GRANDE CROLLO

Dopo la Supercoppa i bianconeri vincono la Coppa Italia. Dominio Atalanta in avvio ma a segnare è Kulusevski. Pari di Malinovsky­i. È di Chiesa il 2-1

- di Luigi Garlando INVIATO A REGGIO EMILIA

Ritrovata la voce dei tifosi, la Juve ha urlato di gioia. Dopo la Supercoppa, i bianconeri hanno vinto anche la Coppa Italia, la quattordic­esima, e addolcito così nel finale una stagione amara, finita troppo lontana dai bersagli grossi: scudetto e Champions League. Hanno deciso Chiesa e Kulusevski, i ragazzi che avrebbero dovuto targare la giovane Juve di Pirlo. Chiesa lo ha fatto con un’intera stagione da fenomeno, Kulusevski

si è perso nel mare tempestoso della confusione tattica ed è tornato a galla nel finale, quando Pirlo è riuscito a imporsi più ordine e semplicità. Nella prima stagione da allenatore, Pirlo, esposto a responsabi­lità troppo grandi, ha sofferto critiche e delusioni. Ha sopportato tutto con dignitosa compostezz­a. Si è meritato l’urlo di gioia al fischio finale. Era il suo compleanno: regalo mica male. La sua Juve ha sofferto nel primo tempo e ha meritato il trionfo nella ripresa, con un rigurgito di spirito Juve. Quello vero. Ora si augura solo di non aver depresso troppo l’Atalanta perché ha bisogno che sia pimpante domenica contro il Milan. Andare in Champions conta più di una Coppa Italia.

La Dea deve crescere

Nel giorno dell’anniversar­io dello scudetto della Samp, l’Atalanta voleva un trofeo per dare consistenz­a fisica a un ciclo fantastico. Anche Vialli e Mancini sono partiti da un Coppa Italia prima di arrivare allo scudetto. I Gaspa Boys non ce l’hanno fatta. Sfortunati nelle decisioni arbitrali, come due anni fa con la Lazio. Il primo gol della Juve era da annullare per fallo di Cuadrado. Ma la Dea non ha perso per questo. Non ha monetizzat­o un buon primo tempo ed è calata nella ripresa, tradita da troppe stelle: Muriel, Gosens, Ilicic... Deve crescere ancora, per vincere quando merita e non perdere quando lo meriterebb­e. E dare il meglio quando conta di più. Le grandi fanno così.

Ancora Cuadrado

Primo tempo dominato dall’Atalanta che dopo cinque minuti ha già mandato sul taccuino due palle gol, con Palomino e Zapata. La Dea pressa e disegna le sue eleganti linee di gioco nella metà campo avversaria. I bianconeri si preoccupan­o di arginare e covano l’attesa di una ripartenza per spendere una giocata offensiva. Gioco contro giocate, come nelle attese. Ma fa impression­e lo stesso vedere come la Juve dei 9 scudetti accetti la superiorit­à dei bergamasch­i e gli conceda il centro del ring. Altre occasioni per Zapata e Freuler. In questa fase di dominio, manca la rifinitura di Malinovsky­i che non entra in partita. E la Juve? La Juve assorbe. Riesce ad allungarsi solo a destra con Cuadrado, grazie a McKennie che si accentra. Per il resto, i bianconeri cercano di sporcare la partita, di

Il k.o. mancato Nel primo tempo la Dea tiene un ritmo altissimo ma spreca troppo

In bacheca Per i bianconeri è il successo n°14 in questa competizio­ne

spezzare la manovra orobica e di pescare il jolly in ripartenza. Accade al 31’, quando Cuadrado abbatte Gosens con una scivolata fallosa. Massa lascia correre e la palla rotola fino ai piedi di Kulusevski, defilato a destra. Il ragazzo, preferito a Morata e Dybala, calcia nel modo che più sente suo: a giro. Il sinistro circumnavi­ga i guanti di Gollini e finisce in rete. Il Var tace. La Dea, che già aveva chiesto un rigore di Rabiot su Pessina, è furibonda. Cerca di non ripensare alla finale di due anni fa e di non farsi avvelenare da pensieri neri. Ci riesce. La scarica di adrenalina dello svantaggio accende di colpo Malinovsky­i che riceve da Hateboer e scaraventa il pari alle spalle di Buffon al 41’. L’Atalanta chiude il tempo nell’area della Juve che sorride al risultato.

Esplode Chiesa

I bianconeri iniziano la ripresa con altro piglio, spaventati dai rischi subiti. Nel giro di due minuti Chiesa, in ombra nel primo atto, si prende la scena: assiste Kulusevski che impone la paratona a Gollini (13’) e poi stampa un palo clamoroso su tacco di CR7 (15’). Il doppio pericolo creato spinge avanti la Juve, le dà coraggio, mentre l’Atalanta si sgonfia. Paga un primo tempo dispendios­o e si spengono troppe stelle. Gasp cerca di intercetta­re il calo con l’inseriment­o di Pasalic e Muriel, ma la scossa non dà frutti. Due minuti dopo, lo straripant­e Chiesa triangola con Kulusevski e chiude il conto (25’). Gasp prova a infliggere l’ultima scossa: dentro anche Ilicic e Miranchuk per il 4-2-3-1 della disperazio­ne. Niente da fare. Il corpo della Dea non reagisce e qui la Juve legittima la vittoria con una disponibil­ità alla lotta e al sacrificio d’altri tempi, arroccata attorno a un ottimo Chiellini. L’avranno pensato tanti innamorati di Madama: che stagione sarebbe stata se i bianconeri avessero giocato sempre con questo spirito? Se si fossero convinti per davvero, come si dice nei luoghi comuni, che il campionato è fatto da 38 finali? Inutile rispondere. Meglio festeggiar­e quel che passa il convento. John Elkann sorride, finalmente. Pirlo ha vinto un’altra coppa e il vecchio Buffon la solleva. Se ne andranno con i coriandoli tra i capelli. Dopo aver vinto ancora.

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GETTY Il primo gol Il tiro a giro di Kulusevski che ha dato il vantaggio alla Juve
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Felicità La festa juventina per il 2° trofeo stagionale: dopo la Supercoppa, la Coppa Italia . Al centro si riconoscon­o McKenzie, Bonucci, Bernardesc­hi e Chiellini
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LAPRESSE Decisivo Il gol di Federico Chiesa che fissa il risultato sul 2-1

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