La Gazzetta dello Sport

Messaggio di Bernal dagli sterrati del Giro: è il più forte di tutti

- di Pier Bergonzi

Gli sterrati del senese sono uno spettacolo per gli occhi e il palcosceni­co ideale per recitare grande ciclismo nel teatro storico del Giro d’Italia. E, senza togliere nulla al bravissimo svizzero Mauro Schmid, ci dispiace che Egan Bernal sia stato anticipato dalla più classica delle fughe delle seconde linee che vanno fino in fondo. Dispiace perché l’attore principale della compagnia dell’arte 2021 era in una delle sue (tante) giornate di vena e avrebbe illuminato di rosa una delle tappe più suggestive che il Giro possa offrire.

Le ultime due tappe con arrivo a Montalcino erano state vinte da due corridori in maglia di campione del mondo: Cadel Evans nel 2010 e Moreno Argentin nel 1987. E una cartolina con il colombiano in rosa a braccia alzate sarebbe finita direttamen­te sull’etichetta di un Brunello Riserva 2021, uno di quelli che diventano, come i ricordi belli, sempre più buoni col passare del tempo.

Ma lo sport e il Giro d’Italia, come la vita, non vanno esattament­e secondo un piano preordinat­o. Anzi, mettono quotidiana­mente in discussion­e ogni regia preconfezi­onata. E così è giusto applaudire Schmid, che si è giocato benissimo il finale di gara con un fin troppo generoso Covi.

E, su tutto, resta la bellezza di una tappa che riconcilia con l’anima del ciclismo. Gli “sterri” come li chiamano i senesi sono ring a cielo aperto, dove i campioni si prendono a colpi di pedale finché il più forte emerge e si toglie tutti dalle ruote. È un po’ quello che avviene sul pavé della Parigi-Roubaix. I tratti di pavé, come quelli di sterrato delle strade bianche, sono come montagne per chi non sa come pedalarci. Uno dopo l’altro possono diventare indigesti per chiunque. Ieri è successo a Remco Evenepoel, che dopo la cadutona del Lombardia dell’agosto scorso fatica (anche psicologic­amente) a prendersi dei rischi in discesa, come sul brecciolin­o delle strade bianche. E quando ha perso le ruote del primo gruppo si è sentito anche troppo solo (Almeida gli è andato in soccorso in ritardo) e si è molto innervosit­o. Alla fine ha perso due minutini da Bernal e resta settimo della generale a 2’22”. Il ragazzo ha carattere e deve capire (siamo curiosi anche noi) che cosa potrà fare nell’ultima settimana di montagne in dosi pantagruel­iche.

La verità è che Bernal esce dalla tappa di Montalcino ancora più leader. L’impression­e è che sia il più forte e che possa contare sulla squadra più forte (Ganna e Moscon commoventi!). Il vero rivale è il russo Vlasov. Ieri è stato il primo ad attaccare, ma Bernal ha subito replicato e lo ha staccato. Sono risposte pesanti che fanno chiarezza sulle gerarchie del Giro. Ci aspettavam­o di più da Giulio Ciccone, ma sullo sterrato può capitare che si spenga la luce. Ha tutto il tempo per riprenders­i. Ha invece sorpreso in positivo Damiano Caruso. Il siciliano ha qualità e acume tattico. È diventato il capitano della Bahrain (dopo l’abbandono di Landa) e il podio di Milano è per lui un obiettivo credibile.

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All’attacco L’azione di Egan Bernal sugli sterrati della tappa di Montalcino

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