«LE NOTTI INSONNI PER LO SCUDETTO CON CONTE INTESA A PRIMA VISTA»
3Oriali, 3Fino
Lele Oriali è il comune denominatore degli ultimi sei scudetti dell’Inter. Dopo i due vinti sul campo nel ‘71 e ‘80, il mediano campione del Mondo che ha ispirato Ligabue ha trionfato al fianco di Mancini, Mou e Conte. Difficile pensare che sia un caso. Come non lo è il fatto che l’unica persona citata da Antonio dopo il trionfo, oltre a moglie e figlia, sia stato il Lele nazionale. Perché Oriali è un personaggio non facile. In un mondo spesso ipocrita, lui dice le cose in faccia e ai riflettori preferisce la concretezza del lavoro.
è tornato all’Inter e l’Inter è tornata a vincere... Ride... «Inizio a credere anche io che non sia un caso. Quattro anni fa ero stato vicino al ritorno, ne parlai con Ausilio, ma non se ne fece nulla».
alla fine del 2018, quando la chiamò Marotta.
«E io fui chiaro dall’inizio. Ho preteso la gestione completa della parte sportiva in Pinetina. Se necessario, avrei riferito solo a Zhang e allo stesso Marotta».
3Dall’esterno
si può pensare che lei sia solo quello che frena Conte quando sbrocca... «Non faccio parte del gruppo squadra, sono il dirigente che rappresenta la società ad Appiano. Mi occupo dei codici di comportamento, trasmetto il senso di appartenenza, parlo con i giocatori. La Pinetina ormai è casa mia. Nei rari momenti liberi raccolgo le idee passeggiando nei boschi qui intorno. Se non ci sono i giocatori mi alleno con Antonio. Anche lui si diverte con lo spinning».
3Come
e quando è nato il suo rapporto con Conte? «Nell’estate del 2014 mi chiama Tavecchio, mi dice che ha scelto Conte come c.t. e mi chiede se voglio fare il team manager della Nazionale. Gli rispondo che forse bisogna prima chiedere il parere di Conte, con cui non avevo mai parlato in vita mia. Ci incontriamo a Milano e in 5’ capiamo che vediamo le cose allo stesso modo. Siamo uomini di fatica. La nostra carriera si è basata su sudore e sacrificio. Lui ha una preparazione tecnico-tattica incredibile. Senza pubblico, anche dalla tv si è sentito e capito che l’Inter è super organizzata. Un’orchestra che Antonio dirige alla perfezione. Valorizzando tutti».
3Diamo
dei meriti anche ai suoi collaboratori?
«Hanno fatto un lavoro incredibile. Ma ho sempre pensato che la grandezza di un allenatore sia legata anche alla capacità di circondarsi delle persone giuste. Un merito che riconosco anche a Marotta come dirigente».
3Com’è
il Conte privato? «Certe cose restano tra me e lui. Quando smetterò, racconterò in un’autobiografia tutti i segreti degli allenatori con cui ho lavorato». Ride di nuovo... «E faccio un in bocca al lupo a Mou per l’avventura alla Roma».
3Si
è chiesto come mai tutti questi allenatori hanno preteso di averla al fianco?
«Perché dico le cose in faccia e da quella stanza non esce nulla. Così si crea un rapporto di fiducia. Quando Mancini era al City mi ha detto di andarlo a trovare e mi sono trasferito a Manchester 5 mesi. A 60 anni andavo al college a studiare l’inglese. Mi viene da ridere».
3Con
Conte avete mai litigato? «Le definirei discussioni di lavoro. Anche perché non sono un signorsì, altrimenti non porterei nulla alla causa».
Il racconto del team manager «Io e Antonio ci siamo capiti subito: è super organizzato, dirige tutti alla perfezione Costruito un grande gruppo che può durare nel tempo»