Rimborsi gonfiati Nuova bufera sugli arbitri
Pasqua, Robilotta e La Penna nei guai con 4 assistenti
C’è un nuovo fascicolo della Procura federale che riguarda gli arbitri dei piani alti del calcio italiano. Dopo il caso di inizio maggio legato ai voti modificati per alcuni fischietti di Serie B (l’indagine della Procura Figc è stata chiusa da poco, a fine mese arriveranno i deferimenti), adesso è esploso quello legato a rimborsi spesa contraffatti. Tutto inizia con i conti che non tornano, le ricevute che non corrispondono. Una, due, tre, volte. Quello che sembra un errore - in quelle note spese relative al servizio dei tre arbitri Fabrizio Pasqua, Federico La Penna e Ivan Robilotta (nome quest’ultimo emerso anche dall’indagine sui voti “taroccati”) e di quattro assistenti di Serie A e B sulla scrivania dell’amministrazione dell’Aia - si somma con altre incongruenze trasformandosi in sospetti. Così i vertici dell’Associazione italiana arbitri decidono di vederci chiaro e il 21 aprile portano tutte le carte alla Procura federale, mentre al designatore arbitrale Nicola Rizzoli vengono date istruzioni di non convocare i coinvolti che, da allora, sono sospesi. Il risultato delle indagini, vicine alla conclusione, sarà consegnato nei prossimi giorni all’Aia perché sia poi la Procura arbitrale, nominata lo scorso marzo, a procedere, insieme ai due gradi di commissioni disciplinari.
Le accuse
Si tratta, nel caso di conferme, di accuse che comporterebbero con tutta probabilità la radiazione dei coinvolti dall’Aia con il ritiro della tessera. Accuse gravi sul piano etico. A maggior ragione perché riguarderebbero cifre minime, con arrotondamenti e aggiustamenti sugli scontrini di pranzi e cene e di eventuali taxi, all’interno di rimborsi i cui importi totali generalmente oscillano fra i 150 e i 250 euro. Voci che non riguardano l’alloggio, già pagato dall’Associazione, che quindi non rientra nella quota di nota spese che si aggiunge ai 3.800 euro lordi di gettone che un arbitro riceve per ogni direzione in Serie A. Soldi federali, che l’Aia gestisce per conto della Figc, all’interno di un bilancio collegato e subordinato a quello della Federazione. Anche per questo, una volta conclusa l’inchiesta, se si volesse chiedere conto agli accusati anche attraverso la giustizia ordinaria, dovrebbe essere la Figc a muoversi. Ma è un’ipotesi ancora lontana.
Le reazioni
Come si diceva si tratta della seconda tegola in meno di un mese per l’Aia di Alfredo Trentalange ed arriva anche dopo il cambiamento di tante cariche dirigenziali. Trentalange - nuovo presidente dopo i 12 anni di Nicchi e impegnato in una convinta operazione trasparenza ufficialmente non parla. Agli uomini più vicini ha confidato come la sua preoccupazione sia, più che per i fatti in sé, per l’Associazione, per l’immagine dell’arbitro e per i fischietti delle ultime categorie, forse i più esposti alle conseguenze dei gesti irresponsabili.