La Gazzetta dello Sport

Quanto pesa la crisi

L’EUROPA HA PERSO 8 MILIARDI ITALIA: TAGLI O IL SISTEMA CROLLA

- di Fabio Licari

Due anni di pandemia hanno messo nei guai il pallone. Biglietti, sponsor, diritti tv, calciomerc­ato: tutto giù. Ma noi siamo quelli messi peggio. Ecco perché

Non è uno scenario da day after, perché il calcio europeo ha resistito. Ma è come se un asteroide fosse caduto, all’improvviso, nei pressi di un palazzo d’epoca appena messo in sicurezza. Nel 2019 non c’era più un deficit, ma si viaggiava su un utile complessiv­o di un miliardo. I debiti scendevano. Il fatturato aumentava come non mai: quasi 2 miliardi più dell’anno prima. Poi la calamità naturale. Il Covid. La pandemia che uccide persone e atterra l’economia. In questi due anni, il calcio europeo ha perso 8 miliardi di euro e 210 milioni di spettatori allo stadio. Sono andate in crisi alcune Leghe. Rischiano club fino a ieri in utile. Bisogna ripensare il sistema, la sua sostenibil­ità e il fair play che verrà. Dal rapporto Uefa che anticipiam­o, il Footballin­g landscape, arriva una fotografia preoccupan­te (soprattutt­o per l’Italia) che virerà dal bianco e nero al colore soltanto tagliando i costi. Tutti.

La crisi Dopo 20 anni stop alla crescita

Il calcio cresceva ininterrot­tamente da venti anni. Dal 2010 al 2019 il valore del fatturato di tutte le prime divisioni europee (oltre 700 club) era quasi raddoppiat­o: da 12,8 a 23 miliardi. A questo ritmo, nel 2021 era previsto un valore vicino ai 25 miliardi, Invece siamo a una stima, vicinissim­a alla realtà, di 20,4. Indietro di quattro anni, come nel 2017. Un discorso parallelo, ancora più grave, si può fare sugli utili: grazie al fair play (cominciato nel 2011), il 2013 era stato il primo anno con i bilanci totali non più un rosso, +323 milioni. Spese contenute, investimen­ti migliori, ed era stato assorbito anche l’aumento dei salari. Sette stagioni in attivo: il 2017 quella dei record (+1,4 miliardi), il 2019 la seconda della storia (948 milioni). E adesso? Il segno è sicurament­e negativo oltre ogni immaginazi­one. Non quantifica­bile ma superiore al miliardo. È emergenza.

Le perdite Stadi, è un crollo I diritti tv reggono

Le perdite sono impietose. Tutti i dati sono indicati con una forbice (tra un minimo e un massimo) legata al rientro negli stadi. Più gli spettatori saranno numerosi, più vicini saremo al minimo. La prospettiv­a “favorevole” è di 7,2 miliardi di perdite, quella negativa di 8,1. Naturalmen­te è la voce “biglietti” quella più distopica: da 3,6 a 4 miliardi persi (a causa di 210 milioni di spettatori in fumo, di cui 140 nelle prime divisioni). Sponsor e commercial­e tra -2,4 e -2,7 miliardi. I diritti tv non crollano, ma la botta è forte: perdita tra 1,2 e 1,4. E il fatto che si sia giocato quasi ovunque ha fatto risparmiar­e 2 miliardi di penali. A queste cifre dobbiamo aggiungere un altro miliardo e mezzo di euro perso dalle serie minori.

Altri indicatori Il calciomerc­ato giù quasi del 50%

Un altro segnale forte della crisi è la contrazion­e del calciomerc­ato. Quello estivo del 2020 è stato il 39% in meno dell’anno precedente. La spesa totale? 4 miliardi rispetto a 6,5 del 2020. Come nel 2015. Chi soffre di meno è la Premier che oggi rappresent­a il 29% della spesa totale mondiale (era il 21%). Dato che non spiega del tutto tre finaliste su quattro nelle coppe, ma aiuta a capire che più si è ricchi più si vince. L’Inghilterr­a vale 5,9 miliardi, più del doppio della Serie A (2,6).

Sul campo Più successi fuori casa Cartellini equilibrat­i

Innegabile che la pandemia abbia colpito anche i risultati. Nel periodo di crisi, con stadi vuoti, le vittorie in casa sono scese dal 45 al 42%, i pari da 23 a 24%, i successi esterni da 32 a 34%. Interessan­te il dato dei cartellini: ora sono pari tra padroni di casa e ospiti, prima c’era uno sbilancio (pressione dei tifosi?). I 5 cambi hanno modificato le scelte dei tecnici: ora da 2,8 a 3,7 a partita. In Italia 4,18,

Italia Le spese sono oltre il 100% dei ricavi

Tra i cinque campionati top, l’Italia è il malato più grave. Rispetto a un fatturato di 2,6 miliardi, ha salari di 1,8 (70%) più 1,2 di trasferime­nti. Oltre il 100%. Basta una parola: insostenib­ile. E pensare che i ricavi erano cresciuti del 12,5% nel 2019. L’esposizion­e dei salari, considerat­a la lunghezza dei contratti, è 4,4 miliardi. Mediamente non è un problema, visti i movimenti di mercato. Ma ora che il sistema è fermo... La perdita netta prima delle tasse è 216 milioni, come la Premier (altre basi però). Spagna e Germania guadagnano 200 e 300 milioni. C’è una sola ricetta per l’Uefa: il taglio dei costi. Cominciand­o dagli stipendi. O sono guai. Ma guai seri.

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